Il Signor Bruschino bolognese è un burbero che piace

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All’inizio dell ‘800 la “farsa” era un genere molto in voga. L’atto unico, che non prevedeva laboriosi cambi di scena, unitamente a parti vocali non raffinatissime,  aiutavano a riempire i cartelloni anche dei teatri più piccoli.
Così giovani autori facevano palestra e sbarcavano il lunario.
Non fa eccezione un giovane Rossini che scrisse “Il Signor Bruschino”, poco più che ventenne per il teatro Moisé di Venezia, ultima di cinque opere. Di lì a breve, avrebbe avuto un grande successo e abbandonato le piccole sale. A dire il vero, il Bruschino veneziano fu così un fiasco che dopo una sola recita venne cancellato dalla programmazione.
Nonostante l’avvio disastroso il titolo non è andato perduto e, nel tempo, è stato proposto dai più importanti teatri al mondo. Last but not least il Teatro Comunale di Bologna.
La prima dello scorso 19 Febbraio 2022 ha riscosso unanimi consensi dalla sala, non un tripudio, ma una sincera ed onesta approvazione.
Le premesse erano buone; la produzione di Barbe & Douchet aveva interessato critica e pubblico allo scorso Rossini Opera Festival pesarese.  Eravamo molto curiosi per questa recita felsinea.
In effetti la visione prospettica di questo bruschino è svelta. Il centro è occupato da una barca ormeggiata dove avvengono gli eventi mentre il pubblico spia gli accadimenti dal mare.
La trovata dell’imbarcazione è brillante: come spiega l’intervista riportata sul programma di sala, il diritto marittimo permette ai due giovani di contrarre matrimonio valido in mare senza grossi intoppi. Bravi.
Del libretto è opportuno parlare.
Anche questa volta, quello del TCBO si distingue sia per contenuti – sempre vari e di livello- che per estetica. Il lavoro fatto per definire un’identità grafica alla stagione, anche quest’anno è a dir poco eccezionale.
Se una buona prima impressione rende tutto più semplice, Il Deh, tu m’assisti, amore iniziale fa capire che la strada per i due amanti è in salita.
Pierluigi D’Aloia e Hasmik Torosyan, rispettivamente Florville e Sofia, hanno approcciato questa introduzione con l’incerta imprecisione del troppo amore.
Fortunatamente, questa storia d’amore – che poteva finire sul nascere – ha ricevuto sostegno e supporto dal resto del cast. Francesca Cucuzza è una Marianna solida che si lascia apprezzare per voce e presenza scenica.
Giorgio Caoduro è un Gaudenzio protettivo che sostiene la sua protetta Sofia nell’avvio claudicante e la benedice nel tripudio della fine. Dovrebbero pagargli da bere e dovrebbero aggiungere un bicchiere (ovviamente pieno) anche per Simone Alberghini nel ruolo eponimo. Ottima la sua interpretazione scenica e vocale del burbero padre. Bravi gli altri: Gianluca Margheri nei panni di Filiberto, Manuel Amati negli sciagurati panni di Bruschino figlio e –  ultimo ma non per ultimo –  del Commissario Enrico Iviglia.
Michele Spotti, conferma la sua fama di eccellente bacchetta dirigendo un’orchestra, quella del TCBO, sempre più avvezza agli episodi rossiniani.
Questo “Il Signor Bruschino” regala un’ora e mezza di piacevole spensieratezza. Chi è abituato ad una maggiore opulenza, forse, sarà rimasto con l’amaro in bocca. Ma in fondo il segreto dell’amore è la semplicità.
Cento di questi …..spettacoli!

Ciro Scannapieco

Foto Andrea Ranzi

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