Una calda serata estiva, un luogo incantato, una platea piena, ma distanziata, buona musica che ci aspetta, e quasi sembra di essere in altri tempi. E’ una bella occasione quella offerta al pubblico sabato 22 agosto 2020 nell’atrio del Duomo di Salerno, ovvero poter ascoltare un repertorio di arie corali tratte da opere liriche, note e meno note.
A dirigere sul palco il Coro del Teatro Verdi è il maestro Francesco Aliberti, con al pianoforte il maestro Lucrezia Benevento. Ben si sa quanto sia importante la funzione drammaturgica del coro nella struttura operistica: ora funge da commento alle vicende, ora è la voce delle masse, e non a caso tanti brani ad esso destinati nel tempo sono divenuti famosissimi.
Il giovane conduttore Aliberti che tra parentesi è anche pianista e clavicembalista, simpaticamente, introduce ogni singolo momento contestualizzandolo, introducendoci nelle atmosfere evocate dal canto, in un mini percorso dedicato soprattutto a Giuseppe Verdi di cui ascoltiamo il celebre Va pensiero tratto dal Nabucco (1842); oltre a Gli Arredi festivi che apre l’opera; O Signore, dal tetto natìo da I Lombardi alla prima crociata (1843); la stupenda La vergine degli angeli affidata alla solista Rosa Viggiani, tratta dalla Forza del destino (1863).
Non mancano brani tratti dalla Traviata come Noi siamo le zingarelle e Di madride noi siam mattatori; e il duetto di Alfredo e Violetta Libiam ne’ lieti calici, l’accentato Vedi le fosche notturne spoglie da Il trovatore (1853). Per un omaggio all’opera francese la scelta ricade su L’amour est un oiseau rebelle dalla Carmen di Bizet e nonostante le difficoltà dettate dalla situazione attuale che rende tutto molto complicato (vedi prove e distanze e mascherine e mille attenzioni) le interpretazioni giocano sui diversi colori vocali, sul giusto equilibrio tra le sezioni e solisti, e pur mancando l’apporto dell’orchestra, il Maestro salernitano, che attualmente collabora con il Teatro Carlo Felice di Genova, padroneggia le esecuzioni con grande vigore e precisione. La carrellata ci conduce all’inizio del Novecento con il Coro a bocca chiusa dalla Madama Butterfly di Puccini; il duetto cantato da Danilo e Hanna Tace il labbro e la balcanica Romanza della Vilja ambedue tratte da La vedova allegra di Lehar, per poi concludersi con una quaterna celebrativa della musica napoletana, con testi e musica che non hanno bisogno di nessuna parola, basta il titolo: ‘O sole mio, Funiculì funiculà, Reginella, Torna a Surriento.
La magia conquista: alto gradimento del pubblico, e l’appuntamento è per sabato prossimo qui al Duomo con il Maestro Daniel Oren e con il violinista Vadim Repim.
Dadadago