La tragedia di Giovanbattista Cutolo ha colpito la città di Napoli come una scure, ma non è immaginabile che ad un evento così tragico non possa seguire una rinascita.
Il concerto La Bellezza contro la Violenza, dedicato al cornista barbaramente assassinato alla fine della scorsa estate, vuole essere un percorso di consapevolezza e di crescita che passa necessariamente anche attraverso la musica.
Protagonista ne è l’orchestra sorta nei Quartieri Spagnoli, proprio in quel territorio segnato sì dal disagio sociale, ma al tempo stesso capace di ospitare una solida realtà musicale quale è l’Orchestra Sinfonica dei Quartieri Spagnoli, istituzione fondata da Enzo De Paola e diretta da Giuseppe Mallozzi, che sin dal momento della sua fondazione accoglie i giovani offrendo loro un’opportunità di crescita attraverso l’esperienza del costruire bellezza coltivando l’amore per la musica.
La scelta dei brani di cui si compone il programma rispecchia proprio questa visione, rimandando nel suo titolo ad una composizione del maestro Dario Ascoli, In Memoriam Ioannis Baptistae, pro Pulchritudine contra Violentiam, dedicata al ragazzo divenuto simbolo di quella ingiustizia che ha colpito una città che sembrerebbe in certi momenti essere destinata alla dannazione. Per la prima esecuzione assoluta di questo brano, l’OSQS è affiancata dal Coro della Pietrasanta, preparato e diretto dal maestro Rosario Peluso.
Negli stessi giorni in cui Giogiò veniva strappato alla vita, lo stesso Ascoli ultimava la revisione della partitura dell’ Ouverture da L’Infedeltà Fedele di Domenico Cimarosa, scritta nel 1779 per inaugurare l’odierno Teatro Mercadante, a pochi passi dal luogo dell’assassinio, qui inserita come brano centrale della prima parte della performance, che inizia con il Concerto in Fa Maggiore di Giuseppe Sammartini, alla cui esecuzione partecipa come solista Tommaso Rossi, direttore artistico dell’ Associazione Alessandro Scarlatti, a testimonianza di come importanti enti che operano nel campo musicale abbiano voluto condividere l’iniziativa.
Nella seconda parte del programma, le Quattro versioni originali della Ritirata Notturna di Madrid di Luigi Boccherini sovrapposte e trascritte per orchestra da Luciano Berio, costituiscono un’occasione per confrontarsi con la composizione del ‘900 attestando al tempo stesso il percorso di crescita dell’OSQS, oggi in grado di affrontare anche complesse composizioni contemporanee.
Infine la gioiosa chiusura con il Danzon n. 2 di J. A. Marquez Navarro, che suggella la speranza di ritrovare la gioia attraverso una rinascita, aprendo la strada ad una proposta del maestro Mallozzi che si spera possa arrivare a compimento quanto prima: quella di incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita culturale della città con la creazione di un’orchestra in ogni suo quartiere.
Angela Caputo
Giuseppe Sammartini: Concerto in Fa Maggiore per flauto dolce e archi
Giuseppe Sammartini (1695 – 1750) nacque a Milano in una famiglia di musicisti e fu fratello del più famoso Giovanni Battista Sammartini, il cosiddetto “padre della sinfonia”. Imparò a suonare l’oboe dal padre e diventò ben presto un virtuoso di questo strumento, oltre che degli altri “legni” (flauto traverso e flauto dolce), assecondando la prassi del multistrumentismo, tipica del ‘700. Nel 1726 Johann Joachim Quantz ebbe modo di ascoltarlo suonare l’oboe due volte: a Venezia, dove lo giudicò, insieme con i violinisti Vivaldi e Luigi Madonis, uno dei tre virtuosi degni di nota attivi in città, poi a Milano, quando rilevò la scarsa qualità dei fiati nell’orchestra del Regio Ducal Teatro, salvo appunto il Sammartini. Secondo Federico Maria Sardelli non è da escludere che due dei concerti vivaldiani per flautino (l RV 443 e 445) siano stati scritti proprio per Sammartini, così come è possibile che la difficile aria Sol da te mio dolce amore per flauto traverso, posta nell’opera Orlando, possa essere stata scritta per il virtuoso milanese.
