«La mia esperienza artistica non nasce come cantante, il mio percorso di studi è stato da pianista, mentre cullavo il sogno di diventare ballerina classica. Le mie qualità canore si sono rivelate casualmente durante i corsi complementari all’istituto Vincenzo Bellini di Catania e poi l’incontro con il maestro Bianca Maria Casoni ha segnato il mio destino professionale, e forse anche umano»
È il mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco a raccontarsi, pochi minuti prima di affidarsi alle truccatrici del Teatro di San Carlo, dove dal 17 marzo è impegnata nel ruolo di Giulietta in Les contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach, con la direzione di Pinchas Steinberg.
«Felicità è il sentimento che accompagna il mio debutto al Teatro San Carlo, un teatro in cui da sempre desideravo di cantare e questa occasione è ancora più esaltante per la presenza di colleghi fantastici, tra cui Maria Grazia Schiavo, napoletana e di casa qui.
Les contes d’Hoffmann è un’opera che mi affascinava da tempo ed è stata tra le prime cui ho assistito nel teatro della mia città, il Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, spesso coraggioso nel proporre titoli di pregio, ma non di frequente ascolto»
Con entusiasmo la cantante racconta della sua esperienza, già nutrita nonostante l’ancora giovane età:
«La musica antica mi ha sempre affascinato, insieme naturalmente a quella del mio idolo Bellini, che per i catanesi, ma credo per tutti gli amanti del belcanto, rappresenta un’ambizione e una sfida»
Il dilemma di arte per la vita, ovvero di vita per l’arte, che domina la trama dei Racconti di Hoffmann, viene risolto di getto da Josè Maria Lo Monaco: «Io credo che chi abbia la fortuna di svolgere una meravigliosa professione come quella del cantante d’opera, non possa, né voglia, separare vita da arte. È un po’ la domanda senza risposta che rivolge a sé stessa Antonia, nei Racconti: “non so se amo la tua musica per te o te per la tua musica”. Perché scegliere se gli amori possano alimentarsi vicendevolmente?»
Il sentimento di più lunga durata, a parte quelli familiari, il mezzosoprano lo nutre per la sua insegnante Casoni: «È stata ed è la mia unica insegnante, una mia seconda mamma, la persona che più mi conosce, dopo i miei genitori. Sono stata fortunata a potere avere un’unica guida nella mia formazione di cantante, dagli inizi, quando cantavo in modo naturale, basandomi sulla mia cultura musicale, ma senza coscienza tecnica, e poi in seguito, preparandomi ai concorsi che ho vinto e che mi hanno aperto le strade della carriera»
Tanto barocco, poi Mozart, Bellini e ora Offenbach: «La formazione belcantistica aiuta in tutti i ruoli, ma non trascuro mai il ‘700, soprattutto Alessandro Scarlatti, Vivaldi e tanto Händel di cui adoro i ruoli di Serse e di Ariodante. Ci sarà tanto Settecento nel mio futuro, soprattutto in giro per l’Europa, senza trascurare il mio Bellini, con un pensiero rivolto a La clemenza di Tito di Mozart. Oggi i mezzosoprani possono affrontare i ruoli a loro tempo composti per i castrati: è quanto va correttamente sostenendo la grande Cecilia Bartoli che è venuta nei camerini del San Carlo al termine della prima, inondando di emozione noi tutti»
Giulietta è un ruolo complesso in Hoffmann, esordisce con una cullante barcarola, ma poi diviene arma di seduzione al servizio del mefistofelico Dapertutto per rubare l’identità, il riflesso di Hoffmann: «Certo è un personaggio che agisce per il male, però mi stimola molto. È liberatorio e appagante dare sfogo sulla scena a quei sentimenti che nella realtà le convenzioni, la fede religiosa, le leggi vietano di esprimere. In fondo si è buoni quando si può fingere di essere cattivi: è una catarsi, si tratta di un altro privilegio degli artisti: liberarsi degli impulsi malvagi recitando. La gran parte del genere umano scaccia le pulsioni negative solo attraverso i sogni».
Musica, canto, opera settecentesca, miti di castrati che dominarono il mondo… però Josè Maria è una giovane donna del Sud e mentre ci regala la narrazione delle sue esperienze, la soddisfazione di calcare le scene del più grande teatro del mondo, con un occhio guarda verso l’ingresso dei camerini e con l’altro scruta l’atrio antistante il foyer nel quale la cantante attende il sopraggiungere del papà, nel giorno della sua festa, oggi sicuramente con una felicità in più per i traguardi raggiunti da una figlia amata e seguita lungo il faticoso percorso verso il successo.
Mariapaola Meo