Opera di rara esecuzione per la ripresa della Stagione 2018 del Teatro Bellini di Catania ; opportuna la scelta da parte della direzione artistica della data, nella giornata del 183°anniversario della morte del Cigno catanese, che accomuna il debutto dell’opera al Convegno Internazionale “Il teatro di Bellini- spettacolo, prassi esecutiva, multimedialità” organizzato dall’Università di Catania- Dipartimento Scienze Umanistiche in collaborazione col Teatro Bellini ed altri enti e sostenuto dal lavoro mirabile e appassionato del Comitato scientifico per gli Studi Belliniani composto da Fabrizio Della Seta, Maria Rosa De Luca e Graziella Seminara.
Adelson e Salvini è la prima delle opere di Vincenzo Bellini, dramma per musica in tre atti, su libretto di Andrea Leone Tottola ; l’opera nasce come saggio di compimento degli studi del giovane Bellini presso il Conservatorio di Napoli ed è dedicata, così come egli stesso scrive nel suo epistolario, a … gli stessi collegiali pel canto e per l’orchestra…e al teatrino del nostro collegio… (il Conservatorio S. Sebastiano). Fonte della prima versione è il manoscritto autografo di Bellini che è conservato al Museo Civico Belliniano di Catania, manoscritto che rivela che le parti vocali erano pensate per ottimi studenti: la linea del tenore fin dalla prima versione era molto impegnativa, le voci femminili erano interpretate da ragazzi (allievi del conservatorio) con registri vocali contraltili. Notiamo che nella prima versione dell’Adelson e Salvini manca la Sinfonia iniziale, ma i ritrovamenti del Fondo Mascarello e la nuova scoperta di un altro autografo a San Pietroburgo contengono aggiustamenti, tagli, cambi di tonalità dettati dall’adattamento dell’opera per un teatro più grande e/o per cantanti professionisti.
Ascoltiamo la Romanza di Nelly “Dopo l’oscuro nembo” che il compositore aveva dapprima composto in Mi minore, successivamente trasportata in Re minore – evidentemente adattandola a seconda dell’estensione e della bravura del solista che aveva a disposizione – ed infine nella ultima versione in Fa minore che Bellini scrisse aggiungendo un finale arricchito da una difficile ed espressiva cadenza vocale.
In questa prima moderna catanese Nelly è il mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco che esordisce in palcoscenico proprio con quest’ultima versione in Fa minore della famosa romanza.
La Lo Monaco canta con la musicalità e l’espressività che la contraddistingue e l’eleva senza alcun dubbio tra le più sensibili interpreti del belcanto di oggi. Dotata del timbro ambrato e corposo, vocalità omogenea, acuti luminosi e fiati lunghissimi, la cantante, in tutt’uno con l’ottima orchestra del Bellini guidata dall’esperta bacchetta del Maestro Fabrizio Maria Carminati, traghetta il pubblico presente in sala sulle onde del belcanto belliniano, regalando nella romanza uno dei momenti più suggestivi e belli della serata.
Salvini è il tenore Francesco Castoro, che canta con gusto e musicalità encomiabile. Con voce bella e luminosa il giovane tenore affronta il più difficile tra i ruoli belliniani con giusta misura, giustamente risparmiandosi nelle pagine di insieme ed affrontando le proprie pagine virtuosistiche con piglio interpretativo ed una solida vocalità tenorile. L’aria del finale cantata egregiamente, è un’altra perla della serata.
Il difficile ruolo di Lord Adelson vede nel baritono Carmelo Corrado Caruso interprete incisivo per presenza scenica e autorevolezza. La vocalità dell’artista siciliano è ricca e corposa, in giusta contrapposizione al suo amico-rivale, Salvini.
Un elogio anche alle interpreti di Fanny (Lorena Scarlata)e di Madama Rivers (Kamelia Kader) che ben affrontano l’impervia tessitura dei difficili ruoli contraltili, e rendono giustizia ai rispettivi personaggi con ottima presenza scenica ed impegno interpretativo.
Nel personaggio di Bonifacio, servitore napoletano di Salvini che canta e recita in napoletano, è facile ravvisare il basso buffo tipico dell’epoca e degli autori contemporanei a Bellini, da cui chiaramente ha preso spunto. Reso simpaticamente scaltro, così come deve essere, e ben cantato da Clemente Antonio Daliotti, un Bonifacio dispensatore egregio di saggi consigli che rievoca ai più il Pulcinella napoletano.
Bene anche il resto della compagnia, il Geronio elegante di Oliver Purckhauer e lo Struley del giovanissimo Giuseppe de Luca che fa sentire un ricca vocalità baritonale, elemento molto interessante e promettente.
Grande plauso al direttore d’orchestra Fabrizio Maria Carminati che ha diretto con spessore l’ Orchestra del Teatro Vincenzo Bellini, alla regia di Roberto Recchia semplice ma efficace, belle e funzionali le scene, le stesse utilizzate a Jesi, di Benito Leonori, le luci di Alessandro Carletti; firma i costumi Catherine Buyse Dian.
Bene anche il Coro del quale abbiamo notato ed apprezzato dei chiaroscuri molto curati, segno del nuovo operato del M° del Coro Luigi Petrozziello.
Bella ripresa per il Teatro catanese; la presenza in sala del neo sindaco Salvo Pogliese, che al termine della rappresentazione incontra gli artisti per complimentarsi personalmente nei camerini per le emozioni che hanno trasmesso, vuole rappresentare un messaggio di grande attenzione da parte delle istituzioni.
Foto Giacomo Orlando