«Tornerai!» Musica-Teatro inaugura il XVI Festival Nazionale Teatro XS

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La Compagnia dell’Eclissi ha inaugurato il 26 gennaio 2025 al Teatro Genovesi di Salerno la rassegna del XVI Festival Nazionale Teatro XS, al via domenica 2 febbraio con il primo dei sette spettacoli in concorso, ad Enzo Tota il compito del benvenuto agli abbonati, storici e non, ed ai presenti che hanno gremito la sala e della presentazione di “Tornerai! Parole e suoni del tempo di guerra (1940-1945)” spettacolo fuori concorso coprodotto da Blue Champagne e Compagnia dell’Eclissi e curato da Marida Niceforo e Marcello Andria.
Un raffinato e accattivante omaggio ai cento anni del servizio radiofonico, festeggiati nel 2024, ed agli ottant’anni dalla fine della seconda Guerra Mondiale, con musica dal vivo, testi recitati ed interpretazioni polifoniche, lo spettacolo teatral-musicale si è anche avvalso di originali audio dell’epoca, con le registrazioni curate da Marco De Simone e Roberto Lombardi, luci e fonica da Antonio Cuccia.
Il ricordo è delimitato al quinquennio 1940-1945 ed il titolo è una dedica al pezzo del Trio Lescano lanciato nel 1937 e ripreso da molti altri, celebre nei suoi accenti più nostalgici l’interpretazione di Carlo Buti, canzone che diventa presto simbolo dei soldati in partenza per il fronte e della Francia occupata dai nazisti nella sua versione francese.
In scena, da coprotagonista, c’è stata anche lei, una radio d’epoca, di quelle a valvole di radica o in legno per intenderci, che ha diffuso in sala melodie, proclami e suoni in audio originali, tra cui il famoso cinguettio dell’uccellino, divenuto un po’ il simbolo della radio stessa.
Durante la seconda guerra mondiale la radio è stata megafono di propaganda del regime e mezzo di ‘distrazione’ degli italiani, con le sue canzonette orecchiabili e di facile ascolto, ma con l’avanzare della guerra anche strumento di collegamento ed informazione militare, quindi di controinformazione e mobilitazione popolare, infine di resistenza a fianco delle truppe angloamericane di liberazione.
Il viaggio musicale ha inizio con “L’uccellino della radio” motivetto orecchiabile lanciato nel ’40 da Silvana Fioresi, mentre una grande euforia coglie i tanti italiani plaudenti all’annuncio il 10 giugno 1945 dell’entrata in guerra al fianco della Germania.
Il regime promette un’avventura militare breve e vittoriosa, e se l’ascolto delle radio estere è vietato, la radio ufficiale resta rassicurante e nasconde la realtà con benevolo tocco sulla spalla “canta che ti passa”. Gli artisti più in voga, il Trio Lescano ad esempio, l’orchestra di Pippo Barzizza, Alberto Rabagliati e Natalino Otto interpretano canzoni semplici ed orecchiabili, mentre Ernesto Bonino nell’estate del 1942 incide “A Zonzo”, leggerezza visionaria di un sogno al ritmo di swing che ad ascoltarla, oggi, è un commovente sogno/illusione di un tempo in cui tutto sarebbe tornato a posto, nel paese dell’amore e dell’eterna primavera. Anche “Ma l’amore no” dal ritmo slow e nostalgico, cantato prima in un film da Alida Valli, poi inciso da Lina Termini e nel ’43 interpretato dal grande Antonio Rabagliati avrà un grandissimo successo e sarà interpretato da molti artisti nel corso del tempo.
La Francia invece nel ’41 con il film Romance de Paris ha la sua icona, amante del jazz e dello stile swing, in Charles Trenet, ma alle melodie presto si sovrappone il messaggio radio del maresciallo Pietro Badoglio, 8 settembre 1943 è firmato l’armistizio e dovranno cessare immediatamente tutte le ostilità contro le truppe angloamericane. La radio ancora una volta, e forse ancor di più, tiene incollati all’ascolto gli italiani, destinati ad una nuova fase del servizio radiofonico, scoppierà infatti la “guerra delle onde” tra le stazioni radio controllate dalla Repubblica Sociale Italiana e quelle