Orfeo in Arcadia, Cantata scenica in prima esecuzione moderna

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Felice esordio con “Orfeo in Arcadia” in prima esecuzione moderna mercoledì 18 settembre 2019 della filologica formazione Ensemble Barocco Luigi Vanvitelli del Teatro Verdi di Salerno.
L’evento che si è tenuto al Quadriportico del Duomo salernitano rientra nella prestigiosa rassegna “Un’Estate da Re“, realizzata dalla Regione Campania con il MiBAC e promossa dalla Scabec.
L’idea semi-rappresentativa di riunire tre capolavori di tre massimi compositori quali G. B. Pergolesi, A. Scarlatti e G. F. Händel, imperniati sul mito di Orfeo e Ninfe amoreggianti, realizzati nel periodo di attività dell’Arcadia Sebetia dal 1703 al 1735, che all’interesse per l’esoterico introdotto da esponenti della massoneria viennese, associò quello per la mitologia greca e romana, si sviluppa nell’articolazione di sinfonie, danze, recitativi e arie in un unico percorso, nel quale pagine dei tre musicisti si alternano e intersecano le rispettive narrazioni in una cantata che pur assemblando partiture diverse grazie ad un lavoro accurato e rispettoso delle intenzioni autoriali, appare unitaria.
Vero è che la prevalenza strumentale si ascrive a Scarlatti che adotta stili e temi tipicamente arcadici, mentre Pergolesi e Händel si dividono la narrazione di Orfeo (Euridice e dove sei?) e del Pastore, e la ninfa Clori (scarlattiana) canta del suo ingrato amante Fileno.
Se la revisione delle partiture e drammaturgia a cura di Dario Ascoli, che con classe e precisione ha diretto anche la compagine strumentale e vocale, è volta innanzitutto ad agevolare nelle cadenze conclusive i cantanti, supportati da bicordi e tricordi agli archi, per esaltare i volumi, e al contempo a suggerire con linee indipendenti tra continuo ed archi timbriche espressive, molto suggestiva si è rivelata l’idea di creare per i personaggi Orfeo, Euridice, Fileno e Clori dei “doppi” danzanti che con movimenti scenici, contribuiscono a vivificare le parti cantate, intrecciandosi tra le alternanze testuali tra Io e terza persona narranti. Un discorso a parte è riservato alla “Sinfonia” del palermitano che viene riproposta in due diverse tonalità (fa minore e la minore) con relativo adattamento delle tessiture, per raccordare la trenodia iniziale al recitativo di Orfeo e di tornare alla originale destinazione avanti alla cantata scarlattiana Bella madre de’ fiori. Le diverse  versioni con frammenti manoscritti superstiti per soprano, mezzosoprano e contralto, ha permesso a Dario Ascoli libertà nella scelta delle tonalità. Doveroso un cenno alle altre fonti: per la cantata pergolesiana il Maestro si è avvalso del manoscritto redatto da Giuseppe Sigismondo, custodito nella Biblioteca San Pietro a Majella, mentre per Spande ancor del musicista sassone la partitura di riferimento è quella stampata in Inghilterra e riedita nel secolo diciannovesimo da Chrysander in Germania.
Affiatato l’Ensemble in cui sono riuniti Maestri specialisti del Settecento, che adotta strumenti originali e accordature in relazione al repertorio e al periodo, costituto da Enrico Parizzi, Giuseppe Guida, Lorenzo Marquez (violini); Emma Amarilli Ascoli (viola); Nazarena Ottaiano (violoncello); Maylin Federico (contrabbasso); Angela Picco (clavicembalo).
I solisti impegnati sono stati Rosita Rendina (Orfeo, soprano), Elena Traversi (Clori, contralto)/Raffaella Ambrosino (22.09), Nicola Ciancio (Fileno, basso), tutti all’altezza di questo repertorio che richiede grande padronanza dei fiati e notevole abilità vocale per “filare” i numerosi abbellimenti. Mimmo Russo è la voce recitante e Andrea Ambrosino è Amore e voce bianca il 22.09, già noto al pubblico del Verdi per aver cantato sotto la direzione del maestro Daniel Oren in Tosca.
Le coreografie, che si affidano alle freschezza adolescenziale, sono state realizzate da Massimiliano Scardacchi e Francesca Mottola, per i giovanissimi danzatori del Liceo Alfano I di Salerno, che con grazia hanno disegnato amori e anime affrante, languori e mestizie. Meritatissimo per tutti il  caloroso successo di pubblico, oltre 1.000 le presenze e 6 minuti di applausi.
La replica di
domenica 22 settembre, organizzata grazie all’Associazione Maria Malibran prevista  nell’ Arena di Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano, è stata, causa maltempo, nelle non meno suggestive Fonderie Righetti di Villa Bruno, con efficienza e prontezza messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale della vivace città vesuviana, che ha sostenuto l’iniziativa.
Un’autentica epifania di voci, con l’impeccabile agilità dell’estesa voce di Nicola Ciancio, l’imperioso accento di Rosita Rendina, il brunito colore di Elena Traversi e la cantabilità drammatica di Raffaella Ambrosino.

Una citazione speciale di merito va al piccolo Andrea Ambrosino, il solo interprete al tempo stesso canoro e tersicoreo nel ruolo di Amore, deus ex machina della narrazione e autentica gemma di una raffinatissima produzione, che in due recite, pur con meteo avverso, ha avuto quasi 2.000 spettatori.
La recita di San Giorgio a Cremano è stata preceduta  da una breve ma interessante conferenza che ha visto gli interventi del prof. Lorenzo Fiorito, del dott. Massimiliano Cerrito e del prof. Mimmo Russo, nonché i saluti dell’assessore Pietro de Martino.
Il successo di pubblico riportato  può e deve fare riflettere le istituzioni musicali circa il valore e l’appeal della musica del Settecento.

Dadadago

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