Venerdì 6 dicembre a Palazzo Rospigliosi (Roma) è stata presentata la nuova raccolta di poesie “Parole affamate di parole” (Manni Editore) della scrittrice romana Stefania Rabuffetti.
Si tratta di un ampio e coraggioso volume nel quale ha fortemente creduto Massimo Arcangeli, linguista e docente accademico, che ha presentato la serata e che con la Rabuffetti ha pubblicato nel 2014 “Orizzonti InVersi, poesia di tutti, poesia per tutti” (Aracne).
Il libro, che sarebbe riduttivo chiamare semplicemente raccolta di poesie, si presenta come una celebrazione del connubio di arti, al suo interno infatti il lettore può vedere le poesie farsi immagine attraverso le illustrazioni di José Molina, al quale si deve anche la copertina. Il dialogo fra le arti non è certo una novità, e la Rabuffetti o l’Arcangeli non hanno certo tentato di sostenere il contrario, anzi ben consci che le radici di questa relazione traggono vita e nutrimento dal Medioevo prima e ancor più dal Rinascimento, hanno invitato con loro a presentare questo volume l’attore Giorgio Lupano -noto ai più per il suo ruolo nello sceneggiato “Il paradiso delle Signore”, ma con all’attivo anche una brillante carriera teatrale – e la pianista Mariangela Vacatello – docente presso il conservatorio di Parma, artista di fama internazionale ed ospite dei maggiori festival.
Giorgio Lupano ha affiancato l’autrice nella lettura delle poesie dando alle parole quel peso e quel carattere che solo una persona esterna, alla quale le parole parlano, ma non risuonano dentro, può dare. La poesia infatti è un modo per evadere da sé stessi e potersi guardare con occhi diversi “sono il contrario di ciò che ero”, scrive Stefania Ruboffetti, un passaggio attraverso il malessere verso una nuova consapevolezza, la bellezza della poesia come mezzo di guarigione si potrebbe dire, senza voler togliere il gusto di scoprire il senso intrinseco delle parole. “Parola affamate di Parole” è il titolo del libro, “affamate per sentirmi all’altezza, per sentirmi sazia”, e allora spazio alle note per riempire l’animo.
Mariangela Vacatello ha voluto a suo modo interpretare la contrapposizioni su cui si fonda l’opera della Ruboffetti, articolata in 10 sezioni dai temi opposti (voce/silenzio – odio/amore) proponendo “tre brani tutti uguali e tutti diversi” costruiti su binari opposti. Tre brani dell’800 nei quali le parole assumo una valenza anche autonoma a partire dalla Sonata in Do# minore di Beethoven passata alla storia come la Sonata “al chiaro di Luna”, nella quale tra l’Adagio iniziale e il Presto conclusivo trova spazio per le sfumature il Minuetto definito da Listz “un gioiello tra due mondi”. Compositore degli opposti per eccellenza è Robert Schumann, che alle sue anime in dialogo e in disaccordo diede anche un nome, quello di Eusebio e Florestano, il mite e l’impetuoso, riappacificati tra loro da una terza figura chiamata Maestro Raro.
Di Schumann Mariangela Vacatello ha eseguito due dai Phantasiestücke op. 12, “Des Abends” e “In der Nacht”, offrendo una duplice ed opposta visione della notte. A seguito dei calorosi applausi riservati a seguito dell’esecuzione degli studi di Chopin, gli artisti al completo hanno offerto un bis della loro arte, leggendo e recitando nuove poesie e chiedendo la serata con la prima delle Variazioni libere di Ligeti, tratte da “Musica ricercata”, un brano composto da una sola nota, La, che elaborata in tutte le forme ritmiche e nelle altezze possibili fino a concludere lasciando risuonare il pianoforte una quarta sopra con la nota Re.
Emma Amarilli Ascoli