Nuda: il dualismo onirico e realistico dell’essere

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Al Teatro municipale Verdi di Salerno è in scena dal 19 al 21 gennaio 2023, «Nuda», spettacolo ideato da Daniele Finzi Pasca che ne cura la regia e il disegno luci; le musiche sono di  Maria Bonzanigo, scenografia e accessori sono a cura di Hugo Gargiulo, i costumi sono disegnati da Giovanna Buzzi, Video Designer è Roberto Vitalini per Bashiba.com.
Un vero e proprio team creativo realizza uno spettacolo onirico, ricco di citazioni, emozionale, dove la narrazione è un intreccio immersivo in un “metaverso” della scatola teatrale.
“Connessi” all’oggetto/spettacolo risultano gli interpreti, quattro donne Melissa Vettore, Beatriz Sayad, Jess Gardolin, Micol Veglia e un uomo Francesco Lanciotti.
Come presentato dal regista Daniele Finzi Pasca, «Nuda» è ispirato al suo omonimo romanzo,  intrecciato con una messa in scena permeata dalle idee esposte in «Über das Marionettentheater» di Heinrich von Kleist. Kleist preferiva le marionette all’attore perché avevano il vantaggio «di non essere soggette alla forza di gravità (…) Della pigrizia della materia di questa fra tutte le proprietà la più avversa alla danza, le marionette non sanno nulla perché la forza, che le solleva in aria, è maggiore di quella che lo incatena a terra.»
Quindi per Kleist la marionetta, priva come è della materialità della vita, agisce in uno stato di grazia che le consente di riconquistare in teatro il paradiso perduto.
Tutto lo spettacolo, sia con le parole che con le azioni che con messa in scena, ha riproposto il dentro/fuori la rappresentazione: gli attori/danzatori sono performer dello spettacolo e al tempo stesso spettatori.
Daniele Finzi Pasca realizza una lunga riflessione sugli opposti che non sono nient’altro che la doppia faccia di una moneta e che non possono esistere da soli: la vita e la morte, perbenismo ed anticonformismo, materia e antimateria, ragione e follia, remissione e aggressività, notorietà e anonimato.
Dal romanzo il racconto autobiografico di due sorelle gemelle, dalla nascita alla morte in infinite esperienze, nella continua ricerca l’una dell’altra, in una danza vorticosa e ascetica.
Due gemelle complementari, lo yin e lo yang, la conformista e l’irriverente, la santa e il diavolo, colei che costruisce e l’altra che distrugge.
Una frase tratta dal romanzo mantra nello spettacolo, ripresa all’inizio di ogni nuova sezione della vita «Sono la prima di due gemelle. Mia sorella nacque vestita, uscì dalla pancia di mia mamma con una tunichetta immacolata. Io sono nata nuda, sporca, con gli occhi appiccicati. Mi tenevano nelle braccia quando apparve mia sorella, che arrivò al mondo facendo tanta sorpresa, e a me mi lasciarono cadere sul pavimento. Forse è per questa ragione che appena ho potuto coprirmi mi sono appiccicata addosso tutta un’armatura, e nuda a me nessuno mi ha più vista.»
Il loro primo ricordo il vento, l’aria che le ha ricoperte alla nascita. E nell’aria fluttuano le danzatrici aeree, doppi delle attrici, esprimono la leggerezza dei corpi antitetici delle parole rotolanti pesanti, il cui unico scopo è il suono che producono.
Lo spettacolo si lascia sfogliare su diversi livelli, percependoli in modo complessivo.
Il racconto della nascita è accompagnato da una marionetta che ricorda Petruška, la marionetta che nel buio del carrozzone aspetta di animarsi e prendere forma, di poter vivere le proprie emozioni, e quella marionetta alla fine del racconto assume la propria indipendenza, come un attore che non vuole eseguire le indicazioni del capocomico ma affrancarsi.
E Petruška diviene Nijinsky – Clown di Dio. Similmente le due gemelle e con loro tutta l’umanità nell’innata gioia della danza,  possono esprimere sé stessi autonomamente. La marionetta si  libra nell’aria, affrancata  dal peso del corpo, ma  empia delle emozioni della vita e della morte.

 Tonia Barone

Foto di Viviana Cangialosi

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