Si alza il sipario dipinto dal grande pittore Giuseppe Sciuti e al grido di “Viva Bellini” il pubblico catanese ribadisce il forte legame col suo concittadino illustre, notevole presenza nonostante il caldo asfissiante e la mancanza di un impianto di climatizzazione che ha reso disagevole l’ ascolto dell’opera mettendo a dura prova anche i cultori siciliani.
Ad accogliere il pubblico “affezionato e paziente”, sempre più desideroso e speranzoso che la situazione del nobile teatro catanese possa ritornare agli albori di un tempo, quando tra i più grandi della scena mondiale, dalla Caballè a Lucia Aliberti ne calcavano il proscenio, la presenza del primo cittadino, Salvo Pogliese, fa ben sperare nell’impegno della nuova classe politica dirigente verso la risoluzione delle problematiche che affliggono il Bellini.
Nello splendido foyer del Teatro si rinnova la collaborazione con il Consorzio del Cioccolato di Modica IGP che offre, durante la serata, la degustazione del cioccolato e delle speciali praline della serie i “Cigni di Bellini” prodotto dedicato all’opera in programmazione, Il Pirata.
Nel giorno dell’anniversario della morte di Vincenzo Bellini il Teatro mette in scena “Il Pirata”, in omaggio al Cigno catanese.
Sfondo della vicenda è l’immaginaria costa siciliana del Ducato di Caldora dove furiose passioni portano i protagonisti a spinte estreme … ma la vera sfida in questo caso non è da ritrovarsi nel libretto, ma ricade ancora una vote nelle spalle del volenteroso direttore artistico del Teatro che si trova a fare “i conti” con la delicata scelta degli interpreti belliniani, impresa non facile specialmente per quanto riguarda il tenore protagonista.
Il giovanissimo Vincenzo Bellini debuttò con successo nel 1827 al Teatro la Scala di Milano con la collaborazione del più famoso e affermato librettista del tempo il poeta Felice Romani, e con il Pirata affermò il prototipo del tenore romantico, eroe passionale e tormentato, a quel tempo il giovane compositore aveva a disposizione il bravissimo tenore Giovanni Battista Rubini che si muoveva con destrezza sulle acute tessiture riscuotendo un successo travolgente.
Lo stesso purtroppo non può dirsi per la prova di Filippo Adami che sentiamo in quest’edizione, del quale riconosciamo il fraseggio incisivo ed una discreta musicalità ma il ruolo forse non è in linea con le sue potenzialità ed una vocalità non propriamente belcantistica.
La tessitura impervia quella affidata dal Bellini a Gualtiero con cui deve fare i conti il nostro interprete, acuta, difficile nei passaggi di coloratura che richiede tecnica e controllo del fiato impeccabile. L’esito purtroppo non è dei migliori, l’impervia cabaletta “Per te di vane lagrime” è testimonianza e culmine di tutte le difficoltà del volenteroso cantante.
Anche per il ruolo di Imogene la complessa scrittura belliniana è affrontata con spavalderia ma senza ragion veduta dal soprano Francesca Tiburzi protagonista femminile destinata all’infelicità per la rinunzia all’amato per sposare il rivale Ernesto.
Il baritono siciliano Francesco Verna, al debutto in un ruolo belliniano, è stato bravo ed apprezzabile è la sua performance nei difficili passaggi di coloratura di Ernesto, completano il cast nei ruoli secondari Itulbo Riccardo Palazzo, Goffredo SinanYan, precisa la prova di Alexandra Oikonomou in Adele.
Emoziona l’Andante della dolcissima cantilena, tipicamente belliniana eseguita con maestria dal flauto con l’accompagnamento in terzina degli archi, una splendida orchestra del Teatro Massimo Bellini seppur con una a tratti discutibile direzione del Maestro Miquel Ortega Pujol.
Eccellente il coro curato dal maestro Luigi Petrozziello.
Infine la regia, statica e di poche pretese, affidata al catanese Giovanni Anfuso, non aiutato dalle cupe scene di Giovanna Giorgianni, ed i costumi di Riccardo Cappello.
Anche questa prima è dunque “andata” e noi, il pubblico catanese, è ancora presente numeroso in Teatro, chissà per quanto tempo ancora, in attesa che il vento cambi…
Gabriella Spagnuolo