Sammartini, nel 1727, emigrò a Londra dove diventò uno dei protagonisti della vita musicale della città, pubblicando, a sua firma, numerose opere strumentali (Sonate per flauto, concerti grossi, concerti per clavicembalo) , evidenziando uno stile accattivante, definito dal grande storico della musica Charles Burney “pieno di scienza, originalità e fuoco”. Il concerto per flautino in fa maggiore è opera di grande brillantezza, che mette in luce le doti virtuosistiche del flauto dolce, ma anche le sue straordinarie possibilità espressive, specie nel secondo tempo, una commossa e melanconica siciliana.
Domenico Cimarosa: Ouverture da «L’Infedeltà fedele»
L’infedeltà Fedele, quattordicesima tra le opere di Domenico Cimarosa, fu composta per l’inaugurazione nel 1779 del Real Teatro del Fondo di Separazione di Napoli, l’odierno Teatro Mercadante, costruito in origine per l’opera buffa. Il libretto epico mitologico era stato scritto da Giambattista Lorenzi.
Vi si trovano tratti musicali che saranno propri dell’opera classica, a partire da Mozart e da Haydn, che non a caso volle utilizzare lo stesso libretto di Lorenzi dalla copia cimarosiana custodita a Dresda per musicare nel 1781 a Esterhazy La fedeltà premiata.
Curiosamente, i soli obbligati di corno, composti da Haydn, nel corso delle prove, furono trascritti per fagotto, causa improvvisa indisponibilità, per causa non precisata dalle cronache, del virtuoso di corno dell’ orchestra di Esterhaza.
La revisione dell’Ouverture che viene presentata in prima moderna, parte dall’olografo napoletano, visibilmente redatto in bozza da affidare al copista e in cui molte linee strumentali sono solo nominalmente indicate e al più siglate affinché l’estensore delle parti per gli orchestrali le potesse ricavare.
Ne emerge una pagina luminosa e smicciante che lascia intravedere i successivi capolavori del Maestro aversano.
Dario Ascoli: In Memoriam Ioannis Baptistae – Pro Pulchritudine Contra Violentiam
Le quattro sezioni di In Memoriam Ioannis Baptistae terminano tutte con una nota del corno, lasciato solo dall’orchestra. È l’ultimo respiro concesso a Giovanbattista Cutolo prima della sua morte avvenuta per mano di chi, poco più giovane di lui, ha spezzato una vita in una notte segnata dalla violenza immotivata e dall’irrazionalità del gesto con il quale un ragazzo ha assassinato un altro ragazzo. Alla notizia dell’omicidio del cornista che ha lasciato sgomenti gli animi degli abitanti della metropoli partenopea, il compositore Dario Ascoli scriveva di getto, in poche ore, il suo requiem per il giovane Giogiò, immaginandone il suo incontro con la fede nei pochi istanti che gli restano prima che la vita lo lasci definitivamente.
Scritto “alla maniera antica”, come dichiarato dal compositore, In Memoriam si compone a partire da temi dello stesso suo autore: punto di partenza sono il tema del Kyrie, dal sapore dorico, e quello del Libera me, Domine, nato come frammento destinato ad un altro brano scritto qualche mese prima per il lutto che aveva colpito un fraterno amico.
Entrambi vengono qui utilizzati come soggetti di partenza per i fugati proposti ora dall’orchestra, ora dal coro. Una fuga a canone è realizzata anche nell’Amen finale, in cui viene utilizzato invece un tema di un Agnus Dei di Alessandro Scarlatti per segnare il momento in cui tutto arriva a compimento.
