Il 25 agosto si è conclusa la 66° edizione del Ravello Festival, eccellenza artistica che ha portato grande lustro alla splendida terrazza sulla costiera amalfitana, così potrebbe essere descritta l’intera cittadina che offre scorci pittoreschi da ogni sua angolazione e naturalmente dai celebri giardini di Villa Rufolo, all’interno dei quali sono stati previsti gli appuntamenti di classica, jazz e danza del Festival sotto la direzione artistica rispettivamente di Alessio Vlad, Maria Pia De Vito e Laura Valente, anche curatrice della mostra “Giulio Paolini/Ravello” in programma fino al 16 settembre. Il Festival si era aperto il 30 giugno scorso con un programma interamente dedicato a Wagner, un omaggio al compositore che tra i primi ebbe modo di apprezzare Ravello, dove compose alcune pagine dl Parsifal, trovando nei giardini di Villa Rufolo l’ispirazione per la realizzazione della torre di Klingsor.
Non è insolito che un intero programma di un concerto del Ravello Festival venga dedicato all’operista tedesco, una pregevole rarità è però trovare in apertura e chiusura serate monografiche wagneriane, poetica è infine stata la scelta di concludere la rassegna sulle note del Preludio e dell’aria “Liebestod” dal Tristan und Isolde, stessi brani con cui era stata inaugurata. Se la prima del 30 giungo si è pregiata dell’esibizione di Michelle DeYoung (soprano), James Rutheford (baritono) e della Philarmonia Orchestra diretta dal maestro Esa-Pekka Salonen, la serata del 25 luglio ha visto la performance dell’Orchester der Deutschen Oper Berlin diretta dal maestro Donald Runnicles con la partecipazione nei ruoli solistici di Allison Oakes (soprano), Annika Schlicht (mezzo-soprano), Attilio Glaser (tenore) e Thomas Lehman (baritono). Allison Oakes, di cui si è apprezzata la qualità vocale ed anche la presenza scenica adatta ad una forma sinfonica ma con chiara influenza operistica, si è esibita, oltre che nella citata aria di Isolde, nelle vesti di Elisabeth con l’aria “Dich teure Halle”, nella quale la giovane si rivolge alla sala che presto accoglierà il ritorno di Tannhäuser. Della stessa opera sono state eseguite l’Overture e l’aria “O du mein holder Abendstern” nel momento in cui il tramonto cedeva posto al crepuscolo e alle prime stelle della sera, arricchendo di colore paesaggistico la performance del baritono Thomas Lehman, ammirevole per la tenuta dei fiati specie nei pianissimo. Non poteva mancare in programma l’Overture da Lohengrin e l’aria “Gralserzählung”, con la quale si descrive il Sacro Graal, elemento centrale delle opere di Wagner, eseguita dal tenore Attilio Glaser. La Deutschen Oper è stata impeccabile nelle sue esecuzioni, pregevoli tanto la sezione degli archi, specie le parti soliste, quanto quella dei fiati nonostante le difficoltà dovute al clima marittimo.
Oltre alle celebri arie dell’operista per eccellenza in programma sono stati inseriti i Wesendonck-Lieder, ciclo di 5 Lieder sui testi di Mathilde Wesendonck, affidati alla lodevole voce del mezzo-soprano Annika Schlicht. Composti originariamente per voce e pianoforte furono successivamente arrangiati per orchestra da Felix Motti, fatta eccezione per il primo Lied, “Träume”, per il quale lo stesso Wagner ha realizzato la partitura orchestrale.
Al calore degli applausi del pubblico il direttore Donald Runnicles ha risposto con due bis: il preludio 3 da “Lohengrin” e, per una volta usiamo l’italiano a sottolineare l’affetto nostrano per questo brano, “La cavalcata delle Valchirie”.
Emma Amarilli Ascoli
Foto di Emanuele Ferrigno