Pronta a partire la Stagione teatrale ideata e diretta da Vincenzo Albano.
Sono sei gli appuntamenti in programma, dal 21 gennaio al 24 marzo 2023, che saranno tutti ospiti del Teatro Ghirelli di Salerno, grazie al supporto di Casa del Contemporaneo.
Si comincia sabato 21 gennaio, alle ore 21.00, con “L’ultima eredità”, di e con Oscar De Summa, e con gli ambienti sonori di Matteo Gozzi e Oscar De Summa. Una produzione de “La Corte Ospitale” che è la storia di un doppio viaggio, geografico ed emotivo, verso i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, da cui il protagonista credeva d’aver preso distanza e a cui non credeva sarebbe mai ritornato.
Un rientro a casa, alla notizia del peggioramento delle condizioni di salute del padre, che sarà il momento di un ultimo saluto, di un’ultima raccomandazione, la più importante, quella che resta nel tempo come segno e sigillo di ciò che è stato. Ma anche un ringraziamento, che porta con sé la consapevolezza che il padre sarà sempre, nonostante tutto, una sua fonte di insegnamento.
Da qui l’ultima eredità: con l’arrivo della morte, di riflesso, la riscoperta del valore della vita.
Domenica 29 gennaio, alle ore 20.00, per il secondo appuntamento del mese, sarà la volta del “Collettivo Lunazione” con lo spettacolo “Il colloquio”, vincitore del Premio Scenario Periferie 2019. Scritto e diretto da Eduardo Di Pietro, e in scena con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino, prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.
La galera, luogo alieno in larga parte ignoto e oscuro, si rivela un riferimento quasi naturale, oggetto intermittente di desiderio e, paradossalmente, sede di libertà surrogata. In qualche modo la reclusione viene condivisa all’esterno dai condannati e per le tre donne, che se ne fanno carico, coincide con la stessa esistenza. “Il colloquio” si fa racconto di queste vite dimezzate, ancorate all’abisso, disposte lungo una linea di confine spaziale e sociale, costantemente protese verso l’altrove: un aldilà doloroso e ingombrante da un lato e, per contro, una vita altra, sognata, necessaria, negata.
Il 10 febbraio “Liberaimago” presenta “Celeste”, testo e regia Fabio Pisano con Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Daniele Marino e suggestioni sonore live Francesco Santagata.
Nel 1925 a Roma, nel Ghetto ebraico, nacque da Settimio ed Ersilia, Celeste di Porto.
Non si sa molto di lei, ma alle cronache, su qualche articolo di giornale, qualche ancor non troppo logora memoria tira fuori questa vecchia, impolverata ma spietata storia della “pantera nera”.
Di quella bellissima e fatale ragazzina di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto romano ad opera dei tedeschi guidati da Kappler, decide di diventare una delatrice.
Di vendere gli ebrei. I suoi correligionari. Inizia così un vero e proprio periodo buio per gli ebrei del ghetto; coloro che venivano “salutati” con un cenno della mano da colei che era riconosciuta come una delle più belle ragazze di Roma, non avevano scampo. Per ogni “capo”, lei guadagnava cinquemila lire.
E non importa se a finire nelle mani delle camicie nere fossero donne, bambini o uomini. No. La “pantera nera” era indifferente al genere, alle età.
Solo la sua famiglia doveva essere risparmiata. Ma il padre non riuscì a portare questo enorme peso sulla coscienza, e si consegnò alle SS. I fratelli, tra cui Angelo, tanto amato, la rinnegarono. Solo la madre continuò a volerle bene.
Il secondo appuntamento di febbraio è il 24 con “Il teatro del carro che allestisce” “Spartacu strit viù viaggio sulla S.S.106” ispirato alla lotta di Franco Nisticò, una scrittura scenica di Francesco Gallelli, Luca Maria Michienzi con la regia di Luca Maria Michienzi interpretato da Francesco Gallelli.
Conosciamo la strada che percorriamo tutti i giorni? E la strada di oggi è uguale a quella di ieri? possibile che un mito della storia antica, come Spartacus, abbia in comune con uomini e donne del nostro tempo luoghi, aneddoti, oggetti, amicizie, morti? La strada che il nostro Spartacu si trova a percorrere ogni giorno per andare a guadagnare quei pochi denari che gli occorrono per sperare di costruirsi un futuro e una famiglia. Sa che il suo destino è legato a questo viaggio quotidiano, che costantemente compie, sin da quando è piccolo, perché lui su questa strada ci è nato e per questa strada si batterà tutta la vita. Una storia strettamente legata alla vita e alla lotta di Franco Nisticò, politico calabrese, originario di Badolato, che, dopo essersi battuto con ogni mezzo per il miglioramento e l’ammodernamento della 106, per difendere i diritti di chi questa strada è costretto a farla ogni giorno, perde la vita al termine di un ultimo comizio tenutosi a Villa San Giovanni nel 2009.
A marzo è la volta di “Vulìeteatro” con “Mine (conferenza stanca sul melodramma amoroso)”, drammaturgia Michele Brasilio, Marina Cioppa che ne sono anche gli interpreti, mentre la regia è a cura di Michele Brasilio, in scena il 12.
C’è Gabriele Rossi, presentatore televisivo. C’è la dottoressa Benedetta Vizzicari. Ci sono dei video e dei documentari da mostrare. Ci sono esimi studi da confutare. C’è la pubblicità progresso da mandare in onda. Durante la trasmissione Mine si dimostrerà come e perché il rapporto di coppia sia un melodramma inutile. Il pathos è troppo anche nell’atto sessuale. Senza amore la coppia può esistere con individualità e unicità, soli valori fondamentali per l’essere umano. Fare l’amore fa male, riduce la qualità della vita e pure la lunghezza, a partire dalla quantità di respiri che ci sono concessi e dal numero di battiti ai quali resiste il muscolo cardiaco. Chiude la rassegna il 24 marzo “Unterwasser” con “Untold non detto” ideazione, creazione e performer Valeria Bianchi, Aurora Buzzetti, Giulia De Canio, musiche originali Posho.
Treni che corrono, sedie che volano, palazzi di periferia, spazi labirintici, figure umane che emergono dal buio, ora piccolissime ora infinitamente grandi. Con Untold, che ha debuttato nel 2020 alla Biennale di Venezia, le poliedriche artiste del collettivo Unterwasser sfidano le categorizzazioni, dando vita a un raffinato quanto vertiginoso gioco di ombre. Untold è un viaggio introspettivo tra i sogni e i meandri dell’inconscio, dove ci si scontra con blocchi, paure, segreti indicibili. E ciò che non può essere detto non può essere risolto, condizionando le nostre vite. L’illusione e lo svelamento dell’artificio convivono nella proiezione a vista di corpi e oggetti. Dall’ombra del rimosso gli elementi nascosti lasciano segni e messaggi, premono sulla superficie: chiedono di essere messi in luce.
Per contatti info@ablativo.it | 329 4022021, facebook.com/ablativo, instagram.com/_ablativo, sito web/ablativo.it, inizio spettacoli ore 20 (tranne il 21 gennaio, ore 21). Biglietto unico intero € 12, carnet n. 6 spettacoli € 57, possibilità di acquisto tramite carta del docente.
Dadadago