La composizione, utilizzata in versione digitale prima della sua esecuzione dal vivo per un’anteprima teatrale della compagnia Chille della Balanza, ha un taglio di carattere spiccatamente narrativo: costituisce, cioè, nelle intenzioni del compositore, il racconto degli attimi che precedono la fine della vita, così come mirabilmente espresso dalle 12 note del clarinetto riprese dal corno nel tema che collega le prime tre sezioni, puntellato dagli anapesti dei timpani che, fedeli alla tradizionale funzione di preludere all’arrivo della morte ad essi assegnata da tanti compositori del passato, preannunciano l’incontro con le tenebre.
Nella terza sezione riveste un ruolo centrale la parola dona, costituendosi come un’invocazione accorata perché l’anima possa trovare pace e non dannazione eterna, ma soprattutto perché il sacrificio della propria vita non risulti vano, ma possa condurre, invece, verso la luce dell’eternità.
È però nell’ intenso Libera me che si possono ascoltare, accompagnati dall’estrema disperazione di chi sente sfuggire la vita, sia il fragore degli spari, efficacemente sottolineato dal rullare dei timpani, sia l’annuncio del giudizio universale, legandosi gli ottoni a doppio filo alla parola iudicare.
La tromba, silente per tutta la composizione, raddoppia nell’Amen la voce dei soprani, conferendo alle battute finali una luce di speranza prima che, ancora un’ultima volta, dal suono del corno si oda la nota che segna il distacco definitivo dalla vita terrena.
Nel suono del corno, che resta solo come ultima, indelebile, memoria è racchiuso tutto il senso della composizione, che sublima la morte violenta lasciando a chi rimane la bellezza della musica, che ha il potere di illuminare le coscienze opponendosi alla brutalità della violenza.
Luciano Berio: Quattro Versioni Originiali della “Ritirata notturna di Madrid
«La Ritirata notturna di Madrid per quintetto d’archi era, ai suoi tempi, un pezzo così popolare che Luigi Boccherini lo trascrisse quattro volte per diverse combinazioni strumentali. Nel 1975 quando mi fu chiesto un breve pezzo per l’apertura di un concerto dell’orchestra della Scala – racconta Luciano Berio – decisi di sovrapporre quelle quattro versioni della Ritirata e di trascriverle per orchestra con minimi adattamenti e mettendo in rilievo, verso la fine, alcuni saporosi “conflitti” armonici».
La prima versione risale al 1780 quando Boccherini era al servizio di Luigi di Borbone (fratello del Re Carlo III), infante di Spagna.
Si tratta di musica descrittiva che intende evocare atmosfere della vita notturna madrilena, evocare e ricordare con quella nostalgia propria di chi, come Don Luigi di Borbone fosse stato esiliato dalla capitale per aver voluto contrarre un matrimonio morganatico con la figlia del maggiordomo del Re.
Il brano fu perciò composto ad Arenas de San Pedro, dove il musicista aveva seguito don Luigi che glielo aveva commissionato per alleviare la nostalgia della vita notturna della capitale.
«Questo quintettino rappresenta la Musica che passa di notte per le strade di Madrid, cominciando dal suono dell’Ave Maria, sino alla Ritirata – scrive Boccherini in un italiano incerto – Tutto ciò che non è conforme al rigore del contrappunto, deve concentrarsi sulla verità della cosa che si vuole rappresentare […] Si figura che la Ritirata cominci a farsi sentire de lontano assai; perciò dovrà suonarsi con piano, che a pena si senta; il crescendo, è mancando sarà poi conforme si andrà avvertendo.» singolare quanto l’autore scrive all’’editore, quasi a scoraggiarlo:
«Questo pezzo è totalmente inutile, ed anche ridicolo fuori di Spagna poiché non possono gl’uditori giammai comprenderne il significato, ne gl’esecutori sonarlo come deve essere suonato».
