La vocazione teatrale della Piazza del Plebiscito è innegabile, e ormai da decenni viene continuamente confermata dalla sua capacità di fungere da palcoscenico e da platea per spettacoli, tra loro molto differenti, ma in generale uniti dal carattere musicale. Un palcoscenico bifronte, in cui l’emiciclo porticato della chiesa di San Francesco da Paola o il lungo fronte rettilineo del palazzo reale non solo si fronteggiano, ma sono entrambi pienamente in grado di svolgere il ruolo di quinte di fondo di un ideale palcoscenico. (Paolo Mascilli Migliorini).
E così, sabato 25 luglio alle ore 20,15 su quel palcoscenico naturale che abbiamo detto essere Piazza del Plebiscito, nel cuore pulsante della più teatrale città del mezzogiorno, abbiamo potuto assistere alla prova generale aperta dell’Aida di Giuseppe Verdi. Nonostante l’esecuzione in forma di concerto, le procedure di sicurezza dettate dalla recente emergenza sanitaria, il distanziamento puntualmente osservato tra i musicisti impegnati nonché tra gli astanti, il clima che si respirava era quello di un’attesissima grande soirèe, benché si trattasse di una prova. “In questo primo cartellone estivo della rinascita, alcuni dei titoli più amati del repertorio lirico e sinfonico con le massime stelle del firmamento canoro dei nostri giorni.” (S. Lissner, Sovrintendente Teatro San Carlo).
“Non è certamente agevole, in questi giorni di luglio disporsi a comprendere se siano il teatro e la musica ad uscire dalla loro casa solenne, nata sontuosa, ferita e rigenerata nel tempo con forme ancora più sorprendenti, oppure sia la città, nella sua geografia più formale, ad aprire le braccia per accogliere qualcosa di straordinario che, nel profondo del suo vissuto, ha sempre saputo appartenerle.” (Marco Valentini, Prefetto di Napoli).
“Il tutto rientra nell’ambito del progetto “Campania Regione Lirica“, un programma culturale di qualità che la Regione Campania ha voluto realizzare per il Teatro di San Carlo, nell’ambito dello straordinario impegno finanziario di oltre 10 milioni che l’amministrazione ha deciso di confermare, nonostante i recenti eventi. Un impegno qualitativo e finanziario che in questo momento non ha eguali nel resto del paese.”( V. De Luca, Presidente RegioneCampania).
“Il progetto offre la possibilità di assistere alle opere liriche o agli spettacoli di musica classica all’interno di contesti architettonici e paesaggistici di grande suggestione, noti e al tempo stesso rassicuranti.” (Luigi La Rocca, Soprintendente Belle Arti, Comune di Napoli).
Raffinata nel ruolo del titolo Anna Pirozzi che al carattere eroico ha preferito quello sentimentale, il soprano ha alternato a filati precisissimi, pasta di voce consistente e a tratti timbricamente tagliente. L’attesissimo Radamès di Jonas Kaufmann non ha deluso le aspettative in fondo, soprattutto nella prima parte ha padroneggiato con sicurezza i propri mezzi interpretativi, solo verso il finale il tenore ha tradito un certo affaticamento.
Carismatica e dotata di eccellente volume e di bel timbro l’antagonista Amneris, Anita Rachvelishvili. Il troppo frequente ricorso alle risonanze di petto non ha sempre giocato a vantaggio della gradevolezza e della proiezione dei suoni. Calibrato, forse un po’ troppo, l’Amonasro di Claudio Sgura che conosciamo invece per la gamma poderosa delle sonorità e per la generosità dell’interpretazione, forse, per così dire, ingabbiate nella staticità dell’esecuzione da concerto. Tutti davvero eccellenti e degni di menzione i comprimari: Roberto Tagliavini | Ramfis, Fabrizio Beggi | il Re d’Egitto, Gianluca Floris | un Messaggero, Selene Zanetti | la Sacerdotessa.
Non condivisibile la scelta delle parti e dei leggii in scena, pratica da oratorio.
Puntuale la direzione, affidata alla bacchetta di Michele Mariotti, a cogliere e sottolineare le sfumature di una partitura riletta e restituita nella precisa ottica di una filologia musicale più rispettosa e moderna. L’orchestra ha fatto un lavoro prudente, qualche difficoltà registrata nella sezione archi. Il coro del San Carlo, preparato da Gea Garatti Ansini, si è dimostrato all’altezza del suo compito, solo ad un orecchio più attento si sono rivelate le difficoltà, forse legate al distanziamento fisico imposto agli esecutori, forse imputabili a qualche difetto di amplificazione, a farne le spese, purtroppo, quelle dinamiche in pianissimo e crescendo che la prudente direzione richiedeva.
La piacevolissima brezza serale ha reso l’ascolto all’aperto assai gradevole e “Campania Regione Lirica” pare già un appuntamento irrinunciabile per la città e per il pubblico di appassionati e curiosi che facevano capolino tra i varchi per gettare l’occhio e l’orecchio.