Nella lunga notte illune da cui oggi l’umanità sembra essere avvolta, un canto ne rischiara le ombre, ricordandoci ciò che a volte tendiamo a dimenticare, e che Dostoevskij ne L’idiota sentenzia per bocca del principe Miškin: “La bellezza salverà il mondo”.
Frase celeberrima, spesso citata a sproposito, la cui traduzione italiana nasconde però un’imprecisione semantica: col termine russo красота non s’intende il valore della “piacevolezza estetica”, legato ai canoni instabili di ciascuna epoca, bensì il concetto di “grazia”, filosoficamente affine all’armonia pitagorica. Un equilibrio matematico, ossia universale, che raggiunge la sua forma più perfetta nel linguaggio musicale.
Alla musica, massima espressione armonica, spetta dunque soccorrere l’umanità affranta.
E quale armonia più grande di un canto notturno per flauto e pianoforte?
Le voci di questi due strumenti s’intrecciano nel disco Chant dans la Nuit, inciso dal flautista ravennate Filippo Mazzoli e dalla pianista francese Nathalie Dang, interpreti di assoluto rilievo sul palcoscenico internazionale, la cui intesa produce sonorità soffuse, ricche di eleganza e di sublime delicatezza, che sembrano quasi raggiungerci dopo aver viaggiato per terre evanescenti.
Il titolo dell’opera, emblematico in tempi così incerti, deriva da un’omonima composizione di Albert Seitz: qui l’eroe greco Filottete, abbandonato dai compagni sull’isola di Lemno, rievoca il ricordo della patria eseguendo una nostalgica melodia per flauto.
Filottete a Lemno sospira, abbandonato.
Il flauto, sotto le dita dell’eroe rassegnato,
piange e canta in riva al mare dove l’onda egea
viene a morire portando con sé il rimpianto della Grecia lontana…
Sono versi di Sofocle, tratti dalla tragedia Filottete, che aprono anche la partitura di Seitz.
Chant dans la nuit, pubblicato a maggio con la storica etichetta Dynamic Records, è una raccolta di brani composti nel cuore sognante della Belle Époque, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando graziosità, leggerezza esotica e un’incantevole malinconia ammantavano lo spirito delle arti, in particolare della musica e della pittura, cullando il desiderio di benessere sociale ed ignorando il disastro bellico che di lì a poco avrebbe travolto le nazioni.
Alla base del disco vi è un decennale lavoro di ricerca, condotto da Mazzoli presso la sezione musicale dell’antica Bibliothéque Nationale di Parigi. Numerosi gli spartiti riemersi dopo un secolo di silenzio: complessivamente, su cinquecento composizioni venute alla luce, diciassette sono confluite nel progetto, tredici delle quali incise per la prima volta.
«Questo disco è un omaggio ai più importanti flautisti francesi vissuti in quel periodo, alcuni dei quali famosi ancora oggi, come Paul Taffanel e Philippe Gaubert, e ad altri meno conosciuti ai giorni nostri ma all’epoca molto rispettati e ammirati», spiega il M° Mazzoli. «È anche un intenso lavoro dedito alla riscoperta di un repertorio nascosto che andava riportato alla luce mettendone in evidenza l’indiscusso valore artistico».
Diverse caratteristiche accomunano i compositori raccolti in Chant dans la Nuit. Alcuni di loro, respirando la vitale e feconda aria parigina, coltivavano legami diretti con autori più celebri come Ravel o Debussy, e una gran parte orbitava intorno alle società musicali nate in Francia durante il periodo, quali la Societé Nationale (1871), la Societé Musicale Indépendente (1909), la Sérénade (1931) e la Triton (1932). Molti di questi musicisti avevano inoltre partecipato al prestigioso Prix de Rome, borsa di studio istituita dallo stato francese, che offriva ai vincitori la possibilità di perfezionarsi presso l’Accademia di Francia a Roma. Altrettanto significativa, tra i nomi inseriti nel disco, la presenza di due valide compositrici, Lili Boulanger e Hedwige Chretién, di laborioso talento ma a lungo dimenticate.
Varie presentazioni-concerto, in Italia e all’estero, accompagneranno il lancio di Chant dans la Nuit.
Il primo evento, intitolato Soir sur la plaine – Il flauto nella Belle Époque, si terrà sabato 29 agosto, alle ore 18.30, presso la cinquecentesca Villa Salina-Malpighi, poco distante da Bologna, nell’ambito del cartellone Bologna Estate 2020.
A seguire, due presentazioni in programma a Parigi: una presso la Bibliothéque Nationale, dove tutto è cominciato; l’altra presso l’Istituto Italiano di Cultura.
Emanuele Arciprete