Si sbagliava l’autore e Berio ha colto di ciascuna e tutte le versioni i tratti singolari e coloristici, che rimandano a Goya e ha dato nuova vita a quelle pagine nate per un’effimera circostanza.
Antonio Marquez: Danzòn n.2
Antonio Márquez è nato nel 1950 a Sonora , in Messico. La sua attenzione di compositore è rivolta al colore iberico in senso lato, tanto armonicamente quanto geograficamente, volendo cogliere i crediti ispanici e persino moreschi di tanta parte di letteratura latina e latino-americana colta e soprattutto popolare.
Molti brani propongono balli costruiti sulla musica della regione messicana di Veracruz; di questi, il Danzón n. 2 è il più famoso e il più frequentemente eseguito.
Il Danzón, è diventato il ballo nazionale di Cuba, Márquez decide nel 1993 di comporre il Danzón n. 2 nel 1993 invogliato e ispirato dal dpittore Andrés Fonseca e dalla ballerina Irene Martínez.
Danzón n. 2, commissionato dall’Università Nazionale del Messico, viene eseguito per la prima volta nel 1994 dall’Orchestra Filarmonica Nazionale diretta da Francisco Savín.
È però Abreu a rendere il brano popolare nel mondo intero nel 2007 con la tournée in Europa e negli Stati Uniti dell’Orchestra Giovanile del Venezuela Simón Bolívar allora diretta da Gustavo Dudamel.
Marquez si è anche, grazie a Danzon n.2, riadattato, un ruolo in un cortometraggio del regista Guillermo Ortiz Pichardo ambientato a Città del Messico negli anni ’40 in cui il compositore ricopre il ruolo di un pianista di sala da ballo.
I Protagonisti:
Giuseppe Mallozzi
Giuseppe Mallozzi è nato a Napoli. Direttore di orchestra, si è formato e presso i Conservatori S. Pietro a Majella di Napoli, Alfredo Casella dell’Aquila, l’Accademia Musicale Pescarese e ha studiato con Carmine Pagliuca, Antonio de Santis, Giuseppe Terracciano, Nicola Samale, Carlo Boschi, Donato Renzetti. Ha anche studiato diversi anni Analisi e Composizione con Franco Donatoni e Direzione Corale e Sinfonico corale con Marcel Couraud. Ha seguito i seminari di Francesco Siciliani presso l’Università della Tuscia.
Ha altresì compiuto studi di Filosofia e Teologia presso la Facoltà di Teologia S. Tommaso d’Aquino di Napoli e di Demoetnoantropologia presso l’Università Suor Orsola Benincasa, sempre di Napoli.
È fondatore e direttore artistico dell’Associazione Musicale Prisma di Napoli, per la quale ha ideato e realizzato insieme a Teresa Mango diversi progetti musicali per istituzioni sociali volti al coinvolgimento di soggetti svantaggiati o a rischio con l’obiettivo di offrire un’esperienza musicale diretta, con il pieno coinvolgimento nella realizzazione delle opere: un progetto di durata triennale per gli ospiti del Centro Diurno Polifunzionale per i minori in semilibertà “Gaetano Filangieri”, inserito in un progetto ampio voluto da Eduardo de Filippo e Gino Paoli. Il progetto “Histoire du Soldat” e “Compositori del ‘900 a confronto” nei quali ha costruito e diretto opere di Stravinsky, Varese, Ives, Ghedini e che hanno il coinvolgimento diretto di Giovani Centri Giovanili, Scuole materne, Licei, Istituti professionali, attori del teatro dell’Anima e hanno visto al partecipazione di Carlo Boschi, Carla Viparelli, Dario Aquilina.
Ha svolto stagioni annuali di concerti dirigendo ensemble orchestrali e gruppi da camera.
Con l’Istituto Orientale di Napoli ha partecipato a gruppi di lavoro sul “Don Giovanni” di W. A. Mozart, per una messa in scena dell’opera.
