Ci sono due cittadine che hanno la Puglia come comune denominatore. Un giorno accade che una compagnia teatrale di Fasano “Colpo di maschera”, molto legata al territorio, si lascia ispirare da un grande artista conterraneo di Polignano a Mare per un suo progetto teatrale, nasce così “Il sogno di Domenico”. Non è difficile capire che l’artista in questione è il grande Domenico Modugno, una carriera unica che ha fatto volare le note dei suoi successi in tutto il mondo. A lui Gerry Moio, autore dello spettacolo, si ispira dando voce al “racconto semiserio di uomini col desiderio di volare” (come è riportato anche nel sottotitolo), un teatro musicale fatto di e monologhi interpretati dallo stesso autore, con interessanti arrangiamenti, chitarra e voce di Demy Ditano e con la regia di Mimmo Capozzi che crea la necessaria tessitura tra parole e note.
Il 3 aprile 2022 nell’ambito della XIII edizione del Festival nazionale Teatro XS Città di Salerno lo spettacolo è andato in scienza, con le giuste dosi di leggerezza, ironia e riflessione, gli stacchi musicali di canzoni reinterpretate, sul filo della nostalgia e dell’emozione, ad offrire al folto pubblico presente un lavoro dai vari piani di lettura. L’omaggio al repertorio del grande Mimmo nazionale è un filo conduttore attraverso il quale, percorrendo la sua storia, l’autore e interprete narratore Gerry Moio accende il riflettore non soltanto sui suoi successi musicali, ma su alcune parole che la storia di Modugno suggerisce con prepotenza. Successo, libertà, amore, nostalgia ne muovono il sogno, costituendo la parte più vera dell’intreccio tra vita e arte di questo eterno sognatore, dalla notorietà costruita faticosamente, anche con lunghe attese e di ripiegamenti, come quando l’aspirazione di diventare attore ha dovuto cedere il passo all’accettazione di conduzioni radiofoniche, giusto per guadagnare, nel mentre ricopriva soltanto piccole parti in una serie di film.
Ci sono però anche gli incontri fortunati e la canzone che si affaccia inaspettata, due quadri di Marc Chagall nel 1957 saranno l’”idea giusta” che gli cambia la vita, infatti con Franco Migliacci come coautore scriverà la canzone Nel blu dipinto di blu (o Volare) che trionferà a Sanremo nel 1958, diventando una delle canzoni più conosciute nel mondo. Lo spettacolo, sull’onda di questi suggerimenti, dà spunti autobiografici al racconto, mentre il grande Mimmo e quei promettenti anni ’50 e ’60, fatti di passioni autentiche, intrise di fiducia e di impegno, contrastano con l’effimero dell’oggi ed il trash di produzioni senza storia. Il conformismo, oggi tornato di moda, impallidisce rispetto all’autentico amore per la libertà espressiva coltivato da Modugno, oggetto in qualche caso anche di tagli e censure. L’uomo in frac ne è un esempio, il verso “ad un attimo d’amore che mai più ritornerà” fu sostituito con “ad un abito da sposa, primo ed ultimo suo amor” perché la censura televisiva non ammetteva che si parlasse di amore in quel modo, preferendo un esercizio creativo più morigerato. Il “meraviglioso rivoluzionario della musica italiana” poeta, artista, attore ancora prima che cantante, anche con le sue capacità interpretative, è un vero contagio per lo spettacolo, il suo autore infatti innerva la narrazione con una forza ed un ottimismo che si avverte, vivo e coinvolgente. Si sorride, ci si emoziona, si scoprono pieghe di vita che restano più in ombra mentre si vorrebbe spiccare il volo sulle ali della passione, ci si accosta più riflessivi ad una realtà che non è quella che vorremmo, ma che potremmo migliorare. Nel complesso lo spettacolo ha una sua originalità in quanto l’aspetto biografico è trattato con curiosità, una buona alchimia tra narrazione e musica ha il favore di una voce e una chitarra, quelle di Demy Ditano, che hanno reinterpretato Modugno con una giusta carica emotiva – Demy Ditano all’occorrenza anche simpatica spalla di Gerry Moio – mentre l’attore che è anche coautore del testo ha virato al meglio qualche incertezza recitativa riagguantando l’energia che, crediamo, sia l’anima migliore che lo spettacolo trasmette, leva necessaria per dare corpo ai sogni.
I sogni che ad un certo punto sono di tutti, non soltanto di Domenico, ma anche dei due artisti in scena, del regista e un poco di tutti noi che abbiamo applaudito sul finale, apprezzando tanta buona musica e la leggerezza dell’atmosfera, non ultime le suggestive note di L’uomo in frac, una delle più poetiche e famose canzoni del grande Domenico.
Marisa Paladino