Il concerto finale della settima edizione del Premio Alberghini alza l’asticella e non perché avessimo aspettative modeste. Più volte scritto di questo concorso su queste pagine e se continuiamo a scriverne e a raccontarne ogni anno l’evoluzione è perché se ne riconosce il valore artistico e sociale. E quando, ogni anno, pensiamo che si sia arrivati ad un apogeo per un concorso che trae forza dalla connotazione regionale, veniamo smentiti dai fatti. Non è piaggeria affermare che il livello del concerto di chiusura di questa settima edizione abbia superato le aspettative per qualità esecutiva.
Domenica 7 Maggio, nella splendida Sala Bossi del Conservatorio G.B. Martini, abbiamo assistito a nove esibizioni ed ognuna di queste ci ha in qualche modo sorpreso. Ricchissimo il programma con ben 13 giovani artisti sul palco scelti tra i 25 vincitori. Ma non si pensi che la giovane età dei musicisti abbia inficiato il risultato artistico, anzi. Tutti i musicisti hanno dato prova di talento regalando momenti di assoluta qualità. Segno che il premio punti all’eccellenza attraverso la valorizzazione delle eccellenze del territorio. I giovanissimi della Cat. A, a dispetto dell’età, hanno colpito per precoce maturità esecutiva. Leo Cosimo con Stitencron Ventura al Violino, Matteo Addivinola al flauto e le sei corde della chitarra di Tancredi Burza sono stati bravissimi. Forse, per qualcuno, l’emozione è stata una compagna dispettosa, senza diventare troppo molesta. Ma non è questo il punto. Soprattutto per i giovanissimi è veramente troppo presto pronosticare una scintillante carriera musicale. Questo è un momento di gioco e di educazione all’impegno. Di certo il talento non manca ma se non dovessero diventare musicisti, basterebbe che conservassero nella vita adulta la passione che li anima oggi. Sarebbe ad ogni modo un successo. Per loro e per chi – come i promotori “dell’Alberghini” -crede nel futuro.
Ovviamente, al crescere dell’età degli interpreti, sale la qualità delle esecuzioni fino ad arrivare a punte di eccellenza nella categoria F. Le esecuzioni di Ekatherina Chebotareva alle prese con un ostico Sergej Rachmaninov e del Satèn Saxophone Quartet sono una spanna sopra le altre. Non chiamiamoli giovani, si tratta di bravi musicisti che stanno calcando con successo la strada della professione. Non da meno il duo violoncello e pianoforte di Monica Righi e Ivan Maliboshka. Nel mezzo le esibizioni della categoria C e D dove si sono distinti Tommaso Galletti, la brava Emma Bertozzi e Valentino Caico.
C’è soddisfazione nelle parole dei direttori Cristiano Cremonini e Filippo Mazzoli, che da anni credono in questo progetto «Forse il momento più bello per noi direttori artistici, coincide con la fase più delicata e complessa del concorso: le Selezioni. Tutti noi siamo stati ragazzi ed abbiamo vissuto le ansie e le paure di un’audizione, del momento del giudizio. In quella particolare circostanza, dove la tensione generale spesso “si tagliava col coltello”, avremmo desiderato trovare un luogo confortevole e un clima famigliare. Un semplice saluto, una battuta, una mano sulla spalla… ogni piccolo gesto di attenzione nei nostri riguardi, poco prima, avrebbe potuto fare la differenza, allontanando la paura e migliorando il nostro rendimento. Da sette anni ci adoperiamo affinché i nostri ragazzi possano trascorrere con serenità e passione questa esperienza».
Il risultato è stato possibile per la sinergia di molte istituzioni pubbliche e aziende private. Il progetto, patrocinato da Regione Emilia-Romagna e Città Metropolitana di Bologna, ha ricevuto il sostegno di altri partner: da Lions Clubs International, a Emil Banca Credito Cooperativo e molti altri soggetti privati. L’orgoglio del risultato è nelle parole della Sindaca di Castelmaggiore Belinda Gottardi, referente per le politiche culturali dell’Unione Reno Galliera, commenta: “possiamo ritenerci più che soddisfatti Il premio Giuseppe Alberghini si è inserito con successo nella rete di rapporti che regolano conservatori, istituti e scuole di musica della regione“.
Siamo certi di riascoltare tutti gli artisti su altri palcoscenici, come già è capitato con molti vincitori e partecipanti delle precedenti edizioni. Se questo è solo un primo passo è nella giusta direzione.
Ciro Scannapieco