Il violino di Giuseppe Gibboni e la chitarra di Carlotta Dalia regalano agli spettatori napoletani una magnifica serata all’Auditorium Scarlatti del Conservatorio di San Pietro a Majella, con la quale l’Associazione Domenico Scarlatti diretta dal maestro Enzo Amato, ha inteso celebrare, all’interno del Festival del ‘700 Musicale Napoletano, il passaggio di Paganini a Napoli.
«Ci ha uniti la musica e la musica continua a tenere saldo un rapporto tra noi – racconta Giusepppe Gibboni – ci siamo conosciuti fin da bambini e la passione è divampata in occasione di un concerto che tenevano insieme».
La presenza di Paganini a Napoli è durata circa un lustro, dal 1816 sl 1821, anni vissuti tra salotti, ambienti politici segreti mazziniani, alcove, palcoscenici, accademie, liuterie e corderie napoletane, assai stimate dal virtuoso.
Non di meno Paganini si confrontò con un’accreditata scuola chitarristica, che avuto in Ferdinando Carulli e Mauro Giuliani due autentici giganti delle sei corde, benché meno profeti in patria di quanto meritassero.
Il soggiorno napoletano, con frequenti viaggi a Roma, fu favorito dal virtuoso di violoncello Gaetano Ciandelli, allievo e amico del sulfureo Niccolò.
Dopo una non onorata promessa di matrimonio con la tredicenne, il virtuoso partì da Napoli all volta di Parma e poi di Vienna. Sul periodo napoletano di Paganini è calata, forse per quelle simpatie mazziniane, un semi oblio, squarciato dao lavori di Enrica Donisi e di Luigi Sisto.
Il concerto dell’8 Dicembre, che ha preso vita in una Napoli già affollata di turisti, ha celebrato, già a partire dal programma, il mito del violinista, violista e chitarrista che stipulò, a suo dire, un patto con il diavolo per diventare eccelso nel suonare e famoso per la sua bravura.
Nella performance tre dei suoi Capricci più difficili, (N.1, N.5 e N.24), tutti ugualmente improntati all’esecuzione virtuosistica, che richiedono un’impostazione tecnica veramente solida e priva di incertezze.
Gibboni, musicista che ha riportato il Premio Paganini in Italia, li ha eseguiti con tocco impeccabile, ma, si potrebbe dire, in completa tranquillità, con una sorta di leggerezza ineffabile che caratterizza l’incedere del suo archetto sulle corde. Intonatissimo anche nei passaggi più difficili, il giovane salernitano affronta con naturalezza ogni difficoltà, senza per questo risultare freddo, ma riuscendo in ogni momento a coinvolgere chi lo ascolta. Insieme a lui in palcoscenico, la chitarrista Carlotta Dalia, che ha eseguito in duo la Sonata Concertata e da sola il «Capricho Aràbe» di Francisco Tarrega e il «Capricho de Goya XXIII dall’ op. 195» di Mario Castelnuovo – Tedesco.
La seconda parte del concerto è stata interamente dedicata ad Astor Piazzolla, figura di spicco della musica argentina, ma ormai eseguito autore nei repertori di musica classica. «Inverno Porteño», dalle Four Seasons of Buenos Aires, e i brani «Bordel», «Cafè» e «Night Club» da «Histoire du Tango», composizioni di per sé già dense di sentimento, che hanno affascinato il pubblico, benché forse troppo votate alla compostezza, per altro eccellente, nella esecuzione chitarristica. Gran finale con la «Campanella» ed un bellissimo «Cantabile» che chiudono il concerto tra le acclamazioni entusiaste del pubblico presente.
Angela Caputo