S. Giovanni a Carbonara riapre alla città svelando i propri capolavori

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L’antropologo Marino Niola ha detto che Napoli è una città più facile da riconoscere che da conoscere.
Il racconto polifonico che offre, infatti, è ricco di mille battiti ancestrali e per conoscerla occorre sorvolare il folklore e penetrare nella sua anima più antica. Ed è in questa ricerca di valorizzazione della memoria dei luoghi che appare un vero miracolo il restauro, realizzato in appena 18 mesi, di alcune parti della Chiesa di San Giovanni a Carbonara a Napoli.
Parliamo di un “unicum” architettonico, vero e proprio tempio gotico, per il quale si è realizzato un prezioso intervento di restauro. L’altare Miroballo, le facciate protette dallo scalone settecentesco di Sanfelice, l’attigua Cappella di Santa Monica e la cappella Castropignano sono state riportate all’antico splendore.
La Chiesa ha riaperto, così, le sue antiche porte nel corso di una cerimonia che ha visto presenti il Sindaco Manfredi, l’arcivescovo Domenico Battaglia e l’assessore alle mobilità e alle infrastrutture del Comune di Napoli  Edoardo Cosenza.
Manfredi ha sottolineato, nel suo intervento, l’importanza di prendersi cura della bellezza restituendo ai cittadini e ai turisti un luogo che è stato, nel passato, crocevia di storia capace di far incontrare popolani e intellettuali. In questo senso va anche il pensiero di don Mimmo Battaglia che ricorda come i nobili decidessero di farsi seppellire in quella che era la chiesa amata dai reali.
Non solo luogo di sepoltura, la trecentesca San Giovanni a Carbonara “ha ospitato – ricorda l’arcivescovo – una scuola per i servi dei nobili oltre a essere un luogo di aggregazione sociale”.
Al pensiero di Manfredi fa eco quello di Cosenza che sottolinea l’importanza di un restauro che rappresenta una grande occasione per rilanciare e valorizzare un’area storica e l’intero quartiere. Indubbiamente, l’occasione offre spunti di riflessione per ripensare il monumento come una sorta di chiesa-museo in grado di attrarre i turisti.
L’architetto Giovanna Krauss, dei Beni Culturali, si sofferma sul fatto che la chiesa rappresenta un gotico perfetto dal punto di vista strutturale e per questo autentico gioiello di ingegneria.
«Il monumento versava in uno stato di degrado molto avanzato con la presenza di numerose croste nere sulla facciata. Il lavoro di recupero ha permesso di riscoprire la policromia e la bianchezza dei marmi».
A parlare è il coordinatore dei restauri Claudio Napolitano che, supportato da un gruppo di abili restauratori, ha seguito minuziosamente i lavori svelando una bellezza che emoziona. Un lavoro appassionante capace di eliminare i segni del tempo perché “i luoghi d’arte vanno curati costantemente”.
Il Sindaco conferma, infine, la necessità di intervenire con una rivisitazione della porta est della città; quella, per intenderci, che da San Giovanni a Carbonara giunge sino al Centro Direzionale. Questo “non-luogo” per il quale, improrogabilmente, le istituzioni devono impegnarsi a ridisegnare il futuro dei grattacieli svuotati dalla fuga delle grandi aziende.
In questo senso, arte e cultura potrebbero davvero rappresentare un valido motivo per allontanare il degrado e stimolare nuove e possibili iniziative di sviluppo.

Franco Milone

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