Il Requiem di Mozart per Quartetto d’archi

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Sfugge a molti come la fama e la gloria di alcuni compositori sia in parte, se non del tutto legata al caparbio lavoro di un musicista di molti anni posteriore, che abbia dato il via ad una Renaissance; è valso per Johann Sebastian Bach grazie a Mendelssohn, ma in misura minore anche a Mozart, apprezzato durante la vita ma non fino a coglierne la genialità quasi sovrannaturale
Domenica alle 18, con prova aperta alle 16;  il Teatro di San Carlo propone la versione per quartetto d’archi del «Requiem, K 626» del sommo compositore salisburghese nella singolare trascrizione del compositore e medico austriaco Peter Lichtenthal nato nel 1780 nella odierna  Bratislava, e morto a Milano nel 1853, certo di proprio meno noto dello riscopritore di Bach.
Il dotto “dilettante” era venuto in contatto con la famiglia Mozart da bambino ed era rimasto in rapporti di amicizia con Constanze e i figli Franz Xaver e Karl, riuscendo anche a salvare alcuni manoscritti di Wolfgang dall’avidità della vedova, disposta a svenderne la paternità.
Nel 1802 Lichtenthal, da alcuni sopranominato “Megafono di Mozart”  dopo altre trascrizioni anche a scopo divulgativo di pagine del genio austriaco, si dedicava al «Requiem, K 626» incompiuto, realizzando la versione per quartetto, che fa salve le strutture contrappuntistiche, e persino le pone in risalto, nella esiguità lineare della strumentazione.
Sul palco del San Carlo saranno impegnati Daniele Baione e Filippo Dell’Arciprete (violini), Luca Improta (viola) e Aurelio Bertucci (violoncello), professori dell’Orchestra.

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