È stato docente al Master di II Livello “Il Maestro Collaboratore” presso il Conservatorio di musica “Niccolò Piccinni” di Bari e in vari corsi accademici di secondo livello al Conservatorio Nino Rota di Monopoli; ha tenuto uno stage di Direzione Corale presso il Conservatorio Superiore Manuel Castillo di Siviglia nell’ambito dei Progetti Erasmus; collaborato con il Corso di Basso Tuba del M. Alex Cerdà al Conservatorio Giuseppe Martucci e un laboratorio orchestrale nell’ambito dei Corsi Musicali estivi dell’Accademia Jacopo Napoli di Cava dÈ Tirreni.
Collabora con l’Accademia A.E.M.A.S. di Napoli, con un laboratorio Vocale e Strumentale.
Ha partecipato al progetto di Wanda Marasco a cura dall’Accademia Nazionale d’Arte drammatica “Silvio d’Amico” di Roma, per la realizzazione di uno studio e messa in scena dell’Opera di Samuel Beckett “Per tutti quelli che cadono”.
Dal 2001 al 2003 è stato direttore di orchestre giovanili costituite da ragazzi con età dai 6 ai 16 anni con i quali ha concertato e diretto tra l’altro L’Olberg Suite di E.Grieg, la Sinfonia l’Orologio di J.Haydn e l’Incompiuta di Schubert. Ha diretto l’orchestra nazionale moldava.
È vincitore del Concorso a Cattedre per titoli ed esami di Esercitazioni Corali per i Conservatori di Musica.
È stato titolare di Esercitazioni Corali presso il Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni” di Bari, e incarico ricoperto poi al Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella di Napoli.
Nell’ambito della sua attività di docente di Conservatorio ha costruito e diretto con gli allievi numerosi brani tra cui ”Opera da tre soldi” di Bertolt Brecht e Kurt Weill con il patrocinio della Kurt Weill Foundation; La Petite Messe Solennelle, il Requiem di Mozart, il Natale degli Innocenti di Nino Rota e collaborato alla costruzione e messa in scena del “Dialogo delle carmelitane” di Francis Poulenc.
Insieme con altri colleghi – che hanno partecipato alla costruzione dell’opera – gli è stato conferito un encomio solenne dallo stesso Presidente Commissario del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli, Dott. Achille Mottola.
Tommaso Rossi
Tommaso Rossi si è diplomato in flauto traverso presso il Conservatorio di Napoli, sotto la guida di Pasquale Esposito, perfezionandosi in seguito con Mario Ancillotti presso la Scuola di musica di Fiesole, dove ha conseguito il diploma finale con il massimo dei voti.
Ha conseguito il diploma di flauto dolce con il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore sotto la guida di Paolo Capirci presso il Conservatorio di Latina, perfezionandosi con Pedro Memelsdorff in flauto dolce e con Jesper Christensen in Musica da Camera, presso la Schola Cantorum Basiliensis. Partecipa stabilmente all’attività concertistica e discografica de I Turchini di Antonio Florio con cui ha inciso per OPUS 111, Naïve, Eloquentia, Dynamic, Glossa e ha suonato in qualità di solista in numerosi Festival Internazionali (Utrecht, Barcellona, Schleswig-Holstein, Siviglia, Brema, Ambronay, Lisbona, Halle, Bruxelles, Città del Messico, Parigi, Il Cairo, Rabat, Madrid, Bergen, Vienna, Bruxelles, Settembre Musica di Torino, Accademia di Santa Cecilia, Amici della Musica di Palermo, Teatro S. Carlo, Associazione A. Scarlatti, GOG, Amici della Musica di Perugia, Festival di Zagabria, Accademia Filarmonica di Verona, Copenaghen Renaissance Festival, Opera di Losanna).
