Napoli si tinge di nero a casa Homo Scrivens.
L’editore partenopeo ha appena lanciato il nuovo libro di Francesca Liquori, in arte Anemone Ledger, dal titolo Il sorpasso dell’irrealtà.
Una raccolta di stralci – non racconti, ci tiene a sottolineare l’autrice – maturati nel tempo, e quindi rielaborati sotto la guida di Aldo Putignano, a capo della Homo Scrivens. Una sola scia, non d’inchiostro, ma di sangue, unisce i nove testi presenti nel volume.
Anemone, nonostante la giovane età e l’aspetto angelicato (nata nel ’99, ha occhioni azzurri e capelli biondi), rivendica lucidamente la natura della propria opera, fatta di tenebre e di squarci surreali. La presentazione ufficiale del libro avviene venerdì 10 luglio, poco distante da via Cilea, dove ha sede la casa editrice. Le norme anti-Covid non scoraggiano molti dal partecipare con interesse e curiosità.
Aldo Putignano prende parola per primo, e il suo sorriso soddisfatto emerge distintamente oltre la mascherina sanitaria. “Fin dal suo ingresso in bottega, Francesca ha manifestato una grande facilità di scrittura e una chiara predilezione per la narrativa di genere: il fantasy, in un primo momento, poi l’horror. Un taglio particolare, una voce non confondibile, che ogni volta, al presentarsi di ostacoli maggiori, abbiamo visto crescere e andare avanti. Confidiamo che questo sia il primo di molti sorpassi ai quali è destinata.”
La parola passa a Paquito Catanzaro, autore e addetto stampa della Homo Scrivens. “Io comincerei da una data: 29 settembre 2017. L’Ospedale della Pace è un luogo meraviglioso che ha ospitato una delle edizioni di Ricomincio dai libri, fiera letteraria napoletana, una delle prime esperienze di Anemone Ledger. Ci siamo incontrati in quella circostanza, e probabilmente sono stato uno dei primi ad intervistarla. Il caso vuole che adesso sia anche il primo a presentare il suo libro pubblicato con Homo Scrivens. A distanza di tre anni, Anemone, quanto è cambiata la tua scrittura e quanto ti senti trasformata?”
“Dal punto di vista concettuale”, risponde Anemone, “ho cambiato la metà delle cose che avevo scritto allora. Questa raccolta l’avevo già autopubblicata cinque anni fa; il processo di scrittura ha quindi attraversato un periodo molto lungo. Nel 2018, appena iniziata l’università, mi è stato possibile seguire La bottega dello scrittore, un laboratorio organizzato da Homo Scrivens. Possiamo dunque parlare di una vera e propria metamorfosi della paura, che ho vissuto anzitutto nella mia persona, come recito nel primo stralcio del libro. Il genere horror mi ha aiutato ad esorcizzare le paure che nutrivo nell’infanzia, ed anche a credere in me stessa.”
“A coloro che non hanno ancora letto questo volume”, dice Catanzaro, “consiglio di partire dall’appendice. La caratteristica di Direzioni Immaginarie, la collana nella quale è inserito Il sorpasso dell’irrealtà, è infatti la presenza di una sezione chiamata La stanza dello scrittore, dove ogni autore svela una serie di segreti su di sé. Anemone vi ha inserito una classifica coi dieci romanzi che hanno segnato il suo cammino professionale. Tra i vari titoli, ne spicca uno in particolare: L’Azteco di Gary Jennings.”
“Sì”, conferma Anemone. “L’ho messo al primo posto. È un mattone di novecento pagine che scoprii un giorno a piazza Dante, quando ci scambiammo dei volumi a pacco chiuso. Un romanzo storico, che però racchiude in sé tutti i generi possibili, tra cui l’horror. La civiltà azteca praticava sacrifici umani, e l’orrore è messo minuziosamente in risalto dall’autore. È stato un tassello fondamentale della mia scrittura, insieme ai racconti di Poe, a IT di Stephen King, alla Carmilla di Le Fanu, alla Solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. Quest’ultimo libro sembra forse stonare nella lista, non avendo nulla a che fare con l’horror, ma l’ho letto durante l’adolescenza e mi ha molto influenzato. Nella classifica rientrano poi Le Metamorfosi di Kafka, Il tribunale delle anime di Donato Carrisi e le Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij. Dall’ultimo titolo è possibile capire quale importanza abbia la componente filosofica per le cose che scrivo.”
“Malgrado sia così giovane”, osserva Catanzaro, “Anemone ha capito cosa dovrebbe fare un vero scrittore: tanto leggere i classici, quanto misurarsi con i contemporanei. Se i classici sono i padri, i contemporanei sono i fratelli, ma anche gli avversari da sfidare senza troppo timore. Nutro però una curiosità: da cosa nasce la scelta del termine stralci, anziché racconti?”
“Il racconto è qualcosa di strutturato, di stabile. Per il Sorpasso dell’irrealtà servivano un termine e un tipo di scrittura che, come elementi separati da un insieme, trasmettessero a loro volta la parvenza d’irrealtà. Grazie ad una lezione di Aldo Putignano, ho capito quanto lo straniamento sia alla base della vita quotidiana, quindi della vita reale. Il pensiero stesso è irreale. Anche un oggetto, caricato di un significato, diventa irreale. Lo scrittore non fa altro che creare irrealtà.”
“Nel libro il tuo linguaggio è ricercato, ma mai stucchevole. Somigli ad un druido impegnato a mescolare con grande attenzione il contenuto delle sue ampolle.”
“Mi sono resa conto che troppa ricercatezza non arrivava alle persone. Al liceo potevo colpire i professori, non i coetanei. Serviva una rispolverata, resa possibile solo dalla lettura di testi più recenti.”
“Prima ci parlavi della scrittura come di un rituale attraverso cui esorcizzare la paura.”
“Sì, questa raccolta è come se fosse la versione passata di me, sebbene filtrata, in parte, dalla mia versione attuale. Ciò che provavo, a quel tempo, erano le paure di una bambina di otto anni, poi di un’adolescente che lottava coi propri mostri. Paradossalmente, adesso, mi fa più paura la realtà.”
“Un valore aggiunto del tuo libro è l’aspetto grafico. Ben tredici illustrazioni, copertina compresa, arricchiscono il lavoro.”
“Esatto, la collaborazione con altri artisti è nata grazie ad alcune amicizie dell’Accademia. Da una prima idea sono arrivata a mettere insieme un gruppo di creativi, ognuno col suo stile.”
“E com’è stato il rapporto con Aldo Putignano nelle vesti di editor?”
“L’editing è durato circa due anni, mi ci sono dedicata persino durante la quarantena. Aldo è severo ed esigente, ma ha fatto bene a bacchettarmi. Solo così ho potuto mettermi costantemente alla prova.”
Emanuele Arciprete