La favola di Schiaccianoci al Teatro dell’Opera di Roma

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Ebbene si, non è Natale, senza le danze, senza i dolcetti, senza la magia dello Schiaccianoci di Cajkovskij, ormai è diventato come l’albero, come il presepe, come il panettone, immancabile simbolo del periodo più bello dell’anno.
Lo si sente risuonare ovunque, nei teatri o in forma da concerto, in quanto adatto ad un pubblico di tutte le età, così come tantissime erano le famiglie con figli piccoli che accalcavano i palchetti del teatro dell’Opera, mercoledì 18 dicembre, un tripudio di allegria, stupore e meraviglia nei loro volti, grazie al nuovo allestimento che vede protagonisti orchestra, étoile, primi ballerini, solisti e corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma.
Il balletto «Lo Schiaccianoci messo in scena per la prima volta al teatro imperiale Mariinskij di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892 è sicuramente il balletto ottocentesco più rappresentato nei teatri, in particolare durante il periodo natalizio, probabilmente per il fatto che la sua vicenda si svolge durante le festività natalizie.
Autore del libretto fu il francese Marius Petipa, che costretto ad interrompere la sua attività a causa di una malattia, lasciò al suo assistente Ivanov la composizione delle danze. Cajkovskij collaborò con Petipa per altri due famosi balletti, “il lago dei cigni” 1895 e “la bella addormentata nel bosco” 1890, tutti e tre i balletti condividono con la tradizione del balletto russo la presenza di un programma a carattere narrativo, in effetti i tre balletti sono definibili come poemi coreografici a carattere sinfonico ove convivono differenti influenze stilistiche, dalla musica a programma al sinfonismo tardo ottocentesco che riproponeva i dettami della “musica assoluta”.
La storia ci racconta del bizzarro padrino Drosselmeyer, oggi impersonificato ottimamente da Giacomo Castellana, che dona ai bambini Fritz e Clara Stahlbaum uno schiaccianoci a forma di soldatino, il quale nella notte di Natale si anima, trasformandosi in un giovane principe affascinante, il bravo Simone Agrò, che le dichiara il suo amore, subito ricambiato dalla ragazza, e trasporta Clara, interpretazione da Marta Marigliani con densa di espressività, in un mondo irreale, dove tutto si carica improvvisamente di magia.
Allo scoccare della mezzanotte, accadono cose strane, tanti topini arrivano e circondano Clara, ed anche l’albero di Natale inizia a crescere, fino a raggiungere altezze vertiginose. Si scatena una battaglia dello schiaccianoci a difesa di Clara, contro l’esercito del Re dei topi, emozionante una delle pagine più significative resa con una straordinaria incisività ritmica e segnali sonori che riportano alle fanfare, marce e rulli di tamburi, affidati alla sapiente direzione della bacchetta del M° Andrea Quinn.
Clara e lo schiaccianoci attraversano una foresta, con “fiocchi di neve” che danzano dolcemente al ritmo del valzer, per poi volare via in mongolfiera verso la terra dei dolci, ovvero nel regno della Fata Confetto.
L’apparire della Fata, interpretata dalla bravissima Marianna Suriano, viene sottolineato dal suono magico e trasparente della celesta. In questo “paese delle Zuccherate Meraviglie” Clara assiste ad un divertissement di danze provenienti da  tutto il mondo, dalla “danza del cioccolato ”spagnola, alla “danza del caffè arabo”, la “danza del tè cinese”, seguono le tre danze dei dolciumi, la “danza del bastoncino di zucchero di canna candita” la “danza dei Mirlitons -pifferai” detta anche la  “danza del Marzapane” e la “danza della Mamma Pan di Zenzero”, un brano scherzoso, e per ultima la famosa “danza dei Fiori” uno dei brani più famosi del repertorio ballettistico ottocentesco.
Tantissimi i solisti che si avvicendano nei ruoli, sottolineiamo la deliziosa partecipazione degli allievi della scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma.
E quando la ragazzina si risveglia dai sogni, dalle angherie del Re dei topi e dal suo viaggio incantato è divenuta un’adolescente.
Coreografie firmate Paul Chalmer affidategli dalla direttrice del corpo di ballo Eleonora Abbagnato, il quale dichiara che: i passi e le variazioni sono direttamente proporzionali ai ballerini con i quali lavora, all’energia unica che sprigionano e all’ispirazione che porta a creare passi su misura per loro.
La macchina fotografica, messa al centro della scena, è un marchio di fabbrica per Chalmer, in quanto usata anche nel “Lago dei cigni” e nel “Ritratto di Dorian Gray” e rappresenta un modo di fermare il tempo. L’attimo fuggente che non torna più e che così, con la macchina fotografica, si può fissare nella memoria.
Scene originali e di forte impatto in stile Liberty di Andrea Miglio, bellissimi i costumi di Gianluca Falaschi, elegante il risultato delle installazioni multimediali di Rigor Renzetti e Lorenzo Bruno.
Lo schiaccianoci ci conduce in un mondo incantato, fatto da dolciumi, torte, biscotti al marzapane, croccantini, frutta secca, candita, caramellata, bastoncini di zucchero colorato, confetti, marmellate e altre delizie di zucchero e miele.
Questo schiaccianoci del Teatro dell’Opera è un sogno ad occhi aperti, forse per la bellezza della musica, per la magia della storia, per la meraviglia delle sue scene e costumi, forse perché rappresentazione del Natale “cristiano glorioso”, privo di terrori ed incubi. Tutto esaurito, trionfo e ovazioni.
La luce è contrapposta alle tenebre. Il Natale è dunque, una magica rivelazione.

Gabriella Spagnuolo

Foto Fabrizio Sansoni

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