Nel 2010 ha fondato l’Ensemble Barocco di Napoli con cui ha registrato un cd di sonate e cantate di Alessandro Scarlatti per voce di soprano e flauto per l’etichetta Stradivarius e ha realizzato concerti per l’Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli, Il festival Cusiano di Musica Antica, l’Opera Giocosa di Savona, il Festival barocco “Leonardo Leo”. Nel 2013 ha pubblicato la prima registrazione assoluta delle Sonate di Leonardo Leo per flauto dolce e basso continuo.
Ha registrato con l’Ensemble Dolce e Tempesta i concerti di Nicola Fiorenza per flauto dolce e recentemente ha pubblicato per l’etichetta Stradivarius le 12 Fantasie a flauto solo di Georg Philipp Telemann. Ha studiato il flauto traversiere con Marcello Gatti, strumento con il quale si è più volte esibito in qualità di solista in campo internazionale (Arsenal di Metz, Opera di Montpellier, Opera di Losanna). Con l’etichetta Eloquentia ha registrato il concerto in sol maggiore per traverso, archi e basso continuo di Leonardo Leo. Si dedica come interprete e organizzatore da anni anche al repertorio contemporaneo. È uno dei soci fondatori e presidente dell’Associazione Dissonanzen di Napoli. Con L’Ensemble Dissonanzen ha suonato presso importanti istituzioni musicali italiane ed internazionali quali Ravello Festival, Festival Time Zones, Traiettorie di Parma, Ravenna Festival, Amici della Musica di Modena, Associazione Alessandro Scarlatti di Napoli, GOG di Genova, Guggenheim Museum di New York, Festival del Cinema italiano di Annecy, Festival di Salisburgo. Con l’Ensemble Dissonanzen ha inciso per Niccolò, la Mode Records, Die Schachtel. È docente di flauto dolce presso il Conservatorio di Musica di Cosenza dove è curatore scientifico del progetto internazionale di formazione “La Follia”. Laureato con lode in storia della musica presso l’Università “Federico II” di Napoli, suoi contributi sono apparsi sulle riviste SuonoSud, Meridione e l’Acropoli.
Con un suo intervento ha partecipato al XV colloquio di musicologia del Saggiatore Musicale, al recente Convegno su Niccolò Jommelli organizzato dal Conservatorio di Napoli e al convegno “Marchitelli, Mascitti e la Scuola Strumentale napoletana” organizzato dall’Istituto Abruzzese di Storia Musicale.
Orchestra SInfonica dei Quartieri Spagnoli
Il progetto artistico e culturale – Orchestra Sinfonica dei Quartieri Spagnoli di Napoli – nasce da un riferimento preciso: il sistema pedagogico-musicale creato in Venezuela da José Antonio Abreu, musicista ed ex ministro della cultura del Venezuela, piccolo e minuto come un giunco ricurvo, soprannominato “papa-dio” in patria, dove lo considerano un mito vivente, sintetizza il sistema di orchestre che, nell’arco di un trentennio e con sovvenzioni pubbliche, ha organizzato una rete d’istruzione musicale che riunisce in 180 orchestre 350.000 bambini e ragazzi provenienti dai barrios più poveri del Venezuela, spesso con disabilità fisiche o psichiche.
El Sistema «mira ad organizzare sistematicamente l’educazione musicale e a promuovere la pratica collettiva della musica attraverso orchestre sinfoniche e cori come mezzo di organizzazione e sviluppo della comunità» (FESNOJIV).
Coro della Pietrasanta
Fondata nel 1998, la Società Polifonica della Pietrasanta è un’associazione culturale senza fine di lucro ben conosciuta per il suo impegno nella diffusione della musica corale e nella didattica musicale.
Il Coro di circa 30 elementi nato all’interno dell’associazione è composto da cantori non professionisti ma di comprovata esperienza che coltivano la vocalità privilegiando le esecuzioni cosiddette a cappella, realizzate, cioè, con le sole voci senza l’accompagnamento di strumenti musicali.
