La legge della bacchetta e il canto dell’archetto: Alvise Casellati e Julian Rachlin

0

Alvise Casellati

Alvise Casellati, domenica 8 settembre all’Aperia della Reggia di Caserta, per la rassegna “Un’Estate da Re” dirigerà alle 19,30, l’Orchestra del Teatro San Carlo e il violinista Julian Rachlin.
Il programma si estende dal brillante Rossini della Sinfonia di “L’Italiana in Algeri” al vivido e sognante  “Concerto per violino e orchestra in mi minore op.64” di Mendelssohn fini alla riflessiva  “Sinfonia n.5 in si bemolle maggiore” di Schubert.
Il maestro Alvise Casellati è nato in una famiglia che da almeno 4 generazioni annovera musicisti che parallelamente hanno intrapreso professioni liberali, dal “rossiniano” trisavolo, al bisnonno compositore e presidente del Conservatorio di Venezia, alla coppia di nonni direttore d’orchestra e pianista, fino alla madre, nota come giurista e presidente del Senato della Repubblica, ma con una solida formazione musicale.
In una recentissima intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, il Maestro ha voluto precisare:
«Leggendo la mia genealogia e ancor più le mie biografie in rete, si viene portati a pensare che nelle rispettive vite e formazioni nella mia famiglia ci siano dei prima e dei dopo: prima giurista e avvocato, poi musicista, prima ingegnere poi compositore e così via. Non è così, tutti, me ultimo, abbiamo ricevuto solide formazioni parallele nel campo delle scienze e della giurisprudenza insieme con gli studi musicali»
Alcune notizie sui brani in programma, possano essere gradite.
“L’Italiana in Algeri” di Rossini è una turcheria in salsa italiana che solo vagamente rimanda a Il ratto dal serraglio mozartiano, amato dal nostro pesarese.
Non vi sono clemenze di sultani né atmosfere minacciose; tutta la trama si regge su scherzi, equivoci e burle nel più politicamente scorretto, visto con occhi moderni, ma con funzione liberatoria per quel tempo. In scena a Venezia nel 1813 e, modificata dall’autore, al San Carlo nel 1815.
La Sinfonia vive da sempre di vita propria ed è apprezzata in ogni programma da concerto.
Concerto per violino e orchestra in mi minore op. 64  di F.Mendelssohn Bartholdy fu dedicato al virtuoso, ebreo massone della Loggia di Lipsia, Ferdinand David, che non solo nella stesura delle cadenze, collaborò con il giovane Mendelssohn perché il violino traducesse al meglio le idee musicali dell’autore.
«Vorrei proprio scrivervi un Concerto per violino per il prossimo inverno, ne ho in testa uno in mi bemolle, il cui inizio non mi lascia un minuto di pace», scriveva Mendelssohn a David, rimarcando la scelta, presto abbandonata per ragioni tecniche, della tonalità “massonica” per eccellenza, come ampiamente dimostrato da Mozart, da Haydn e dal “nostro” Piccinni, non meno che da Beethoven.
L’esordio anapestico del violino solista è piuttosto innovativo e l’evoluzione armonica è sempre asservita ad esaltare la cantabilità del violino.
L’Andante è un vero e proprio lied tripartito di intima bellezza e il movimento conclusivo è preceduto da una sorta di recitativo, metafora, forse, di un rituale che sviluppa nell’allegro finale.
La Sinfonia n.5 in sib maggiore D485 di Schubert è centrale nella produzione del maestro austriaco, datata 1816, ma eseguita solo postuma nel 1841 grazie al ritrovamento di Schumann e alla direzione di Mendelssohn.
Si tratta di una pagina che riunisce in sé le cifre stilistiche e strutturali proprie di Schubert, quelle che lo fanno amare o giudicare noioso.
La necessità di riproporre e ripetere i temi, sempre molto ispirati va detto, non scaturisce da una carenza di mezzi elaborativi, come è portato a ritenere Nietzsche, quanto all’insopprimibile esigenza di rivivere l’emozione, permettere una riproposizione che nella musica, persino quanto limitata da un segno di ritornello, è sempre nuovo godimento dell’anima.
Riconoscere il materiale tematico e affermarlo, porgerlo, donarlo è il proposito di Schubert che si esprime in particolare nella Sinfonia n.5, dal carattere imtimistico, senza trombe e percussioni dal colore militare, piuttosto con un omaggio al Mozart dei ländler.

Raffaella Ambrosino

Stampa
Share.

About Author

Comments are closed.