Ad inaugurare la stagione 2018 del Maggio della Musica, giunto, grazie ad un collaudato team, alla sua XXI Edizione, sarà un capolavoro della musica sacra di rara esecuzione, quella Petite Messe Solenelle che Gioachino Rossini definì “l’ultimo peccato della mia vecchiaia”, e in programma venerdì 20 aprile alle ore 20,15 nella Basilica di San Pietro ad Aram.
Un doveroso omaggio che si inserisce in un più ampio ventaglio di celebrazioni ad honorem del grande compositore, di cui ricorre il 150mo anniversario della scomparsa.
Ad essere eseguita sarà la versione originale della composizione così come presentata per la prima volta in tempi moderni al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1997. Il lavoro di revisione da parte del musicologo statunitense Philip Gosset, infatti, è stato laborioso e, per molti versi fortuito. Solo in anni recenti il ricercatore è riuscito a rintracciare gli eredi Pillet-Wills e a recuperare copia del prezioso manoscritto consegnato da Rossini stesso, al termine della primissima esecuzione, nelle mani del conte che ne fu committente.
Il 14 marzo del 1864 la Messa “Petite” con riferimento ad un organico ridotto, fu eseguita in forma privata a Saint-Georges, presso la cappella di famiglia della contessa Louise Pillet-Will, moglie del banchiere Pillet-Will e dedicataria della composizione.
Come lo stesso compositore tenne a precisare sulla partitura: «”Petite Messe Solennelle”, a quattro parti, con accompagnamento di due pianoforti, e di un armonium. Composta per la mia villeggiatura di Passy.
Dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e castrati, saranno sufficienti per la sua esecuzione. Cioè otto per il coro, quattro per il solo, in totale di dodici cherubini: Dio mi perdoni l’accostamento che segue. Dodici sono anche gli Apostoli nel celebre affresco di Leonardo detto La Cena…».
Rossini stesso seguì i preparativi per l’esecuzione. Il coro era formato da studenti del Conservatorio, scelti tra i migliori; al pianoforte Georges Mathias e Andrea Peruzzi, mentre Albert Lavignac, allora solo diciottenne, suonò l’armonium. Le parti dei soli furono affidate alle sorelle Marchisio, Carlotta (soprano) e Barbara (contralto), Italo Gardoni (tenore) e Luigi Agnesi (basso). All’evento furono invitati anche alcuni critici musicali e musicisti, come Giacomo Meyerbeer, Daniel Auber e Ambroise Thomas. L’opera in quattordici brani ricchi di inventiva e innovazione, ottenne grande successo e fu replicata.
Nel 1867, Rossini, spinto da più parti si dedicò all’orchestrazione, soprattutto, per sottrarla a futuri rimaneggiamenti di altri che ne avrebbero probabilmente sconvolto lo spirito.
Ancora il compositore pesarese in calce al manoscritto dell’Agnus Dei:
«Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È musica benedetta quella che ho appena fatto, o è solo della benedetta musica? Ero nato per l’opera buffa, lo sai bene! Poca scienza, un poco di cuore, tutto qua. Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso. »(Gioachino Rossini, Passy, 1863)
Ecco dunque che la Petite messe può essere considerata il testamento spirituale di Rossini, forse già presago della sua prossima morte.
Nella chiesa barocca, in via Santa Candida, zona Corso Umberto, dove sarebbe custodita l’Ara Petri, ovvero l’altare dove pregó San Pietro durante la sua venuta a Napoli, Michele Campanella, direttore artistico dell’Associazione Maggio della Musica, presieduta da Luigia Baratti, sarà concertatore e pianista di questa pagina musicale di impareggiabile bellezza e modernità. Secondo pianoforte Monica Leone, all’armonium Davide Falsino, il coro sarà il titolato “Ensemble Vocale di Napoli” preparato da Antonio Spagnolo. Solisti di grande pregio saranno: il baritono Simone Alaimo, il soprano Linda Campanella, il tenore napoletano Carmine Riccio e la palermitana Adriana di Paola mezzosoprano.
A seguire, dal 3 maggio al 28 giugno, alle ore 20 nella veranda neoclassica di Villa Pignatelli al via i dieci recital del Festival beethoveniano, ambiziosa integrale delle 32 Sonate, in ordine cronologico e affidate a interpreti di grande spessore. La scelta, in linea con il percorso monografico (brahmsiana) delle recenti programmazioni 2015-17, mira a stimolare, in virtù del confronto tecnico stilistico, l’ascolto consapevole di una sorprendente evoluzione fra gli anni 1782-1822.
Una sola interruzione di questo itinerario d’ascolto è prevista martedì 26 giugno, in corrispondenza del concerto “Viaggio a Napoli” del gruppo delle “Voci italiane” provenienti dal grande coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, un tributo alla Canzone d’Arte napoletana, dal Sette al Novecento.
A settembre, dunque, partirà la V edizione del Maggio del Pianoforte, contest per talenti under 35.
Sei finalisti si “sfideranno” in altrettanti recital, ogni domenica alle ore 11, presso il museo tessile e dell’abbigliamento “Elena Aldobrandini” della Fondazione Mondragone. Il pubblico in sala decreterà il vincitore garantendogli la partecipazione al Maggio della Musica 2019. Gli incontri saranno inoltre occasione di visita guidata al sito e alle sue collezioni di moda e costumi.
Fuori abbonamento le “Letture in Musica – Genti di Napoli” di e con Massimo Andrei al Teatro Sancarluccio.
Il Maggio della Musica è realizzato con il contributo di MIBACTe Regione Campania ed è patrocinato dal Comune di Napoli.
Mariapaola Meo