Un abbraccio tra cori: Il Polifonico di San Gimignano in concerto a Napoli per l’Epifania

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Antonio Morelli

«La possibilità di stabilire un gemellaggio con un altro gruppo è senz’altro una tappa obbligata nella vita di un coro. É uno scambio a livello umano e un arricchimento al livello musicale, è la possibilità di condividere assieme delle emozioni, che si verifica quando si canta insieme dei brani, ed è anche la possibilità di allacciare dei rapporti tra i coristi. Credo sia un qualcosa che debba essere sempre facilitato e stimolato».

Così Antonio Morelli, direttore del Coro Polifonico di San Gimignano, una delle associazioni corali più longeve della Toscana, ci parla dell’idea di avere scelto di tenere, il prossimo 5 Gennaio, un concerto a Napoli, per chiudere i festeggiamenti che suggellano il trentesimo anno di attività del coro, da lui stesso guidato negli ultimi 20 anni.
Ad ospitarli sarà una delle più attive formazioni napoletane, il Coro della Pietrasanta di Rosario Peluso, che, in versione ensemble, parteciperà alla parte finale del concerto del 5, intitolato O Nata Lux, nella splendida Basilica di San Giorgio Maggiore, nel cuore della Napoli di via Duomo, alle ore 19,30.

«Il nostro coro negli anni ha realizzato vari gemellaggi, anche perché il luogo della città di San Gimignano, dove il coro si è costituito, fa un po’ da centro di attrazione. Ma, al  di là di questo, attraverso questi scambi si sono cementate anche delle forme di amicizia tra direttori e tra coristi».

Nato in una terra, la Toscana, dove la tradizione della musica corale è ancora molto viva, il maestro si ritiene fortunato per aver potuto sfruttare le opportunità offerte dal suo territorio:

«Il vantaggio di vivere in Toscana si è manifestato, quando ho cominciato a fare il direttore agli inizi degli anni’80, con la possibilità di frequentare dei corsi per aspiranti direttori di coro, soprattutto in due importanti istituzioni: la Scuola di Musica di Fiesole e la Fondazione Guido D’Arezzo.
La Toscana già negli anni ’80 rappresentava una centralità, un punto di riferimento importante per chi voleva avvicinarsi a questa professione, avendo a portata di mano scuole e direttori che potevano mettere a disposizione di tutti la propria professionalità e competenza».

Continuità, esperienza, motivazione sono le ricette che hanno tenuto insieme il gruppo in tutti questi anni e che hanno contribuito alla sua affermazione: il Coro è infatti molto attivo, soprattutto nelle province di Siena e Firenze, ed ha più volte effettuato gemellaggi con altri cori italiani, partecipando a rassegne e manifestazioni.

Quali gli obiettivi raggiunti?

«Intanto la continuità: la possibilità di vedere i coristi per le prove settimanalmente è importante, perché iniziando un lavoro è essenziale dare continuità alle varie fasi in cui esso si sviluppa. Poi la possibilità di avere un gruppo coeso, con persone molto motivate. L’organico del coro in tutti questi anni è cambiato in parte, ma lo zoccolo duro dei coristi  si è conservato e ha contribuito alla crescita del gruppo. Abbiamo avuto la possibilità di fare anche dei programmi tematici, concentrandoci soprattutto su autori o del Rinascimento e primo Barocco, come anche sul Novecento e sull’età contemporanea. Abbiamo avuto, inoltre, momenti molto significativi partecipando ad importanti rassegne corali e abbiamo potuto effettuare dei programmi più particolari, come ad esempio quello sui mottetti di Bach, lavorando anche con piccoli ensemble strumentali. Altri bei momenti sono stati la partecipazione a Dido ed Aeneas di Purcell, o i programmi sulla chanson del ‘900 che ci hanno dato la possibilità di eseguire autori come Debussy, Poulenc e Hindemith».

Ottimista per il futuro, il maestro ci lascia con una riflessione sull’attuale stato della coralità italiana:

«La situazione della coralità italiana mi sembra in questo momento positiva. Da un lato, le istituzioni si sono accorte dell’importanza che ha la pratica corale, per tanti motivi. Poi, si può registrare la presenza di tante figure direttoriali importanti a livello nazionale e il loro mettersi a disposizione nella formazione dei nuovi direttori. Ci sono ormai in Italia  tanti corsi per direttori di coro, mentre quando ho iniziato io ce n’erano pochissimi in tutta Italia. Oggi ci sono anche formazioni giovanili di ottimo livello. Credo sia importante garantire un futuro ai cori, quindi la formazione di cori giovanili può far sì che ci sia un punto fermo nel futuro della coralità italiana».

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