Andato in scena in forma di concerto sinfonico-corale al Teatro Massimo Bellini di Catania nel marzo scorso per la Stagione Sinfonica ed in coproduzione col Teatro Stabile, Peer Gynt, il capolavoro del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen – scritto nel 1867 tra Casamicciola e Sorrento – con le celeberrime musiche di Edvard Grieg , torna sabato 29 e domenica 30 giugno alle 20,45 al Palazzo della Cultura, la location estiva condivisa da entrambi gli Enti . Le masse artistiche del Bellini dirette dal Direttore ospite principale del Teatro , il giovanissimo maestro bielorusso Vitali Alekseenok ( maestro del Coro Luigi Petrozziello) e il cast di attori del Teatro Stabile, daranno vita ad un bellissimo dialogo tra arte drammatica e musica sinfonico-corale, con parti recitate e cantate in italiano, seguendo la riduzione drammaturgica di Sergio Sablich con alcune integrazioni del dramma originale e la versione ritmica italiana di Sirio Scacchetti. Il soprano solista, cui è affidata la tenera e struggente Canzone di Solveig, è Marily Santoro; intervengono anche i soprani Martina Licari, Patrizia La Sala, Piera Bivona (le tre Mandriane). La folta schiera delle voci recitanti annovera Franco Mirabella nel ruolo del titolo, con Rita Abela, Giorgia Boscarino, Franz Cantalupo, Pietro Casano, Marcello Montalto, Rita Fuoco Salonia. Le luci sono di Gaetano La Mela. La regia è di Alessandro Idonea.
L’obiettivo dell’operazione condotta dal Bellini e dallo Stabile è di esaltare il significato profondo dell’opera siglata da Ibsen e Grieg. Peer Gynt è un personaggio che emana un fascino ambiguo, in cui si fondono i tratti caratteriali del “puro folle” Parsifal e la determinazione di Ulisse di perseguire la conoscenza. L’umana odissea delle storie picaresche si riconfigura nel solco del folklore nordico, fiabesco e mitologico. All’inizio giovane e scanzonato visionario, Peer sogna ad occhi aperti attraversando un’esistenza errabonda, ora gratificata ora offesa dal destino. Bugiardo e incantatore, manipola la madre Åse con il racconto immaginario delle proprie imprese; dongiovanni impenitente seduce donne all’altare e schiave esotiche, infrangendo la dimensione spazio-temporale per trascorrere dai fiordi e dai boschi nordici al deserto egizio e al mare marocchino e le coste del Marocco. Una ricerca che sarebbe dannazione se su di lui non vegliasse l’amore della fedele Solvejg, che lo salverà raccogliendone l’ultimo respiro e confermando il proprio amore ad un eterno ragazzo, giunto alla fine di un immaginifico Bildungsroman.