“Senza Hitler” al Teatro dei Barbuti di Salerno

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Dopo la lunga interruzione dettata dalla pandemia, a Salerno si è concluso venerdì 23 luglio 2021 il Festival di Teatro XS (edizione 2020) organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi.
Lo spettacolo presentato nello spazio all’aperto del Teatro dei Barbuti, forse uno dei migliori in concorso, ha un testo particolarmente scomodo che ruota per circa un’ora e mezzo in una dimensione parallela alla storia così come la conosciamo tutti.
L’autore
Edoardo Erba immagina e ricrea un personaggio il cui nome evoca morte e distruzione, collocandolo negli anni cinquanta.
Senza Hitler, nell’allestimento della Compagnia degli Evasi inverte il corso degli eventi reali: il giovane Adolf viene ammesso all’esame dell’Accademia di Belle Arti e realizza il suo sogno, anche se la sua fama non decolla ed i suoi quadri sono orrendamente pieni di vittime e sangue, di personaggi sofferenti e urlanti, da girone infernale. Vecchio, tremante per il Parkinson, mezzo accasciato, frustrato nelle aspettative di gloria, solo con la devota e bistrattata Eva/Nicoletta Croxatto, modella, cameriera, amante, infermiera, dolce e adorante, viene intervistato da Anne/Lucia Carrieri, una rampante giornalista emergente del Frankfurten Zeitung.
Con una recitazione alla Actor’s Studio, totalmente immedesimato
Andrea Carli (nei panni del pittore) vomita parole di odio per l’arte “degenerata” del Novecento sostenendo che Picasso è un’invenzione dei critici e che Mondrian dipinge quadretti colorati; esterna il suo antisemitismo, il suo rancore nei confronti di tutti, in un contesto socio politico in cui la guerra l’hanno scatenata i cantoni svizzeri, Stoccolma è la capitale dell’Europa uscita da un trentennio di pace, l’olocausto non è avvenuto, e in Italia Mussolini è ancora al potere, sul punto di essere sostituito dal governo Togliatti.
Successivamente, ora Adolf ed Eva sono sposati, ricompare la ragazza che non fa più la giornalista ed il testo si intreccia con verità storiche, proponendo un finale che non riveliamo. Marginale, ma non privo di significato metaforico, sulla scena allestita secondo il gusto del tempo, appare talvolta un sergente di polizia (
Riccardo Avanzini) molto accomodante.
La regia attenta e lineare di
Alessandro Vanello restituisce il clima provocatorio del testo, mentre il gioco di luci curato da Luigi Gino Spisto, fa sì che i personaggi siano spesso in un ambiente dai toni cupi.
La consulenza musicale è affidata a
Daria Pietrapiana e tra gli attori svetta per intensità, presenza (e resistenza!) Andrea Carli che unisce alle capacità interpretative una fisicità molto studiata del suo personaggio.
Calorosi gli applausi del pubblico, ora non ci rimane che aspettare i risultati della giuria che premierà a breve lo spettacolo migliore, la miglior regia e gli attori più bravi.

Dadadago

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