Il Coro della Pietrasanta, diretto dal maestro Rosario Peluso, da sempre esplora repertori sia antichi che moderni e volge lo sguardo sia alla musica sacra che a quella profana.
Nel corso degli anni il gruppo ha partecipato ad importanti manifestazioni musicali, figurando più volte nei cartelloni di festival ed eventi di rilievo nazionale, quali Fondazione Ravello, Teatro San Carlo, Mozart Box, Associazione Alessandro Scarlatti.
Tra le sue produzioni più importanti spiccano il concerto dedicato al Messiah di Handel per la Fondazione Ravello e l’evento policorale dedicato ad Erasmo di Bartolo per l’Autunno Musicale del Teatro di San Carlo.
Con l’orchestra I Solisti di Napoli, diretta da Susanna Pescetti, ha poi presentato due programmi di pagine inedite di autori della Scuola Napoletana, quali Sarro e Jommelli .
La formazione ha realizzato inoltre diversi progetti tematici, come la Ceremony of Carols di Britten, o il programma Luci del Nord dedicato ai maestri Giejlo e Lauridsen. Altri programmi sono stati dedicati alla musica di Debussy, di Bettinelli e alle composizioni sacre contemporanee, tutti cantati in prima esecuzione presso la Domus Ars di Napoli con buon successo di pubblico e di critica e replicati in varie città e manifestazioni.
In più di un’occasione, il coro ha contribuito alla riscoperta e valorizzazione artistica di vari luoghi della città di Napoli con concerti realizzati al MANN, al Museo del Sottosuolo, alla rinata Chiesa della Misericordia, ed è stato protagonista di esibizioni al Pio Monte della Misericordia, alla Certosa di San Martino, alla Serra Monumentale dell’Orto Botanico di Napoli.
Si è inoltre esibito in importanti luoghi di interesse storico della Campania, quali il Real Borgo di S. Leucio e l’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum di Aversa.
Ha partecipato al Telethon 2012 su invito del maestro Michele Campanella ed ha cantato per l’associazione Alessandro Scarlatti di Napoli il Festino del Giovedì Grasso di Adriano Banchieri.
Oltre che con l’Associazione Alessandro Scarlatti, ha collaborato con l’ associazione Arpa di Portici, con i Madrigalisti Senesi e l’associazione Casella di Salerno.
Tra i progetti di natura didattica realizzati è degno di nota il programma Polifonie, ciclo di lezioni – concerto dedicato alla musica corale.
Di recente produzione la rassegna Di Laude, Canti d’Amor e Contrappunti, consistente di quattro concerti presentati a Napoli presso la Basilica di San Giorgio Maggiore, inserita nel programma del Maggio dei Monumenti 2023.
Nell’attuale stagione concertistica il Coro della Pietrasanta partecipa alla prima esecuzione di In Memoriam – pro Pulchritudine contra Violentiam del maestro Dario Ascoli e si propone altresì in un inedito programma da concerto che esplora le suggestive modernità dei compositori a noi contemporanei quali Arvo Part, Gaetano Panariello, Manolo Da Rold e Roberto Brisotto, in un interessante quadro di vocalità vicina ai nostri giorni.
Rosario Peluso
Direttore di coro, compositore e clavicembalista, ha fondato e diretto dal 1998 il Coro Polifonico della Pietrasanta, il gruppo professionale I Madrigalisti della Pietrasanta e l’ Ensemble La Vaga Aurora, lavorando per enti concertistici importanti quali l’associazione A. Scarlatti di Napoli, il Festival di Ravello, il centro di musica della Pietà dei Turchini, l’Autunno Musicale del Teatro di S. Carlo, l’associazione Musicaimmagine di Roma, e svariate altre.
