«La prima luce di Neruda» inaugura Campania Teatro Festival

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Inaugurato il Campania Teatro Festival con lo spettacolo La prima luce di Neruda il 21 settembre 2024 al teatro Mercadante di Napoli trasposizione teatrale del romanzo di Ruggero Cappuccio.
Il doppio binario o binario parallelo è la chiave di lettura della messa in scena offerta al pubblico dal regista César Brie, gli attori sono aiutati nella narrazione scenica da oggetti che li accompagnano nel dipanarsi dell’azione insieme al disegno luci creati da Nando Frigerio. Gli oggetti e le luci restituiscono allo spettatore luoghi e spazi della narrazione, simboli essenziali del delinearsi nel limite del racconto scenico. Obbligano lo sguardo dello spettatore in spazi definiti, anonimi, per lasciare il sopravvento alla parola.
Le abbondanti azioni sceniche, a rischio di ridondanza,  ⁹⁸cercano di contrastare l’eccesso di logos, utilizzando la “leggerezza” per sottolinearne le principali e accompagnare lo spettatore nella scelta narrativa.
Protagonista è il poeta Pablo Neruda descritto con un susseguirsi di bozzetti legati al suo errare tra le due sponde dell’oceano, da un lato Europa-Italia dall’altro Sud America-Cile. Il mare è il fluire del tempo, il luogo dove scivolano i ricordi nello spazio senza tempo della memoria, sottolineando l’intreccio tra gli eventi di lunga durata e il vivere inconsapevole della contemporaneità.
I ricordi sono interrotti e scanditi dal bussare alla porta “Neruda. Pablo Neruda aprite” e “Signoria Urrutia. Matilde Urrrutia, apra”, elemento reale che collega i ricordi alla gioia/dolore del presente.
Il regista César Brie pone l’accento, la scansione narrativa su alcuni elementi centrali per rappresentare Neruda: la leggerezza/dolore dell’innamoramento di Neruda per Matilde Urrutia, l’esilio dovuto alla espressione delle sue idee culturali/politiche, il rientro in patria come speranza per realizzare un futuro migliore.
Ad incombere sui tre temi principali il potere che teme la parola poetica, sovversiva più delle azioni.
Il binario parallelo della scelta registica è dato dal doppio dei personaggi: Neruda giovane, interpretato da Umberto Terruso, uomo affermato con il desiderio di trasformare il mondo con le parole; il Neruda anziano, interpretato con sapienza magistrale da Elio De Capitani capace di sostenere la coerenza delle proprie scelte e la consapevolezza che l’illusione accompagna l’esistenza del poeta combattente; Matilde Urritia giovane interpretata in modo fresco e leggero da Silvia Ferretti evidenziando le sfumature delle scelte difficili di una donna al seguito di un uomo già famoso, e Matilde Urritia anziana interpretata da Cristina Crippa, la donna che lo accompagna nel suo declino, nel lungo distacco dalla vita e dalle speranze.
Sullo sfondo, solo accennate, la situazione politica internazionale, le scelte diplomatiche e politiche dell’epoca racchiusa tra il 1952 e il 1973.
Sfondo sonoro, sottolineatura emozionale del memento, le canzoni di Violeta Parra cantate dal vivo da Francesca Breschi, intrecciate all’azione scenica.
Azione ricca di barocchismi, anche essi nell’ottica del doppio come ridondante manierismo della forma per restituire un personaggio cruciale della scena poetica del Novecento.

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