Una giostra di immagini intorno all’animo umano: Luisa Piglione

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Luisa Piglione: Eppure fiorire

«Natura e città sono le mie due case e ciò che più mi interessa della vita sono le persone …».
In due affermazioni nette l’artista visiva  torinese Luisa Piglione espone il proprio pensiero, solo apparentemente costruito su un ossimoro.
Natura e città sono forzate a dialogare sul tema della bellezza da individuare o da riprodurre in manufatti dell’uomo e questa visione supera il vulnus antropocentrico giudaico-cristiano che, ponendo l’uomo in posizione egemone, lo autorizza a disporre del creato a proprio piacimento.
L’antropocentrismo, unito ad un’iconografia del Dio maschio ha anche favorito il patriarcato e il maschilismo, come naturale condizione.
La prima personale è stata internazionale di Luisa Piglione, al Museo Nazionale di Arti Visive di Bishkek, capitale del Kirghizistan.  La mostra, intitolata «Diario segreto» , è dedicata alle donne vittime di violenza ed abuso domestici.
«Sono nata e cresciuta a Racconigi, un paese in provincia di Cuneo. La mia infanzia è stata scalza, libera – ha raccontato l’artista – Oggi vivo e lavoro a Torino. Natura e città sono le mie due case».
Piglione si è divisa per tutta la vita fra due grandi passioni, il disegno e la scrittura fino a quando ha scoperto che l’esigenza interiore di narrare trovava nell’illustrazione lo strumento privilegiato, collocando, non confinando, le parole a fare da cornice.
Però poi accade qualcosa ed è la stessa artista a raccontare: «Qualche anno fa ho tenuto un diario durante la malattia di una persona molto significativa nella mia vita. Alla sua morte è successo che d’improvviso mi sono ritrovata “senza parole”, come con una pagina bianca impossibile da scrivere. E’ stato allora che ho cominciato a dedicarmi maggiormente e, per un periodo, pressoché esclusivamente al disegno».

Luisa Piglione: Libero arbitrio

La prima commissione  a Piglione «Ritmo Sinusale» ha raccontato la storia di un padre separato e del rapporto con i suoi figli  e mostra una corda, curvata come un elettrocardiogramma, su cui egli salta insieme con i suoi bambini.
Con quell’opera l’artista ha intrapreso  il primo di molti intensi viaggi nelle vite degli altri e dentro sé.
«Di tutto, in assoluto, ciò che più mi interessa della vita sono le persone – aggiunge Luisa Piglione – nelle mie illustrazioni racconto l’umanità, a partire da me stessa, le esperienze ed i vissuti, i pensieri, i sentimenti che si agitano nel nostro profondo. La mia ricerca – conclude l’artista –  gira come una giostra attorno al perno luminoso del significato degli eventi nella mia e nelle vite degli altri».

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