È stato inoltre maestro del coro della Cappella Musicale Teatina di Roma e del coro Laeti Cantores di Salerno. La sua attività di direttore e maestro del coro si rivolge anche alla formazione di cori giovanili ed amatoriali. Ha insegnato Didattica della Coralità presso il Conservatorio di Potenza ed è stato docente esperto di tecnica corale in vari moduli PON tenuti nelle scuole napoletane.
Si è formato con studi specifici di musica corale, vocalità e composizione presso il Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, presso la Scuola per Direttori della Fondazione Guido d’Arezzo, e con masterclasses tenute da insegnanti di fama internazionale.
Dario Ascoli
Napoletano, parallelamente agli studi di ingegneria si dedica a quelli musicali; dopo il corso, allora sperimentale, di Chitarra con il maestro Eduardo Caliendo, strumento con il quale vince il Concorso Internazionale Recanati in due categorie (solista e musica d’insieme), ed alcune scritture per la RAI, si dedica agli studi di Composizione e Musica Corale con i maestri Argenzio Jorio e Carmine Pagliuca, per perfezionarsi in Direzione Sinfonico-Corale con il maestro Umberto Cattini. Al termine degli studi dirige un programma sinfonico a Villa Rufolo nel quale figurano anche proprie composizioni giovanili.
Nel 1991 ricopre la carica di direttore musicale del Festival Barocco di Sutri (VT) e nella stessa stagione interpreta da baritono l’opera Lo frate ‘nnamorato di Pergolesi, e dirige il gala concertistico.
Successivamente frequenta Master Class di Direzione nel repertorio belcantistico con il maestro Bruno Campanella che lo propone quale cover per ruoli di baritono belcantista.
Tra i primi ad affidare al digitale la critica musicale negli anni ‘90, fonda nel 2007 la testata Oltrecultura e intensifica la collaborazione in questi anni con le Edizioni del Teatro di San Carlo con la redazione di decine di saggi per programmi di sala, tuttora in corso.
È prima firma di Classica e Lirica per il Corriere del Mezzogiorno, collabora con Corriere.it e Corriere TV ed è ospite di RAI Uno nella trasmissione Applausi in qualità di esperto. È spesso ospitato anche da RADIO3 Classica come esperto di opera.
È autore di due voci della collana Il Secolo d’oro della musica a Napoli per i tipi Diana Edizioni.
È membro dell’ Associazione Nazionale dei Critici Musicali, che assegna i prestigiosi Premi Abbiati e redattore dell’ Annuario di Critica Musicale .
Nel 2018 costituisce, e dirige l’ Ensemble Barocco Luigi Vanvitelli del Teatro Municipale G. Verdi di Salerno, alla guida del quale esegue la cantata scenica Orfeo in Arcadia in prima moderna.
L’anno successivo elabora e mette in scena un pastiche ricombinando numeri di La Serva Padrona di Pergolesi con quelli della versione parigina di Rousseau su interpolazioni di Pierre Baurans.
Nel 2020 redige un saggio per il volume Napule’ s Power curato da Renato Marengo per Tempesta Editore e assume l’ incarico di direttore principale dell’ Orchestra Barocca Franco Michele Napolitano, con la quale esegue in prima assoluta il “pasticcio” da lui stesso revisionato e strumentato, Lo malato immagginario, su musiche di Vinci, Charpentier, Orlandini e A. Scarlatti.
Sempre nel 2020 va in scena, per Napoli Teatro Festival, Napule ‘70 di Chille de la Balanza, con sue musiche di scena composte negli anni ‘70.
Nel 2023 collabora con il Museo Caruso di Napoli – Palazzo Reale e cura la direzione artistica delle celebrazioni carusiane nel Festival Internazionale Enrico Caruso – Città di Piedimonte Matese; nell’occasione predispone il reading del suo saggio Caruso, le Donne e l ’Amore, che, in collaborazione con Radio AltriSuoni, diviene un podcast per lo stesso Museo e diffuso in tutti i siti museali carusiani.