Di questa Tosca abbiamo già parlato su queste pagine 3 Allestimenti in 6 anni (pandemia nel mezzo): Tosca a Bologna è di casa, pertanto andremo diritti al sodo.
Eh sì, perché lo scorso Luglio ne avevamo avuto un assaggio prima della tournée estiva che ha portato le note di Puccini e l’orchestra del TCBO diretta da Oksana Lyniv nel paese del Sol Levante.
La curiosità ci ha spinto a rivedere questa Tosca non memorabile.
Non sia mai che i fiori di pesco ed il tempo l’avessero fatta maturare in un frutto dolce e succulento. Se era questa l’aspettativa (o quantomeno una speranza non supportata dalla ragione), è andata disattesa. Ma, come per la recita dello scorso luglio, non siamo difronte ad un’operazione completamente deludente. Anzi, nonostante ne conservi gli stessi difetti congeniti (e diversi pregi), preferiamo questa recita primaverile al suo prodromo estivo. Bando alle ciance, lo spieghiamo in cinque perché:
- Perché nonostante la regia di Giovanni Scandella sia povera di elementi e di coraggio non è mai sbagliata. Dimentichiamoci le scene opulente degli allestimenti più ricchi o riletture ardite. Questa Tosca è ancorata alla tradizione, c’è tutto quel che ci deve essere ma non c’è nulla di più. Less is more? Nulla di così filosofico, crediamo che sia stata solo una questione di budget a frenare l’estro di Manuela Gasperoni. Belli i costumi di Stefania Scaraggi.
- Perché c’è Lyniv. Non c’è nulla da fare, con lei questa orchestra suona maledettamente precisa. Sembra quasi che la formazione orchestrale si sintonizzi con il carattere e gli umori della sua condottiera. Forse manca un po’ di sentimento nel suo Puccini. Vabbè, ognuno ha il carattere che ha e va sempre bene.
- Perché la prova dei cantanti è convincente. Giannattasio ha la sua solita eleganza e padronanza. Se nelle salite in alto deve sempre chiedere qualcosa allo strumento, nella parte centrale e bassa del registro è meravigliosa. Roberto Aronica è un Cavaradossi a cui non si può rimproverare nulla se non un timbro naturale ed un fraseggio che non sempre ammicca al fascino. Lo Scarpia di Gabriele Viviani, invece, si impone sul palco per voce e presenza scenica.
- Perché, sebbene la partitura non permetta al coro di lanciare il solito salvagente, la formazione diretta Gea Garatti Ansini come al solito c’è
- Perché Tosca è Tosca
Ciro Scannapieco