«Il nostro soldato nel 1918 fu capito in modo molto preciso come vittima del conflitto mondiale allora in atto, nonostante la neutralità dello spettacolo per altri aspetti racconta Stravinskij – L’Histoire du soldat resta il mio unico lavoro teatrale con un riferimento al mondo contemporaneo».
Il breve capolavoro novecentesco sarà eseguito il 3 maggio alle 18 nella Sala Scarlatti del Conservatorio San Pietro a Majella.
Di spicco la presenza della voce recitante di Peppe Servillo, con l’ Ensemble strumentale San Pietro a Majella diretto da Antonio Maione.
L’eclettico attore vestirà sia panni del traduttore che quelli del narratore, dando vita ad una propria elaborazione del testo di Charles-Ferdinand Ramuz musicato da Stravinskij.
La chiave nuova di lettura presenterà le voci dei due protagonisti con il Diavolo parlante un forbito italiano e il soldato un vivace napoletano. Il patto scellerato tra i due e l’amara conclusione assumeranno tinte nuove.
Certo il messaggio, nemmeno troppo nascosto, è che sia fallimentare rinunciare alla musica, come il soldato che cede il violino al diavolo, per inseguire il potere, soprattutto se a margine di una guerra, quel piombo con cui invano il soldato ceca di avere la meglio sul Diavolo.
«Il soggetto mi venne dalla lettura di quella novella di Afanasiev che racconta del soldato e del diavolo: in quella novella, quel che mi aveva colpito particolarmente era il modo in cui il soldato adescava il Diavolo a bere molta vodka per poi dargli da mangiare una manciata di piombo, convincendolo che fosse caviale, così che il diavolo avidamente lo mangiasse e tirasse le cuoia – è ancora Stravinskij, esule come Ramuz – in seguito trovai altri episodi fiabeschi sul medesimo tema e cominciai a elaborare un soggetto: soltanto lo schema del lavoro è da attribuirsi ad Afanasiev e a me, perché il testo definitivo è opera di Ramuz, mio grande amico e collaboratore, a fianco del quale lavorai attentamente traducendogli riga dopo riga il mio testo».
Ora a tradurre è Peppe Servillo e una guerra di sfondo, ed è questo il trionfo del Diavolo, non manca ancora oggi.
Dario Ascoli