controllate dal  governo militare alleato, mentre partigiani e popolazione civile si uniscono nella  resistenza. Il servizio radiofonico diventa strategico, in sala  intanto risuonano gli enigmatici messaggi di Radio Londra sul reale andamento del conflitto, famosi “La gallina ha fatto l’uovo”, “La mucca non dà latte” o “Felice non è felice”. Anche se dal pianto al riso è così veloce, l’Ambra Jovinelli a Roma  vive degli spettacoli dell’avanspettacolo con scenette e monologhi, tra i mattatori Aldo Fabrizi e Nino Taranto con “Lulù” e “M’aggia curà” e grazie alla felice verve macchiettistica di Gaetano Fasanaro e di Felice Avella, entrambi ben calati nell’originale leggerezza e comicità dei personaggi, il pubblico presente può gustare una bella riproposizione. Si è tutti pienamente nel mood dell’epoca, oltre le canzoni anche attraverso i testi letti o recitati, sia la drammatica ritirata dei soldati italiani caduti in Russia siano le lettere dei condannati a morte, per queste ultime perfetto il refrain tra una lettura e l’altra di Lili Marlen, mentre Edoardo e la sua Napoli Milionaria faranno più volte capolino, evocando una città stretta tra la borsa nera e l’avidità negli affari, in uno sfacelo morale che va ben oltre le macerie materiali. Quelle macerie che nel ’45 un emigrante ha timore di trovare a Napoli, “Munasterio ‘e Santa Chiara” diventata così simbolo del dopoguerra, vibranti le emozioni nell’assolo di Marcello Andria che, con un’insospettabile resa vocale, si è fatto interprete di questo inno di rinascita per il Paese, salvo poi regalare al pubblico una vera chicca con l’omonima “La Romanze de Paris” di Trenet, tenera storia tra due ventenni innamorati. Memorabile la data del  9 maggio 1945 con Corrado, si proprio quello che diventerà un presentatore simbolo della TV, arriva ancora una volta dalla radio la “notizia straordinaria” e tanto attesa “la guerra è finita, ripeto la guerra è finita”. E ancora sentimenti contrastanti, in una sorta di follia collettiva gli italiani cantano un motivetto divertente e scanzonato, reinterpretato da tutti gli artisti in scena “Dove sta Zazà?! Uh, Madonna mia …” un po’ liberatorio e trascinante anche per il pubblico. La nottata però non è ancora finita, perché dopo ogni guerra la ricostruzione è dolore e fatica … ma si sa “S’ha da aspettà, Ama’. Ha da passà a’ nuttata! “. Un lungo fil rouge mai scontato, grazie ad un’attenta e rigorosa attività di ricerca e di costruzione della narrazione, un mix di leggerezza nell’ascolto e di evocazione drammatica delle atmosfere di guerra, sentimenti contrastanti, complementari ed indispensabili, fino all’ultimo, accarezzati da un repertorio musicale che oramai è parte del nostro immaginario collettivo; le parti recitate, a scenografia totalmente assente, hanno avuto la capacità di restituire piacere ed emozioni, ma anche tristezza e commozione per la tragedia consumata. Il pubblico ha applaudito con generosità e convinzione, un progetto non facile ma affrontato impeccabilmente da tutti, in ordine sparso Fulvio  Marino al sax e flauto, Marida Niceforo voce solista e tastiere, i coristi Luigi D’Andria, Andrea Iannone, Giampiero Pierro e Anna Dalfino, ed il contrappunto recitativo di Marcello Andria, Felice Avella, Gaetano Fasanaro e Laura Vitale, voci recitanti e anche cantanti. Vincente la scelta musicale, le scelte testuali e la curata realizzazione, il merito va agli ideatori e curatori, supportati egregiamente dall’intero cast in scena. Lo spettacolo, però, più che da raccontare è da vedere e ascoltare, non mancheranno le repliche, motivo in più per seguire il cartellone del XVI Festival Nazionale Teatro XS perché Tornerai! sarà certamente riproposto nelle date di qualche fine settimana, tra uno spettacolo e l’altro in concorso, e prenotarsi ne varrà davvero la pena.

Marisa Paladino

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