Signore e signori…Novecento

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Continua la programmazione del Festival di Teatro XS di Salerno, domenica 9 marzo 2025 è andato in scena Novecento di Alessandro Baricco, testo del 1994 che nasce come un monologo composto per Eugenio Allegri, per la regia di Gabriele Vacis.
Il testo bellissimo da cui Giuseppe Tornatore ha tratto La leggenda del pianista sull’Oceano è stato allestito dalla Filarmonica Orenese di Vimercate (MB).
Ad interpretarlo sul palco è stato Fabrizio Perrone che ne ha curato anche la regia assieme a Mattia Nodari.
Diciamolo subito, vuoi per la scrittura, fluida ed immediata, avvolgente e coinvolgente, vuoi per la delicatezza dell’insolito personaggio principale, vuoi per una recitazione senza sbavature, sicura e partecipe resa dall’attore impegnato in una narrazione che lo vede alle prese con i vari comprimari, lo spettacolo ha riscosso un grande successo.
La scena, costruita di volta in volta, nei vari momenti che scandiscono il racconto, con sgabelli, un grande avvolgi cavo di legno e poco altro, assieme agli apporti musicali che fanno parte integrante dello spettacolo, lo vede sempre impegnato, ad un ritmo incalzante, a caratterizzare con posture e cambi di registro vocale le vite che si materializzano davanti il nostro sguardo.
È un trombettista Tim Tooney, che per anni ha lavorato a bordo del piroscafo Virginian nell’Atlantic Jazz Band, che si esibiva principalmente per i ricchi della prima classe, a ricordare la leggendaria figura di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, giovane pianista di talento, “capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché”.
Tim fra traversate America/Europa andata e ritorno diventerà il suo migliore amico ed è con la sua voce che rievoca, ora che tutto è finito, la sua breve esistenza fantastica.
È la storia di un uomo che, come si scoprirà nell’epilogo, sospeso tra Oceano e le note vorticose della sua mente, terrorizzato dalle infinite possibilità che sembra offrire la vita, non scenderà mai dalla nave che lo ha visto nascere e abbandonato in uno scatolone, nemmeno quando ormai questa, dismessa e malridotta dopo la Seconda Guerra Mondiale, salterà all’aria, carica di dinamite.
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla quell’enormità, solo a pensarla? A viverla…”. “La terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo, è una musica che non so suonare”.
Incapace di scendere i gradini che lo avrebbero condotto in una realtà in cui “non c’era una fine”, di vivere i desideri (per salvarsi li ha incantati), Novecento sceglie il suo destino, legato indissolubilmente al Virginian, “dove il mondo passava, ma a duemila persone per volta”. Suggestiva, metaforica, ironica, la storia di Novecento rievocata dall’attore espande la sua eco melanconica anche a sipario chiuso.
A salutare il pubblico saranno, oltre all’enigmatico pianista, il vecchio Danny Boodmann, il marinaio padre adottivo, il cameriere, l’antagonista Jelly Roll Morton jazzista che verrà stracciato al pianoforte in un duello all’ultima nota, Tim che anche dopo aver lasciato la nave, ne conserverà sempre il ricordo e che quando “girava male tornava là sopra, in terza classe a sentire gli emigranti che cantavano l’Opera e il suo amico che suonava chissà che musica”, ovvero uno strepitoso, bravissimo Fabrizio Perrone che ha colto e sottolineato con la sua catturante interpretazione le molteplici sfumature e dei personaggi e del monologo che tra le righe emana bellezza e poesia.
Visto al teatro Genovesi, meritatamente applauditissimo.
Luci e audio di Mattia Nodari e Sara Biella, grafica Alessia Bonizzoni, video di Daniele Bruno.

Dadadago

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