Due occhi curiosi, un abito bianco e un passo leggiadro attraversano la corte e imboccano la scalinata di Palazzo San Carlo di Santa Maria Capua Vetere, procedono con il ritmo danzante della meraviglia di chi vuol assaporare un presente per raccontare il domani.
Così fa il suo ingresso l’etoile Carla Fracci nel Salone del Ballo, che il 28 giugno 2017 a lei viene intitolato da Gennaro Stroppolatini padrone di casa e gran cerimoniere di una memorabile serata.
Quasi dimentichi dell’afa che in Terra di Lavoro sa essere infernale, un pubblico eterogeneo per anagrafe e per provenienza assiste alla presentazione del romanzo autobiografico di M.me Fracci: “Passo dopo passo. La mia storia”, curato da E. Rotelli, edito da Mondadori.
Incontri con registi e con colleghi, partner sulla scena e maestri costellano le pagine che non trascurano di raccontare momenti di vita privata, personale, persino intima della grande artista delle punte.
Il romanzo può essere tuttavia letto come un lungo racconto che inizia dall’infanzia trascorsa nella campagna lombarda sino all’ingresso alla scuola di ballo del Teatro alla Scala, fino ai successi con l’American Bakket Theatre e sui palcoscenici più importanti del mondo con ruoli acclamati come Giselle, Giulietta e la Silfide e partner quali Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, Paolo Bortoluzzi, Mikhail Baryshnikov, Vladimir Vassiliev.
Ad introdurre il numeroso pubblico presente all’evento al romanzo, costituito in maggioranza di giovani allievi di danza accanto ad appassionati e la presenza di personalità come l’Assessore alla Cultura Daniela Borrelli del Comune di Caserta, il Sindaco di Santa Maria Capua Vetere Antonio Mirra e il Console Generale di Spagna per il Sud Italia, Josè Luis Solano Gadea, Maria Stella Eisenberg.
Partendo dalle riflessioni di Maria Stella Eisenberg sul romanzo che la studiosa definisce come “di formazione”, si percorre una vita di fanciulla, allieva, donna, moglie, madre, sempre artista.
«Da bambina io non conoscevo nemmeno la danza» racconta in un passaggio, che viene voglia di commentare affermando che però la Danza già conosceva la piccola Carla e la attendeva.
«Il fil rouge della mia vita sono state le emozioni, quelle da vivere e quelle da donare, a me è stato destinato il talento della danza per realizzarlo – racconta l’etoile – ma la predisposizione vale a poco senza il costante impegno e i giusti maestri»
Un romanzo consigliato ai giovani come lettura, non solo appassionati di danza, perché pone in evidenza come la volontà insieme con il rigore e la formazione, possono guidare a condurre una vita di qualità e di valore.
Nella lunga conversazione la Signora Fracci ha ricordato alcuni momenti, episodi particolari, come il suo primo incontro con Margot Fonteyn e Fredrich Ashton.
«Un episodio cui assistetti durante una prova mi rivelò la profondità dell’arte tersicorea e la necessità di curare ogni dettaglio – ricorda Carla Fracci – la grande Margot che pareva avesse danzato in modo sublime fu corretta da Ashton sulla posizione del dito mignolo di una mano e il coreografo chiese all’etoile di ripetere il suo assolo»
Un tratto non a tutti noto è il senso di appartenenza ad un gruppo, certo non diffuso tra i grandissimi solisti, ma che in Carla Fracci si rivela centrale, tanto che parla di «Una magia che coinvolge e rende compatti tutti i componenti della compagnia dai ballerini del corpo di ballo ai solisti alle etoile ai partner. Uniti da uno scambio di energia, che irradiamo al pubblico»
La divina Carla è stata anche tra le prime etoile ad affidare la propria arte alla celluloide e così ricorda le riprese di Giselle per ABT svolte in Spagna e come ormai, nelle ultime scene la stanchezza dovuta al ripetere la stessa scena, e alla vigilia di un altro debutto, la abbia portata quasi a barare. Nella registrazione di una parte del secondo atto ha chiesto all’operatore se la ripresa sarebbe stata a figura intera o solo in primo piano. Appreso della volontà di girare primi e primissimi piani, l’etoile scelse di eseguire gli ultimi passi senza alzarsi sulle punte.
Racconti ammalianti che hanno coinvolto nella narrazione anche il marito Beppe Menegatti, accanto durante la conferenza, che ha sottolineato come la Fracci abbia perso la copertina del Time perché sia lei che il suo partner di allora Erik Bruhn, impegnati nell’allestimento di Coppelia, non vollero spostarsi nelle vicinanze per posare per un ritratto che sarebbe divenuta la copertina, come era scelta editoria della prestigiosa rivista in quegli anni.
«Prevalse il rispetto per la danza sul pur presente interesse per una copertina così ambita – rivela la ballerina – Bruhn inoltre era molto pigro nella vita; il rimpianto resta, ma sono consapevole di avere effettuato una scelta di rispetto per la danza»
Al termine della splendida serata è stato svelato un ritratto della signora Fracci eseguito dal pittore Gianluca Venezia e che sarà collocato nelle sale del Palazzo San Carlo; spazio anche per tributare un omaggio al padrone di casa: il sindaco di Santa Maria Capua Vetere, dott. Antonio Mirra ha consegnato una targa al presidente dell’Associazione “Amici di Palazzo San Carlo”, Gennaro Stroppolatini, in riconoscenza del costante e prezioso contributo alle attività culturali della città.
Chicca finale, un ballo tra l’anfitrione Stroppolatini e la signora Fracci sulle note del Valzer da La bella addormentata che conduce gli invitati alla parte conviviale e conclusiva della serata.
Tonia Barone