Kuro Tanino, regista teatrale e drammaturgo giapponese, è di scena al Bellini dal 21 al 25 febbraio con la messa in scena dello spettacolo “Fortress of smile”.
Tanino, nasce in una famiglia di psichiatri ed egli stesso si dedica alla psichiatria prima di abbracciare la passione per il teatro.
Il gruppo teatrale da lui fondato si chiama “Nina Gekian Penino” (letteralmente “compagnia teatrale in Gekidan Penino).
Il suo è un approccio surrealistico e le sue opere si sviluppano attraverso l’uso di storyboard all’interno dei quali si muovono personaggi e creature fantasiose in un design meticoloso e colorato.
Il regista nipponico si inserisce, a pieno titolo, nella “Bubble Japanese Generation” degli anni ’80, periodo nel quale lo sviluppo economico produce una bolla economica che apre il Giappone alla cultura in tutte le arti visive.
Influenzato dal metodo di Marcel Duchamp di creare miniature delle sue opere e portarle con sé, Tanino considera le sue scenografie e le sue opere come immagini completamente formate, organizzando gli artisti come parti di un’installazione o tableaux.
La sua serie di spettacoli “Hakobune” (arca) è stata messa in scena nel suo appartamento e prevedeva set elaborati nonostante le dimensioni anguste. “Frustrating Picture Book for Adults” (2008) è stato successivamente messo in scena anche in altri paesi europei mentre “The Room, Everyone Knows” (2012) è stato rappresentato in America nel gennaio 2014 ed è stato messo in scena anche in Europa.
Per “Il frustrante libro illustrato per adulti” il palco era diviso in piattaforme superiori e inferiori, con la parte superiore abitata da due donne anziane, una con la faccia di maiale e l’altra con la faccia di pecora. Nella stanza dal soffitto basso del set, c’è un tronco che perfora il soffitto e un altro tronco che perfora il pavimento tra il livello superiore e quello inferiore. Nel livello inferiore un giovane in uniforme da studente veniva legato a uno degli alberi, facendolo eiaculare quando l’albero veniva accarezzato dal “maiale” o dalla “pecora”. Poi mangiavano il liquido bianco che usciva dall’albero.
Nello spettacolo “Fortress of smiles”, la sua attenzione è puntata su due piccoli e malconci appartamenti adiacenti in un villaggio costiero.
Sono queste due stanze iperrealistiche a fare da set a due storie parallele e intrecciate.
Da una parte, alcuni vivaci pescatori si incontrano per bere e divertirsi; dall’altra, un’anziana signora, aiutata dal figlio e dalla nipote, fa i conti con la vecchiaia e la solitudine.
Seguendo la routine immutabile di queste vite, gradualmente ci rendiamo conto che qualcosa sta cambiando. Un plot che sembra quasi aver ispirato il film “Perfect Days” di Wim Wenders laddove il ritmo ripetitivo della storia lascia intravedere piccoli e significativi cambiamenti che coinvolgono lo spettatore fin quasi a fargli desiderare i giorni perfetti del protagonista.
Lo spettacolo, poetico e radicale sospeso tra umorismo e situazioni surreali, è in giapponese con sovratitoli in italiano e in inglese e sarà in scena dal 21 al 25 febbraio al Teatro Bellini
Ritratto d’interni del giapponese Kuro Tanino al teatro Bellini
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