L’Accademia Barocca di Santa Cecilia trova venti sfavorevoli a Ravello

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L’Accademia Barocca di Santa Cecilia , il 7 luglio a Ravello, si è confermata un ensemble di qualità, anche “contro i venti e le tempeste” per dirla con Mozart e Da Ponte.
Certo, la mela non cade mai lontano dall’albero e l’Orchestra Accademia Nazionale di Santa Cecilia, di cui il complesso barocco è gemmazione, è una delle eccellenze musicali d’Italia, con il suo direttore musicale, Antonio Pappano, recente Premio Abbiati.
Condotta da raffinato Federico Maria Sardelli, l’Accademia Barocca ha presentato un programma vivaldiano di indiscusso fascino, eseguito con vivacità e buone dinamiche.
«Il vento è contro di noi» ha con simpatia affermato Sardelli, prima in inglese e successivamente in tedesco, incassando l’applauso “europeo” del pubblico.
Il Belvedere di Villa Rufolo è ingeneroso con le ance e cecchino degli ottoni, è risaputo, ma in organici piccoli la conflittualità diviene a tratti evidente; così ripetutamente le intonazioni degli oboi, del violino principale e dei corni hanno incontrato difficoltà a raggiungere una tregua.
Probabilmente gli strumenti avrebbero dovuto godere di un più lungo tempo di acclimatamento, come ha dimostrato il progressivo adeguamento dell’intonazione nel corso della serata; in questo senso si è fatta apprezzare la scelta della direzione artistica di posticipare alle 21,30 l’inizio del concerto.
Pur senza entusiasmi, il pubblico ha apprezzato un programma decisamente diverso, ben lontano dalle suggestioni wagneriane di casa a Ravello, ma il primato musicale italiano ha avuto modi di esprimersi nel repertorio e nel periodo storico più favorevole.
Proprio nel XVII e XVIII secolo la musica italiana ha saputo fare scuola in Europa e Vivaldi, Alessandro Scarlatti, Francesco Durante e Pergolesi hanno segnato fortemente la produzione persino di geni come J.S. Bach  e Händel.
I “Concerti a molti stromenti” di Vivaldi , catalogati come RV574, 535, 577,576, 162 e 562, in cui all’orchestra di archi si uniscono in ruoli anche solistici strumenti a fiato diversi, non possono non rimandare fin dallo stesso titolo quei “Six concerts avec plusieurs instruments” di J.S.Bach, meglio noti come Concerti Brandeburghesi, vetta inarrivabile della musica strumentale settecentesca, con tante incursioni nello “stile italiano”.
E cosa dire della tenacia di Sardelli se non riprendendo in prestito da Da Ponte: “Rispettate, anime ingrate, questo esempio di costanza”?

Foto Izzo ©

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