«Change!» A spasso nella musica con Uri Caine

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Come una tessitura in cui si mescolano colori, toni e trame, la musica di Uri Caine intreccia la Sonata facile di Mozart e l’Adagietto della Quinta Sinfonia di Mahler con i temi del jazz , con We Shall Overcome e contemporaneamente con le proprie improvvisazioni.
Ma non c’è nessun contrasto nel passaggio dall’uno all’altro genere di musica, perché i temi si srotolano con naturalezza l’uno sull’altro, chiamandosi e richiamandosi continuamente, e su di essi l’improvvisazione libera conduce per strade inascoltate.
È questo il pensiero musicale del pianista americano, nato a Philadelphia ma newyorkese di adozione, che nel suo concerto del 19 Ottobre al Piano City di Napoli ha creato con disinvoltura una tela elegante, fatta non solo di inventiva, ma anche di provata musicalità sempre sostenuta da una tecnica impeccabile.
A braccio leggero e con tocco brillante, nonostante la rottura di un martelletto nel bel mezzo della sua esibizione,  Uri Caine apre la sua performance con un brano della durata di oltre venti minuti, che basta da sé a far capire perché il suo concerto si intitola Change.
Un continuo spostamento da un tema all’altro, da una improvvisazione all’altra, da un genere all’altro. “Proprio come i musicisti jazz improvvisano sugli standard del jazz, possiamo anche improvvisare usando Bach, Mahler, ecc.”, ha dichiarato il musicista in un’intervista a musica jazz.
E così, senza pregiudizi, prende forma il suo pianismo, come un filo srotolato da un gomitolo che si arricchisce a mano a mano di sfumature sempre più imprevedibili. Mirabile la chiusura del secondo brano con una citazione delle battute finali dell’Aria delle Variazioni Goldberg di Bach, dopo aver iniziato da Autumn Leaves e proseguito con ‘Round Midnight.
Ancora qualche tema jazz mescolato con temi di propria composizione e affidato alle migliori improvvisazioni e poi il bis al sapore di blues. In ultimo, dopo l’ennesima chiamata da parte del pubblico, uno spettacolare Maple Leaf Rag di Joplin che culmina ironicamente rompendosi in una serie di cluster che percorrono tutta la tastiera, per ricordare a tutti che l’improvvisazione, in fondo, è puro divertimento.

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