James Bond: anatomia di una spia
James Bond, l’agente 007 con licenza di uccidere, nasce dalla fantasia dello scrittore inglese Ian Fleming (1908-1964), che pubblica su di lui una dozzina di romanzi, da Casino Royale (1953) fino a L’uomo dalla pistola d’oro (1965) e qualche racconto.
L’agente 007 è bello, intelligente e colto. Atletico, Bond pratica con abilità tutte le arti marziali e usa con disinvoltura qualsiasi tipo di arma, con preferenza per quelle leggere.
Raffinato bongustaio, Bond parla perfettamente un’infinità di lingue e, soprattutto, ha un irresistibile fascino che esercita sulle donne durante le sue missioni, solitamente per sventare complotti di comunisti o di super-criminali che aspirano a conquistare il mondo, come Blofeld, capo dell’organizzazione criminale Spectre.
Questo è, molto in sintesi, il ritratto di un personaggio che con il suo fascino e la sua eleganza è stata, forse, la risposta britannica alla supremazia tecnologica USA.
Bond in tv…
Fin dal suo primo apparire, il cinema si interessa a Bond ma il crudo cinismo del personaggio e la complessità che avrebbe richiesto la produzione delle storie scoraggiano molti registi.
Lo scarso successo dell’unica trasposizione televisiva per la CBS (con Barry Nelson nei panni di Bond e di Peter Lorre in quelli di Blofeld) fa passare qualsiasi interesse fino a quando Albert R. Broccoli e Harry Saltzman comprano i diritti di tutti i romanzi e convincono la United Artists a produrre il primo film: “Agente 007, licenza di uccidere” (Dr. No, 1962)
…e al cinema
Saltzman e Broccoli decidono che Bond sia interpretato da un volto poco noto; per la scelta del protagonista, si affidano a un quotidiano londinese che pubblica delle foto di giovani attori, chiedendo ai lettori quale fosse quello più adatto per il ruolo.
La grande maggioranza sceglie il pressoché sconosciuto Sean Connery, attore scozzese con un passato di culturista, modello, ballerino e qualche trascurabile partecipazione cinematografica e teatrale.
Ma è a partire dal secondo “A 007, dalla Russia con amore” (From Russia with Love, 1963) e, definitivamente, con “Agente 007 – Missione Goldfinger” (Goldfinger, 1964), che il personaggio incontra il favore del pubblico, diventando in pochi anni un dominatore del box office, con un successo destinato a diventare planetario.

Sean Connery in una scena
Perché il successo di Bond
Le ragioni di uno dei più eclatanti e duraturi successi della storia del cinema sono tante.
Sicuramente contribuiscono il rilievo, dato allo spettacolo “puro”, una struttura narrativa serrata, senza tempi morti, la semplicità dei temi, una buona dose di cinismo, l’implicita rassicurazione data dalla costante superiorità dell’uomo su qualsiasi marchingegno o diavoleria tecnologica, l’impegno produttivo sempre più kolossal, con avventure ambientate in favolose location esotiche, la presenza di bellissime donne, di indovinati caratteristi e di una schiera di villain dalla dimensioni epiche che 007, inevitabilmente, sconfigge.
Il personaggio Bond nei film, rispetto ai romanzi da cui sono tratti, perde molto del suo razzismo ed acquista un’ironia assente nelle opere di origine, così come, con il modificarsi degli equilibri politici internazionali, caratterizzati dal timido clima di disgelo dei primi anni ‘60, il nemico da affrontare non è più unicamente il comunista di turno ma il super-criminale che vuole conquistare il mondo.
Bond, in fondo, è l’ultimo eroe di una tradizione romantica che, con notevole furbizia, miscela: cinismo, la nuova permissività figlia dei tempi, ironia, tradizionalismo e snobismo.
Sean Connery, il primo Bond
Naturalmente, però, gran parte del successo cinematografico si deve al suo primo interprete, Sean Connery, che conferisce a Bond una dose di ironia sconosciuta ai libri di Fleming, costruendo la figura di un agente segreto playboy, raffinato e intelligente.
Il volto di Connery diventa subito iconico, tant’è che, ancora oggi, è il primo interprete a venire in mente quando si nomina 007.
Connery, nei panni di Bond, diventa un mito, sia per il pubblico femminile, innamorato del personaggio, sia per quello maschile, che si identifica in lui.
Il fascino esercitato sul pubblico da Connery/Bond è una riuscitissima fusione delle caratteristiche del personaggio Bond con figura dell’interprete, anche se l’attore sottolinea sempre come lui e il suo personaggio abbiano ben poco in comune.
Connery interpreta i primi cinque film, poi lascia il ruolo all’attore australiano George Lazenby, che delude un po’ tutti con la sua prova in “Al servizio segreto di sua maestà” (On Her Majesty’s Secret Service, 1969).
Connery torna allora a vestire i panni di 007 in “Una cascata di diamanti” (Diamonds Are Forever, 1971), per poi lasciarlo a Roger Moore.
Nel 1983 Connery accetta infine di tornare nei panni di Bond in “Mai dire mai” (Never Say Never Again), un remake non ufficiale di “Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono)” (Thunderball), già interpretato dallo stesso Connery nel ’65.
Il film è prodotto da Kevin McClory, dopo varie vicissitudini legali legate ad una vecchia sceneggiatura scritta nel ’58.
In “Mai dire mai” la recitazione di Connery, ormai visibilmente maturo, seppure ancora di grande prestanza fisica e fascino, è caratterizzata da un’insuperata dose di ironia ed autoironia.
Connery, fra i divi del cinema europeo, è quello che meglio di ogni altro conquista un posto importante nell’immaginario planetario, lottando ad armi pari con le grandi star di Hollywood.
Il grande attore scozzese appare come il più antico ed il più moderno di altre star europee. Con la sua recitazione asciutta si avvicina all’eleganza di Gary Cooper ed allo stile di Cary Grant.
Ma la sua immagine ed il suo humour sono del tutto moderni, figli dei tempi.
Connery interpreta 007 sempre entrando e uscendo continuamente dal personaggio; compiendo sulla scena imprese strabilianti sembra dare al pubblico la sensazione di strizzargli l’occhio, quasi dicendogli “non preoccupatevi, è solo un film!”.
Abbandonato il personaggio di Bond, Connery, anche muovendosi quasi sempre nell’ambito di un cinema d’azione, fornisce sempre grandi prove attoriali, al di là della mera fisicità.
Rispetto ad altre star, Connery invecchia con la consapevolezza, sempre sul filo dell’ironia, di non doversi vergognare dei propri anni.
Le sue rughe, che accompagnano il passare del tempo, e la sua grandezza di interprete, diventano parte integrante del suo mito, che gli consente di essere considerato, in età avanzata ed ancora oggi, a distanza di quattro anni dalla sua scomparsa, come uno degli attori cinematografici più apprezzati al mondo.