Ammirato e amorevolmente accolto dal pubblico catanese, a distanza di quasi un anno, ritroviamo il violinista Uto Ughi all’interno del cartellone sinfonico del Teatro Massimo Bellini di Catania.
Un doppio recital interamente dedicato a Beethoven che nella serata di ieri 12 aprile 2019 ha rappresentato più un “evento” vero e proprio che un concerto-omaggio al grande compositore.
Il pubblico che gremiva in ogni ordine il teatro, in verità più mondano che musicofilo non ha tardato a manifestare sin da subito il suo affetto al solista, anche con intempestivi applausi anche nel bel mezzo del concerto, invece che a conclusione dei brani.
Uto Ughi, conosciuto da tutti come massimo esponente ed erede della grande scuola violinista italiana, sin dalla più tenera età si è esibito in migliaia di sale da concerto, suonando con le più rinomate orchestre sinfoniche al mondo, oggi si fa apprezzare anche per il suo impegno per il sociale e per la salvaguardia del patrimonio artistico nazionale.
Egli stesso esprimendo la grande gioia e soddisfazione nel suonare nuovamente in questo teatro, che ritiene acusticamente il migliore in Italia, in una breve chiacchierata sulla grandezza dell’arte musicale, ci ha incoraggiato a rimboccarci le maniche, in quanto solo lavorando con coscienza e con passione si possono superare i momenti di crisi.
La grandezza dell’arte musicale dice il Maestro, non morirà mai, noi che siamo il paese che ha dato al mondo i più grandi musicisti di tutti i tempi, abbiamo il dovere di spingere i nostri governanti ad aumentare non solo le risorse per gli enti lirici, ma anche a sostenere le discipline musicali nelle scuole, per formare le nuove generazioni, ed alimentare la cultura attraverso la bellezza musicale.
Il concerto beethoveniano si è aperto con l’Adagio cantabile de la Romanza n.2 per violino e orchestra in fa maggiore op.50 pagina già intimamente romantica, con una melodia spesso dolorosa, piena di passaggi ora frenetici ora straordinariamente cantabili, resi dal violinista con un suono ricco di sfumature.
È seguito il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op.61 dove nella cadenza il solista ha affrontato i virtuosismi con qualità e voce sublime del suo strumento, accompagnando il pubblico al rondò finale, la pagina più brillante e vitale della composizione, eseguita con grande pathos dall’orchestra, diretta dal maestro Stefanos Tsialis, direttore principale e artistico dell’Orchestra di Stato di Atene.
La Sinfonia nr. 4 in Si bemolle maggiore op.60 ha chiuso il concerto con grande intensità di emozione sin dall’inizio, divenuta brillante ritmicamente e giocosa nel finale, in un turbinio a tratti virtuosistico.
Un solo, delizioso bis è stato regalato dal Maestro al suo pubblico: la Gavotta e rondò della terza partita di J.S.Bach.
Grandissimo rispetto è dovuto a tutto ciò che Uto Ughi ha rappresentato e che rappresenta, con la sua vita, il suo impegno e la sua professionalità.
Anche durante le prove, il solista ha dimostrato cordialità e affabilità con gli orchestrali, mostrando loro il suo “arsenale” di meravigliosi archetti.
Sul palco in taluni momenti il genio sembra estraniarsi, e pur con l’intonazione a tratti imprecisa, si eleva creando estasi e magia, estraendo dalla propria memoria la tecnica degli anni migliori che si pone al servizio di una grandissima personalità musicale.
Gabriella Spagnuolo