L’indifferenza che contamina le vite in ascesa

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L’attenzione per la contaminazione dell’aria, delle acque e dei mari, dei cibi e delle falde è sempre più vigile; il materialismo spinto, tuttavia, distoglie lo sguardo da altri e più subdoli inquinamenti: quelli dell’animo umano.
Non si riferisce perciò al Green New Deal e nemmeno alle ferite della Terra dei Fuochi il film “Vite contaminate” che sabato 22 febbraio alle 10 alla Sala Truffaut della Cittadella del Cinema di Giffoni Valle Piana verrà proiettato in Prima Nazionale.
Due ore per raccontare sette diverse storie che hanno al centro i disagi giovanili, le dipendenze di sette protagonisti che sono soggettisti e sceneggiatori di loro racconti, un setticlavio per la partitura che una giornalista compone conservando le polifonie originali e che illustra al suo direttore, due unici attori professionisti che sono gli adulti simbolo che si pongono in atteggiamento di ascolto.
Il pregevole prodotto filmico, che ha la regia di Giuseppe Pantuliano e Diletta Turco,  è stato realizzato  nell’ambito di un progetto riferito al Bando MIUR-MIBACT “Cinema per la scuola – I progetti delle e per le scuole” – Azione A4 “Visioni fuori luogo” e ha visti impegnati  studenti e i docenti del Liceo Scientifico Statale “Giovanni Da Procida di Salerno, dell’IIS “Marini-Gioia” di Amalfi e del Liceo Artistico Statale “Sabatini Menna” di Salerno,  coordinati, diretti, ma senza interventi “dall’alto” sui contenuti da esperti di didattica cinematografica.
La produzione è di Tele-Diocesi Salerno (TDS Production) ed è il portato finale di un innovativo  percorso che ha coinvolto gli studenti e i docenti del Liceo Scientifico Statale “Giovanni Da Procida di Salerno, dell’IIS “Marini-Gioia” di Amalfi e del Liceo Artistico Statale “Sabatini Menna” di Salerno.
Proiettato in anteprima parziale durante la Rassegna del Cinema per la Scuola di Cremona, il film ha incontrato consensi di pubblico e di addetti ai lavori.
L’intreccio narrativo si dipana lungo trame che raccontano, denunciano, urlano con i silenzi dell’anima, le contaminazioni da bullismo, da disordine alimentare, dalla difficoltà ad esprimere l’identità di genere, dall’alcolismo, dalla violenza psicologica, dalla discriminazione di migranti e, in definitiva, dalle diverse declinazioni dell’esclusione sociale.
Dare voce agli studenti e ai loro vissuti emotivi ha permesso agli stessi di interrogarsi sull’accoglienza sociale riservata agli adolescenti in crescita, alle dinamiche relazionali costellate di frizioni e soprattutto di incomprensioni.
E se è la ricerca di autenticità ad essere il denominatore comune delle sette storie vissute, l’espressione conduce a un valore che esprime l’incapacità di ascolto degli adulti, schiavi dei carrierismi, dei pregiudizi, degli egoismi e delle superficialità di cui il sistema si serve per perpetuare se stesso nel proprio  disegno di profitto e di disumanizzazione che contamina le anime più sensibili e più bisognose di sostegno perché depositarie di valori di fratellanza e di proiezione verso il futuro.

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