Il ritorno di Tosti in Italia avvenne nel sessantaseiesimo anno della movimentata vita di Tosti, ma le cronache ci descrivono il musicista come un vivace, benché canuto, signore di robusta costituzione, sempre cordiale e circondato da amici, soprattutto quelli che contano nella società intellettuale, e tutt’altro che in ozio, fino agli ultimi giorni di vita.
Roberto Bracco, poeta e commediografo, così racconta nel 1916: «Diedi al professor Campana i versi dell’ultima romanza rimasta forse inedita, composta da Francesco Paolo Tosti. Erano versi miei e da lui m’erano stati chiesti a Roma, dicendomi: “Fammi, ti prego, dei versi per una Romanza alla Tosti”.
Mi fece persino segnare le parole molto musicali che egli desiderava trovare nei versi. Lo accontentai. Mi scrisse che era soddisfattissimo e che ben presto sarebbe venuto a Napoli affinché io udissi la musica della sua voce (egli serbava ancora la sua armoniosa vocetta velata), ma non venne. Dopo pochi mesi morì».
Il Maestro si spense, tra le braccia della moglie, per un attacco di angina pectoris, il 2 dicembre 1916 nell’Albergo Excelsior di Roma, dove aveva trascorso, pressoché ininterrottamente, gli ultimi anni della sua vita.
Edoardo Scarfoglio, con retorica forse eccessiva, ma con sincero sentimento, dalle colonne di Il Mattino di Napoli, ricordò l’artista e amico con un articolo dal titolo “Epicedio dell’Aedo” il cui incipt recitava:
«Onore alle Càriti immortali, che concessero ai miei occhi uno spettacolo di bellezza incomparabile e al mio spirito la gioia di tante ore squisite! Era il mio spirito turbato dalle passioni selvagge di cui da tre anni si pasce l’anima umana, quando il fiero annunzio venne a strapparmi all’atroce destino. Paolo Tosti moriva!».
Mariapaola Meo