È l’artista più acclamata dagli amanti della musica contemporanea: Barbara Hannigan, conosciuta in tutto il mondo per le sue originali quanto superbe interpretazioni degli autori dei nostri giorni, sarà ospite del Teatro San Carlo di Napoli il prossimo 11 Maggio, alle 20, con un recital dedicato alla musica di Olivier Messiaen, Aleksandr Skrjabin e John Zorn, accompagnata dal pianista Bertrand Chamayou.
Per il suo debutto al Massimo napoletano, il soprano canadese eseguirà i bellissimi Chants de Terre et de Ciel , scritti da Messiaen nel 1938, e Jumalattaret di John Zorn, che le è valso il prestigioso premio Abbiati dopo la sua esibizione al Festival di Spoleto dello scorso anno.
Al pianoforte di Bertrand Chamayou è invece affidata l’esecuzione di Poeme Nocturne op. 61 e Vers la Flamme di Aleksandr Skrjabin.
Oltre alla tenerezza suscitata in lui dalla nascita del proprio figlio Pascal e dei sentimenti rivolti alla propria moglie, la violinista Louise Justine Delbos, detta Claire ma da lui chiamata affettuosamente Mi, i Chants des Terre et de Ciel di Olivier Messiaen esprimono, in verità, la profonda religiosità dell’autore, che riteneva che la musica dovesse essere soprattutto testimonianza di fede.
Di qui la sua continua trascendenza dagli elementi naturali a quelli sovrannaturali, che lo portò a scrivere diversi cicli di canti dedicati alla Terra, al Cielo, agli Angeli, all’Amore e alla Morte, culminati nel Catalogue des Oiseaux, e nella fantasia Oiseaux Exotiques, singolari lavori strumentali dedicati al canto degli uccelli.
Poème nocturne, op. 61 è una composizione del 1911 e segna l’allontamento di Skrjabin dalla scrittura tonale. Vers la Flamme, con le sue tremolanti introduzioni e i suoi tritoni sovrapposti che aggiungono un senso di indeterminatezza al suono, occupa la parte centrale del programma.
Tra gli ultimi lavori pianistici del compositore russo, costantemente alla ricerca di corrispondenze tra suoni e colori armonici, la sua stesura risale al 1914.
Brano finale della serata, Jummalattaret, del visionario John Zorn, ispirato al poema finnico Kalevala, in cui si narra la saga degli eroi mitologici della terra finlandese, costituisce una difficilissima prova per la voce di Barbara Hannigan, intessuto com’è di arditissimi salti, vocalizzi che non lasciano spazio al respiro ed improvvisi cali di tensione preceduti da vertigini assolute, ma è ipotizzabile che la cantante, icona della musicalità contemporanea e non nuova ad esecuzioni più che virtuosistiche, non deluderà le aspettative degli ascoltatori.
Angela Caputo