Saper raccontare storie non è da tutti, ma c’è una donna di grande sensibilità, un’attrice che non conosce rivali nella narrazione, che nella sua interpretazione di Scufute Rosse vi scaglierà una freccia nel cuore ed assieme a lei vedrete con gli occhi di una ragazzina un mondo che noi, fortunati, non abbiamo conosciuto. Sì, abbiamo letto della Grande Guerra, sì, abbiamo visto film e documentari, ma non è la stessa cosa quando un particolar episodio ti viene restituito in maniera così toccante, senza filtri storici o revisionisti o militaristici o politici, dallo sguardo terso e veritiero di una giovanissima testimone che ha l’immaginazione come unica arma difensiva. Virginia va alla guerra di cui Norina Benedetti è autrice ed interprete, non a caso è uno spettacolo molto premiato negli ambiti teatrali. Concordiamo pienamente con chi lo ha definito “un piccolo capolavoro di bravura interpretativa e di originalità drammaturgica”.
La trama si sviluppa seguendo le peripezie di una adolescente attraverso il territorio friulano dilaniato dalle vicende successive alla disfatta di Caporetto dell’Ottobre-Novembre del 1917 a cui seguirà lo sfollamento della popolazione, fino alla conclusione armistiziale della guerra quando tornarono i reduci per ricongiungersi con le famiglie, ma a fare la differenza è la scrittura scorrevole e appassionante che ricalca una storia vera tratta dalla memoria della nonna di Norina, integrata da aneddoti e testi friulani, comprese anche le verità più scabrose trovate nei memoriali militari; è la regia essenziale di Carolina De La Calle Casanova che con diversi linguaggi che attingono alla favola, alla tradizione orale, alle canzoni popolari e pochi oggetti di scena ha saputo sottolineare magnificamente il viaggio emotivo della protagonista, profuga attraverso gli orrori indimenticabili del tremendo conflitto. Straordinaria la performance di Norina Benedetti, sola in scena, che frugando nel solaio di casa, ricorda e rivive sua nonna Virginia, soprannominata in dialetto “Scufute Rosse”, Cappuccetto Rosso, per via del fazzoletto rosso che portava da ragazza. Ed è lei, con una gallina nel paniere, costretta a lasciare casa e terra, come gli altri abitanti, insieme ai genitori ed al fratellino, gli altri tre fratelli chiamati al fronte, che tra pioggia incessante, fango, freddo, paura, ci trasporta nel “pandemonio”. Un incubo fatto di miseria, pianti, sangue, dolore, escrementi, borsa nera ed avvoltoi, soldati allo sbando, fame atavica, brandelli di carne sparsa sui cigli delle strade e sui sentieri, disertori, file interminabili, desolazione, putrefazione, fucilazioni, cadaveri, baionette e trincee, ingiustizia e disperazione. Con toni garbati, arguti, con momenti di grottesca comicità e struggente semplicità, con un pathos contagioso, il vissuto personale di Virginia/Norina si intreccia con la cronaca civile, con il punto di vista della gente terrorizzata e indotta all’esodo, con gli aspetti militari e storici, con gli errori di strategia e tattica dei generali che hanno portato alla più grande disfatta dell’esercito italiano. Completamente identificatasi con il suo personaggio l’attrice nel monologo ha saputo alternare registri drammatici a quelli più colloquiali, sino al significativo finale, in cui la protagonista ricompone la nostra bandiera, pezzo dopo pezzo, colore su colore, che a sua volta diviene un Monumento dei caduti, omaggio a tutti coloro che, lì in quella terra sconosciuta, hanno dato la vita per la Patria. Portato in scena al teatro Genovesi di Salerno domenica 7 aprile 2019 dalla Compagnia Teatro Estragone di S. Vito al Tagliamento, Virginia va alla guerra è un testo dal piglio immediato che in poco più di un’ora condanna l’idiozia della guerra, le sue atrocità, che vuole ricordare alle nuove generazioni un periodo di cui non bisogna perdere la memoria, che vuole celebrare, senza alcuna retorica, chi ha vissuto quel periodo di buio della ragione e tutti coloro (e non solo) che in quella cruenta ed insensata dodicesima battaglia sull’Isonzo “si batterono meglio che poterono, inchiodati all’insuccesso da una situazione tattica e strategica che non erano essi ad aver voluto: si consumarono come cera al fuoco tentando l’impossibile, compagnia per compagnia, battaglione per battaglione, batteria per batteria” (Franco Bandini, Il Piave mormorava). Penultimo spettacolo per il Festival di Teatro XS, a noi è piaciuto tantissimo e il pubblico ha accolto con enorme calore la bravissima Norina Benedetti, commovente e commossa.
Da vedere assolutamente.
Dadadago