Vi siete mai chiesti che profumo abbia la luna? Lo confesso, pur volgendo spesso gli occhi al cielo, irretita dalla sua bellezza, questa domanda non me la sono mai posta. Però secondo gli astronauti sembra che l’odore della polvere lunare sia simile a quello della polvere da sparo e Maria purtroppo lo ha annusato e non se ne libererà mai più.
In scena al Teatro Genovesi di Salerno sabato 19 febbraio 2022 ha debuttato in prima assoluta “L’odore della luna”, lo spettacolo scritto da Marco De Simone, giovane autore che vanta già esperienze apprezzate nell’ambito teatrale, prodotto da Campania Danza in collaborazione con la Compagnia dell’Eclissi.
L’intera vicenda narra, in vari momenti temporali, la storia di Maria, ora piccola bimba curiosa e sognante cresciuta dalla nonna burbera e pragmatica, ora donna che attraverso un cammino le cui tappe sono molto terrene e materiali, acquisisce spessore e consapevolezza, sacrificando alla realtà la sua innata innocenza.
In un materico paesaggio burriano, molto scarno ma fortemente straniante, si intessono i fili della sua vita cominciata in un profondo sud, muretti di calce, donne col capo velate, pregiudizi antichi e voglia di fuggire. La dimensione interiore di Maria trova conforto nella contemplazione dell’astro lucente che le suscita stupefatti interrogativi, nell’affetto parentale, negli incontri candidi con Tanuzzo, suo compagno di scuola ma un giorno, inaspettatamente, tutto cambia e Maria si ritrova, valigia alla mano, da una zia, a “rompersi le ossa da un’altra parte”, come operaia in una cotoniera. Il tempo scorre e per caso la ragazza rivede Tanuzzo e come si ama la luna, senza poterci fare niente, si ritrova in balia di un amore totalizzante, idealizzato, nutrito dalla fiducia incondizionata, senza malizia alcuna e dunque destinato ad essere puntualmente disilluso. Tanuzzo non è più il bambino che sognava di essere un cantante famoso, ma un poco di buono invischiato in giri loschi. La terra è il posto in cui siamo costretti stare, la luna è lontana col suo profumo di polvere da sparo e la protagonista, attraverso disvelate e cocenti prese di coscienza taglia quei fili che la proiettavano oltre i confini del suo mondo, (forse) pronta a ritessere le trame dell’esistenza con una sofferta maturità. Tutti ad un certo punto della nostra vita ci ritroviamo cresciuti…
La scrittura teatrale che si serve anche di un dialetto meridionale, affidata all’interpretazione di Elena Starace, ha un andamento abbastanza scorrevole, sviluppandosi tra squarci di vita vissuta e narrazione, con i momenti migliori condensati nelle riflessioni intime del personaggio femminile, interpretato con molto pathos espressivo dall’attrice, già nota al vasto pubblico. Dignitosi, ma inevitabilmente oscurati dalla sua presenza incisiva e dalla sua recitazione che plasma in maniera convincente l’universo intensamente disarmante di Maria, troviamo Roberta Greco che è la cugina Rosetta e lo stesso Marco De Simone alla chitarra classica, per il commento musicale live e nei panni di Tanuzzo.
In questo allestimento raffinato ed essenziale, la musica svolge un ruolo fondamentale, attingendo a ragione al repertorio spagnoleggiante, con le tipiche tonalità minori poeticamente evocanti introspezione e paesaggi melanconicamente assolati. All’azione si integrano fuori campo le voci di Elio Amedeo, Chiara De Vita, Lina Vizzini e Lillo Zarbo. I movimenti scenici sono coreografati da Antonella Iannone, la scenografia funzionalmente statica e monocromatica è di Rosario Memoli, la regia che è di Marcello Andria opta per un taglio drammaturgico organico, privo di orpelli, che non solo rende fluida la trama, giocata tra quotidianità e riflessioni, ma colora con tinte delicate il dramma e la fatica dell’anima della protagonista di approdare alla realtà.
Applauditissimo in prima battuta, lo spettacolo sarà replicato domenica 20 febbraio 2022 ed il fine settimana successivo (26-27 febbraio).
Da vedere.
Dadadago