I MUSICAL “DIETRO LE QUINTE”- MUSICAL “INTEGRATI”- MUSICAL “RIVISTA”

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Dopo Al Jolson il cinema non potrà far più a meno dei cantanti nelle proprie pellicole, fino ad arrivare al fenomeno Elvis Presley. Il merito dei film di Crosland è di far emergere l’importanza della musica scritta apposta per il film, abituando di fatto lo spettatore ad associare una determinata composizione ad un determinato prodotto o scena più importante. Con The Jazz Singer proiettato la prima volta nel 1927 Crosland ottenne il premio Oscar, e il regista Frank Capra presente in sala disse: Le onde sonore di Mammy scatenarono un terremoto….che sconvolse il mondo del cinema. Lo schermo, muto sino ad allora, aveva una voce! Hollywood tremò.”
Molti generi dell’era del muto continuarono a vivere nel periodo sonoro, anche se le trasformazioni sociali provocarono il sorgere di nuovi generi e l’introduzione nei vecchi di alcune varianti. L’introduzione del sonoro promosse il musical a un ruolo di primo piano. Alcuni dei primi musical “rivista” si limitavano a cucire insieme diversi numeri musicali; altri come La canzone di Broadway raccontavano i dietro le quinte. Esistevano anche i musical-operetta, un esempio è Il principe consorte che ambientava le storie e i numeri musicali in luoghi di fantasia. Nei musical “integrati” canti e balli si svolgevano in ambienti comuni, i musical “dietro le quinte” alternavano numeri integrati a quelli che si tenevano sul palcoscenico. Presto il musical “rivista” morì, ma tutti gli altri tipi rimasero in auge. Un delizioso esempio del sottogenere “operetta” fu Amami stanotte 1932.
Il musical “dietro le quinte” fu reso tipico da una serie di film della Warner Bros coreografa da Busby Berkeley Quarantaduesima strada (42nd Street) del 1933, dove un’ingenua corista diventa improvvisamente una star quando la solista si infortuna alla vigilia della prima di un grande spettacolo di Broadway. Il regista la incoraggia a non sbagliare e a tirar fuori la grinta, e… naturalmente fu un successo e la ragazza divenne “veramente” una star.
I musical più popolari erano quelli con Fred Astaire e Ginger Rogers, coreografa da Kermes Fan, in Follie d’inverno Astaire è un ballerino di vaudeville che corteggia Ginger Rogers istruttrice di danza. Che avessero trame “dietro le quinte” o “integrate” i musical Astaire- Rogers erano sempre storie d’amore, e molti dei numeri di danza erano parte del corteggiamento della coppia: nonostante le iniziali incomprensioni e gli antagonismi, l’elegante armonia dei loro movimenti mostra che sono fatti l’uno per l’altra.
Nella stessa epoca anche la MGM diede al genere musicale il suo contributo. Mickey Rooney e Judy Garland fecero coppia in diversi film centrati su adolescenti impegnati a montare uno spettacolo come Musica indiavolata o Il mago di Oz.
Un’altra star MGM la cui carriera iniziò in questo periodo fu Gene Kelly, il cui stile di danza era spesso chiassoso e atletico.
Il sonoro continuava a dilagare, conquistando le platee di tutto il mondo e scatenando una nuova lotta economica. Hollywood insieme a un rinnovato slancio artistico, riprendeva il controllo della situazione, grazie alle sue potenti industrie, Paramount, MGM, Warner Bros, Fox, a cui si aggiungevano le “minori” Universal, Columbia, United Artists.
L’ avvento del sonoro e la crisi finanziaria di Wall Street del 1929 provocarono un profondo rinnovamento dell’industria cinematografica. Il sonoro introduce significativi cambiamenti: realismo, fluidità del racconto, maggior peso alla sceneggiatura, il cambiamento inevitabile della recitazione, che acquisiva la parola. Molti registi caparbiamente proseguirono la strada del muto, come se nulla fosse, uno di questi Charlie Chaplin che ha continuato imperterrito a girare film muti per diversi anni anche dopo il fatidico 1927, realizzando capolavori come Luci della città  o Tempi moderni, dimostrando che il suo eroe vagabondo non aveva bisogno della parola per suscitare nel pubblico grandi emozioni. Gli artisti come Chaplin, risultarono riluttanti, in quanto sapevano che “l’arte del silenzio” stava per perdere gran parte della sua espressività. 

Gabriella Spagnuolo

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