Standing ovation per Repin e Oren “Sotto le Stelle”

0

Il penultimo appuntamento della programmazione del Teatro Verdi di Salerno sotto le stelle, nel Duomo arabo normanno sabato 29 agosto 2020 è stato un autentico successo, vuoi per il luogo che magnificamente accoglie gli spettatori, vuoi per il repertorio accattivante quasi monograficamente dedicato a Mozart, vuoi per i protagonisti. Ospite dell’Orchestra Filarmonica e del suo direttore Daniel Oren è stato il violinista russo Vadim Repin, un virtuoso noto per la sua tecnica indiscussa, leggero e potente, preciso e scattante, dal suono meraviglioso, insomma un artista da ascoltare assolutamente e di cui cogliere il virtuosismo,  l’arcobaleno dei suoi colori strumentali, il pathos del suo fraseggio e molto altro.
Il giovanile Concerto per violino in Sol maggiore, K. 216 di Mozart, strutturato in Allegro (sol maggiore), Adagio (re maggiore), Rondò. Allegro (sol maggiore) ha già raggiunto un equilibrio tra lo strumento solista e l’ espressività della musica, in cui gli effetti brillanti del violino sono subordinati alla idee musicali, la scrittura ha già superato la dicotomia Solo/Tutti per distendersi in un dialogo orchestrale, lasciando ampie cadenze riservate all’interprete (vedi quella del primo movimento) e la splendida pagina centrale dal carattere vocale, intimo, dove il solista è sostenuto dai violini in sordina e dal pizzicato degli archi gravi. La regia di Daniel Oren che guida l’Orchestra, preparata e precisa è sempre attenta, e l’esecuzione ne conquista in nitore e lirismo, in briosità e senso ritmico, impreziosita dal tocco elegante di Repin in ottima sintonia con l’organico strumentale. Alla fine sono applausi, applausi e applausi e due bis apprezzatissimi: le temibili acrobazie delle variazioni sul Carnevale di Venezia di Paganini con i lievi pizzicati degli archi che accompagnano il solista indiavolato e L’aria di Lensky dall’opera Eugene Onegin di Tchaikovsky, un Adagio sostenuto e doloroso in mi minore. A parte l’incursione nel fatato mondo mendelssohniano con la Danza dei contadini (Allegro molto) e la Marcia nuziale (Allegro vivace) da Sogno di una notte di mezza estate, la rimanente parte del concerto è tutta orchestrale ed ancora mozartiana con la più popolare tra tutte le sue Sinfonie ovvero la n. 40 K. 550 in sol minore, ancora oggi oggetto di studio per il suo carattere inquieto ed inafferrabile.
Organizzata in quattro movimenti Molto allegro (sol minore), Andante (mi bemolle maggiore), Minuetto e trio. Allegretto (sol minore), Allegro assai (sol minore), è un susseguirsi di stati interiori, e come dice Paumgartner si ritrovano una “vigorosa energia nel primo tempo, massima intensità emotiva nel secondo, vittoriosa affermazione di vita nel Finale”, in cui (sosterrà Einstein) gli svolgimenti tematici sono come tuffi negli abissi dell’anima.
La lettura del maestro Oren enfatizza con precisione attacchi e contrasti dinamici, mentre l’orchestra lo asseconda in un’interpretazione quasi preromantica, che valorizza la portata emotiva, gli slanci malinconici, le audaci modulazioni celate tra le pieghe della partitura.
A chiudere si bissa la intramontabile Marcia nuziale con i suoi gioiosi bellissimi colori.

Dadadago

Stampa
Share.

About Author

Comments are closed.