È noto a coloro che conoscono il jazz che Lennie Tristano non amasse le case discografiche e rifuggisse la commercializzazione della propria musica.
Per questo il pianista, nonostante i dischi incisi per la Capitol o per la Atlantic, registrava spesso la sua musica nell’appartamento in cui viveva a New York, non disdegnando affatto le possibilità sonore che i registratori a bobine dell’epoca gli offrivano, ma dimostrandosi, al contrario, assolutamente emancipato nelle incisioni e privo di pregiudizi compositivi.
Ciò che Tristano inseguiva caparbiamente nelle sue splendide improvvisazioni, forse memore dei suoi studi al Conservatorio di Chicago era, infatti, la creazione di una linea espressiva che risultasse fluida e non troppo definita, che il più delle volte conservava alcune delle caratteristiche ritmiche e armoniche del jazz, ma, quasi sempre, si innestava su di un tessuto contrappuntistico, pur conservando lo stile improvvisato.
Fu per questo definito dalla critica un pianista cool, termine che forse non voleva indicare uno stile freddo, ma probabilmente faceva riferimento alla fluidità della sua musica.
Vero è che Tristano fu dal punto di vista pianistico e compositivo il più ardito sperimentatore della sua epoca, perennemente all’inseguimento della più grande libertà espressiva, al punto tale che molta critica ha voluto vedere in lui non solo il tramontare dello stile bop, ma anche il nascere dello stile free, che sarebbe esploso almeno un decennio dopo le sue ricerche.
Ad oltre trent’anni dalla sua morte, Mosaic Records e Dot Time Records salutano il 2022 con un progetto dedicato al genio pianistico di Lennie Tristano. Un cofanetto di 6 CD dedicati alle personal recordings effettuate dal 1946 al 1970. In edizione limitata, la raccolta include anche un’introduzione scritta dalla figlia del pianista, Carol, e note e commenti ai brani di Lennie Popkin, tra i migliori allievi di Tristano. Popkin ha curato anche il mastering, recuperando incisioni su vinile, nastri e registrazioni dal vivo, tra le quali quelle realizzate all’Half Note Club negli anni ’60. Queste ultime musiche non sono state studiate, né composte, ma semplicemente suonate e registrate nel vivo delle improvvisazioni .
Ben 74 brani, corredati da molte fotografie inedite, incisi con varie formazioni, dal trio con Billy Bauer e Arnold Fishkin allo storico sestetto con Lee Konitz e Warne Marsh, alla splendida solitudine con la quale il pianista esprime la profondità del suo pensiero musicale, come già avvenuto in altri album registrati in studio, quale ad esempio New York Improvisations, in trio con Peter Ind e Tom Weyburn.
Ancora una volta, Tristano stupisce per lo stile particolarmente raffinato, fatto di fantasie che spesso si innestano su un semplice walking bass creando percorsi, mai rettilinei, che affabulano l’ascoltatore, oppure si muovono su più piani dialogando con gli strumenti a fiato e raccontando storie che regalano a chi ascolta intense emozioni.
Angela Caputo