Erano giovani, erano idealisti, utopici, colti, erano antifascisti e dunque confinati. Mentre la terra d’Europa era resa fertile da milioni di cadaveri e i suoi cieli erano solcati da aerei mortiferi, mentre i sui mari spedivano sulle spiagge “cartoline” dai vari fronti, per lo più corpi mutili e le sue città (assieme ai villaggi) erano occupate, o smembrate in macerie e dolore senza fine, mentre si tramava, si tradiva, si disertava, si stuprava, si fuggiva, si bestemmiava, si sopravviveva, si saccheggiava, si lottava, si aiutava, si sperava, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, nel 1941 danno alla luce un documento per la promozione dell’unità europea che sarà poi pubblicato in clandestinità da Eugenio Colorni, che ne scrisse personalmente la prefazione.
Testo fondante, il Manifesto di Ventotène, il cui titolo originale è “Per un’Europa libera e unita”. Progetto d’un manifesto, auspicava un’unione europea, prefigurando la necessità di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico.
Lo spettacolo ventOtene allestito dalla compagnia teatrale pugliese Alibi e portato in scena alla sala Genovesi di Salerno domenica 17 febbraio 2019 per il Festival Nazionale Teatro XS, è un racconto in cui la Storia si intreccia con le vicende personali, ideologiche, di amicizia e d’amore di Altiero, Ursula Hirschmann (moglie prima di Eugenio e alla sua morte poi di Altiero), Ernesto, Eugenio, relegati sull’isola di Ventotene e di Tina Pizzardo che ha lasciato Altiero al suo esilio. Nella pièce Tina appare oniricamente, un ricordo amoroso che man mano si affievolisce, lasciando spazio alla passione per Ursula e per questo in scena nessuno degli altri personaggi sembra udirla. A Ventotene il tempo scorre lento, uguale, e Altiero fa l’orologiaio, ripara ingranaggi precisi e delicati che lo induco alla profonda riflessione che nel momento in cui un meccanismo salta bisogna puntare al progetto complessivo. E qui, nella distanza dalla terraferma e dagli eventi disastrosi, nella detenzione imposta dal regime opprimente, scandita dai ticchettii, dal suono del mare, dal vento che infuria, l’Europa libera e unita, progetto visionario e lungimirante, diventa il sogno da realizzare riassemblando gli ingranaggi distrutti dalla brutalità della guerra. Sul palcoscenico vele issate restituiscono un luogo dell’anima dove il pensiero svetta, ricorda, tesse fili etici e politici e si sostanzia in libertà senza confini, un grande orologio segna il flusso storico, cronologico ed emotivo e forse prelude ad un futuro in cui il tempo sarà diverso, dinamico, foriero di pace tra i popoli. I cinque personaggi vengono tratteggiati da Walter Prete, autore dello spettacolo e buon protagonista nelle vesti di Ernesto Rossi, con una scrittura teatrale immediata, in flash back rapidi che tracciano lo scorrere delle vite, le riflessioni intime, politiche, filosofiche, sentimentali di questo microcosmo di fervide menti, di giovani uomini e donne tenaci e indomiti che nelle avversità danno vita ad un immenso ideale. L’allestimento ha la regia di Gustavo D’Aversa che si è calato con molta bravura anche nel ruolo di Altiero Spinelli, il personaggio più importante nel testo. Il filosofo socialista ebreo partigiano, Eugenio Colorni che morirà poco prima della liberazione è Riccardo Buffelli, comprimario vagamente dimesso, Ursula è Simona Agrosì, che pur non brillando richiama la pronuncia tedesca, ma non lo spessore del suo personaggio; infine, Tina Pizzardo è Patrizia Miggiano che ci è sembrata poco incisiva nella sua interpretazione. Lo spettacolo sulle note della famosissima Vivere si conclude nel momento in cui caduto “sua eccellenza” Benito Mussolini, Spinelli lascia Ventotene nei primi giorni di agosto del 1943 e torna a Roma dopo 16 anni tra prigione e confino. Il resto è storia…
Luci e video di Elisa Nocera, costumi di Dora Paulì, scenografia Simona Agrosì, la locandina dello spettacolo è di Lorenzo Sparascio.
Forte l’impatto sul pubblico che ha lungamente applaudito la compagnia tutta e lodevole il suo impegno divulgativo, civile e appassionato.
Dadadago