La seconda edizione del Festival Barocco “Sicut Sagittae” di Antonio Florio si conclude domenica 3 dicembre alle 19.30 presso la Dumus Ars, con il secondo appuntamento del recital “Narciso, Tancredi, Tirsi, Clori e altre storie”. Il viaggio tra le cantate napoletane è iniziato la sera del 29 novembre con l’esibizione de “La Sambuca Lincea”, gruppo formatosi, al pari dell’ ensemble “Port de Voix” in scena per il secondo appuntamento, all’interno del Master di II livello in Musica Antica, del Conservatorio di Napoli, sotto la guida dello stesso maestro Florio.
La Cantata da camera si pone in continuità con l’evoluzione che nel secolo precedente aveva portato in auge il Madrigale; la sua struttura, composta da recitativi, arie e ritornelli, accoglie in sé elementi mutuati dal melodramma e dalla nascente musica strumentale, che trova una sempre maggiore autonomia e varietà di organico, offrendo ampio spazio alla fantasia dei compositori.
Centro di produzione della cantata furono i salotti dei prelati romani, all’interno dei quali i temi bucolici e mitologici apparivano meno eretici e più consoni di quanto non fossero nei teatri gestiti della stessa Ecclesia.
Fu questo clima di ambigua austerità a riportare a Napoli Alessandro Scarlatti, padre indiscusso della Cantata.
Unicum scarlattiano della prima serata è stata la “Partita sopra la follia” dalla Toccata settima a cembalo solo eseguita da Luigi Trivisano, mentre è in programma per il prossimo appuntamento la cantata “Io per Dori mi struggo” (sopranista Angelo Giordano, cembalo Angelo Trancone).
Scarlatti giunse a Napoli nel 1684 quando ottenne il posto di Maestro della Real Capella, sottraendolo ad un incredulo Provenzale. Fu proprio questo episodio, cui seguì uno sciopero dei musicisti, a condannare all’oblio il compositore napoletano, riscoperto solo nel tardo ‘800 e riammesso nell’olimpo musicale grazie all’opera del maestro Florio, che esattamente 30 anni fa avviò la sua carriera sulle note della ritrovata “Colomba ferita”.
Di Provenzale verrà eseguito il Dialogo a 2 voci “Voi ombre notturne” per soprano (Olga Cafiero), tenore (Leopoldo Punziano) e basso continuo (Angelo Trancone).
La Cantata a più voci offre interessanti spunti di riflessione, era infatti in un primo momento definita “drammatica” nel senso aristotelico del termine, ovvero recitata per voce dei personaggi e non per mezzo di un narratore esterno, ma questa espressione, come accadde per il “madrigale rappresentativo”, venne erroneamente interpretata in senso scenico nel corso del tempo e perciò sostituita dal termine “dialogica”.
A questo genere appartiene la cantata “Il peccato” di Tommaso Carapella per soprano (Giuseppina Perna), contralto (Angela Gaetana Giannotti) e basso continuo (Luigi Trivisano) eseguita lo scorso 29 novembre.
Ad incorniciare le bucoliche cantate per soprano “Il Narciso” e “La rosa” di Cristoforo Caresana, successore di Provenzale come direttore della Cappella del Tesoro di San Gennaro, eseguite rispettivamente da Magdalena Szymanska e Daniela Fontana, sono state un altro tipo di fioriture, quelle delle improvvisazioni e delle toccate cembalistiche del siciliano Bernardo Storace e del napoletano Gaetano Greco. Sempre intorno a variazioni su basso ostinato è basata la cantata “Sdegno campione audace” eseguita da Giuseppina Perna accompagnata anch’essa dal solo cembalo che per l’intera serata, sfruttando la propria vocazione polifonica, ha realizzato tutti i ritornelli strumentali.
Emma Amarilli Ascoli
Foto di Emanuele Ferrigno