Ad aprire l’edizione numero 13 del Festival Nazionale XS città di Salerno è un testo di un autore canadese Patrick Quintal che già dal titolo si prospetta inquietante: Kraken (favola alla deriva), tradotto da Eva Franchi ed interpretato dalla compagnia ‘Teatro dei Dioscuri’ affidato alla regia di Antonio Caponigro.
Pur se non appartiene alla nostra cultura l’enorme piovra che emerge dal mare portando orrore e distruzione, la figura cupa e malefica del mostro norvegese Kraken è abbastanza conosciuta (solo per dire, vedi la graphic novel di Pagani e Cannucciari ed altri riferimenti cinematografici e letterari).
Anche in questo testo dal mare, archetipo antico e simbolo dell’inconscio, arriva un uomo alla corte del re Isidoro, sovrano millantatore di eroiche gesta, in realtà una creatura sofferente, pavida e malaticcia. E qui, a corte si compie, in atmosfere oniriche e tetre, suggerite dai giochi di luce, la guarigione prima del re e poi del suo popolo.
L’uomo che vive su di una barca che dice di chiamarsi Kraken si nutre del dolore degli individui, liberandoli dal male, rendendoli leggeri e svuotati, con il suo abbraccio li solleva dall’ombra junghiana elargendo benessere, e a sua volta diviene specchio che riflette e rifrange le malvagità e le storture delle persone che cura. Figura dalle mille forme il Kraken si lega indissolubilmente alle sue creature, e porta nell’abisso di quel mare in cui vive l’anima nera di ognuno, ma senza non è possibile vivere, e la devota Basilia, che fomenta la morte del mostro, verrà uccisa dal suo re. Lo spettacolo con cui la compagnia campana ha vinto recentemente il 74esimo Festival Nazionale d’Arte Drammatica di Pesaro, ruota dunque su questa vicenda, povera di azione ma riccamente simbolica, che sembra sancire l’impossibilità di separare gli opposti che abitano la nostra psiche.
Il compito affidato agli attori Emiliano Piemonte (re Isidoro), Azzurra Liliano (Basilia) e Antonio Caponigro (Kraken) è di ricreare con una recitazione, a volte vagamente intellegibile, atmosfere oniriche, che appartengono a quella sfera intima e indicibile che da sempre gli uomini cercano di comprendere. Tra i protagonisti, che hanno comunque dato prova di una equilibrata performance, citiamo l’interpretazione di Caponigro, misurata e melliflua, seducente e convincente, espressione scenica di “quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima”, che fa da contraltare a quella di re Isidoro, qui reso abbastanza realisticamente nel suo malessere fisico e “agito” da forze contrastanti come si conviene ad ogni disturbato caratteriale.
Registicamente lo spettacolo con una scenografia essenziale ma evocativa, un gioco di luci e una scelta musicale molto appropriata asseconda il testo, che si presta per come è strutturato a molteplici rimandi psicologici e morali, denso di significati metaforici e, seppur gli interpreti reggano la scena, non manca qualche momento di stasi.
Sala gremita per la prima piece del Festival e tiepida l’accoglienza del pubblico al teatro Genovesi domenica 13 febbraio 2022.
Dadadago
Foto Maurizio Mansi ®