Due donne star della musica saranno protagoniste al Teatro di San Carlo domenica 19 novembre alle 19: la direttrice d’orchestra finlandese Susanna Mälkki e il soprano campano Maria Agresta.
In programma la «Sinfonia n. 1 in re maggiore “Titano”» di Mahler, preceduta da «Ah, perfido!, scena e aria per soprano e orchestra, op. 65» di Beethoven e «Infelice! Già dal mio sguardo, op. 94» di Mendelssohn.
Intercorrono 11 anni tra la prima e l’ultima versione della Sinfonia n.1 di Gustav Mahler, dal 1888 a Budapest al 1896, esecuzione a Berlino, ma affidata alle stampe nel 1899 a Vienna, mentre i primi appunti possono farsi risalire addirittura al 1884.
Oltre un decennio costellato di ripensamenti sui titoli dei singoli movimenti e persino sulla stessa definizione della partitura, se poema sinfonico o sinfonia con programma
Anche il numero dei tempi fu soggetto a riduzione da cinque a quattro, con la soppressione di un Andante collocato originariamente in seconda posizione, mentre l’organico orchestrale veniva ampliato.
Tra il nuovo avanzante dei post-wagneriani sostenitori dei una musica compenetrata nel teatro e i brahmsiani favorevoli ad un’autosufficienza della musica, Mahler di viene a trovare, per di più da direttore d’orchestra, in una difficile posizione.
Nel clima di incertezze viene coinvolto anche il titolo della Sinfonia in re maggiore, che successivamente l’autore correda del sottotitolo di “Titano” ispirato da un romanzo dello scrittore Jean Paul.
È in qualche modo legato alla storia del San Carlo «Ah, perfido!”, op. 65, Scena ed Aria» di Beethoven datato 1805, ma composto tea il 1795 e il 1796 e destinato, de non dedicato al soprano praghese Josepha Duschek, virtuosa che poteva vantare di avere ricevuto in dedica un’aria da concerto anche da Mozart: «Ah, lo previdi, K. 272».
Il recitativo della scena beethoveniana fu stato mutuato da «Achille in Sciro» di Metastasio, che, musicato da Sarro, aveva inaugurato il Teatro San Carlo.
E ancora a Metastasio si deve il testo di «Infelice! Già dal mio sguardo, op. 94», di Felix Mendelssohn Bartholdy, a riprova di una longevità del valore dei libretti del poeta cesareo.
Se al Teatro di San Carlo la musica si coniuga al femminile, ancora riferendoci a Metastasio che lo inaugurò, è in gran parte dovuto all’irridente avversione per i cantanti evirati manifestata dal monarca cui il tempio dell’arte è dedicato, Carlo di Borbone; il Massimo napoletano, necessità virtù, divenne rapidamente teatro prediletto delle primedonne che, nella stagione del belcanto, da Rossini a Bellini, passando per Donizetti, donarono a Napoli una nuova primavera musicale, dopo i fasti del Settecento.
Angela Caputo