Tàlia si è addormentata è lo spettacolo andato in scena per il Festival di teatro XS di Salerno venerdì 9 luglio 2021 ospitato per l’occasione nel teatro dei Barbuti. Il soggetto attinge ad una delle versioni più antiche della fiaba La Bella Addormentata, inclusa, con il titolo Sole, Luna e Itàlia, ne Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille di Giambattista Basile (Trattenemiento quinto de la iornata quinta). Un racconto che con qualche tocco dark e sprazzi giocosi, tra l’onirico e il reale prevede figure arcane, inquietanti, dispensatrici di destini; l’eterna clessidra dell’esistenza, come direbbe Friedrich Nietzsche, viene sempre di nuovo capovolta. Nel testo, riccamente simbolico, la Bella Addormentata non si risveglia con un bacio, non incontra il principe, più che altro ne subisce nel sonno eterno le pesanti avances che la condurranno ad una inconsapevole duplice maternità. Lo scorrere del tempo scandisce i passaggi dall’infanzia alla maturità, una giovinetta diventa donna e madre, suo malgrado, prima preda di un uomo cacciatore che a sua volta sarà catturato in un eterno “e vissero felici e contenti”, mentre un’altra donna, destinata ad essere scalzata nel suo ruolo di moglie e regina, si confronta con l’invidia, la perdita della bellezza e del potere. La drammaturgia realizzata da Francesco Petti che è anche uno degli interpreti della pièce, insieme a Cinzia Antifona, Valentina Greco, si avvale pure di brani dialettali quasi integrali di Basile e nella messa in scena vi è un continuo scambio di ruoli. Non manca il retrogusto barocco: validissima allo scopo è una sorta di alta torre, realizzata da Domenico Latronico, di volta in volta castello, trono, clessidra, ruota che gira, spazio/luogo ora del tempo, ora della vicenda, cosi come molto immaginifici sono i costumi e gli oggetti di scena (per dire la Regina ha uno scettro che è un artiglio insanguinato, Tàlia è ingabbiata in una ampia gonna di ferro) che connotano l’atmosfera surreale e un po’ cruda, anche se il lieto fine è assicurato: “come si è sempre saputo se la fortuna viene scende dal cielo anche dormendo il bene”. Questi i punti di forza dello spettacolo che non potendo contare sull’originalità della trama, notissima a tutti nella versione edulcorata di C. Perrault, gioca molto sulla recitazione, sulla gestualità, sulla musica, sugli artifici scenici. Attori calati nei vari ruoli, ritmo andante ma non troppo, qualche ridondanza, varie letture possibili: antropologiche, psicanalitiche, nel complesso al pubblico è piaciuto.
Una produzione PolisPapin, musiche Francesco Petti e Carlo Roselli, Ninna nanna testo di Antonio Petti musicata da Melisma, scene e costumi Domenico Latronico.
Dadadago